Faccio parte di quelli che erano contro la scelta di Linus di togliere la parte competitiva della Deejay Ten. Per come aveva gestito il podio l’anno scorso(premiati tre che non avevano diritto di essere sul podio), trovavo la scelta di quest’anno un ripiego all’errore commesso. Invece no, trovo la scelta giusta vedendo sopratutto le ultime novità introdotte dalla FIDAL per poter partecipare a gare competitive. Io questa’anno la DeejayTen l’ho corsa il lunedi sera da solo tra le strade della mia campagna(ovviamente con la maglietta ufficiale) perchè domenica per motivi vari non sono potuto andare alla partenza.
Però hoi visto foto, letto commenti, sentito opinioni e tutti sono stati entusiasti per questa “festa” del running, perchè tale alla fine era: 25.000 corridori più o meno seri che si sono sparati 10km in compagnia per le vie del centro di Milano. Poi bravi quelli del Nike Running Club che hanno organizzato un bellissimo sistema di pacer(leggete qua oppure guardate qua l’esperienza del Cek),
Tutto alla faccia della FIDAL che invece di avvicinarsi al runner “amatoriale” sta facendo di tutto per dar vita sempre di più a queste forme di gare. Per chi non lo sapesse ancora dal 1° giugno 2016 per partecipare ad una gara FIDAL bisognerà obbligatoriamente essere tesserati con la Federazione (ad una società o tramite Runcard). Leggendo vari articoli sul web quasi tutti sono concordi che a rimetterci sarà appunto il runner “amatoriale” che dovra per forza iscriversi ad una società per partecipare anche solo ad una gara all’anno(ora si pagava il famoso “tesserino giornaliero”) e quindi spendere molto di più. Sotto la nota informativa rilasciata dalla FIDAL che va a cambiare anche la gestione dell’organizzazione di 1/2 Maratone e Maratone che non potranno essere più a livello regionale e provinciale(non ne capisco il perchè)
Vedremo se alla fine avrà ragione la FIDAL o quelli come Linus, ad oggi vince facile il secondo, 25.000 partecipanti ad una 10km FIDAL non si sono mai visti!!!
Se avete letto Open, l’autobiografia di Andre Agassi, forse ricorderete che si diceva, in uno dei primi capitoli, di come il tennis fosse lo sport più solitario, forse più autistico che ci fosse. Si gioca da soli, contro un avversario con cui non ci può essere uno scambio diretto senza racchetta, un contatto fisico e manchi del tutto la vicinanza con qualcuno che possa alleggerire i momenti più duri, le tensioni. E’ pure vietato il coaching nel tennis nei tornei del Grande Slam, dal tuo angolo non possono giungere suggerimenti su come variare strategia e quindi il tennista professionista si trova solo, contro un avversario, sotto gli occhi di un arbitro e di molti giudici di linea, oltre che degli spettatori.
Qualcuno potrebbe obiettare che anche la corsa sia uno sport solitario, e diciamo che lo è in buona parte. Ci si può allenare da soli, e a volte quasi conviene pure farlo, in gara ognuno ha i suoi obiettivi, che spesso non riguardano la classifica finale, ma il tempo segnato sul proprio orologio o su quello presente in alcune gare nei pressi dell’arrivo. Però il contatto fisico c’è, corri spalla a spalla con altri come te, condividi con loro lo stesso spazio fisico anche se della maggior parte di loro non saprai nulla dopo, e non sapevi nulla prima.
Oppure, puoi decidere dopo qualche anno di gara (o anche meno eh, sia chiaro…) di provare ad essere colui che spinge qualcuno verso un proprio limite. Qualcuno di cui prima non sapevi nemmeno l’esistenza, e dopo probabilmente non vedrai mai più.
Black Pacer
Oggi, su suggerimento di Stefano (ultimogenito del Sarzanas Running Team), ho avuto l’onore e un poco di onere di fare il pacer alla DeejayTen, con la perfetta organizzazione del Nike Run Club Milano. Certo, ci hanno stuzzicato ben bene loro, offrendoci già il sabato una maglietta ben griffata, un paio di shorts da 2″, merce spesso rara e da me molto apprezzata. Con la ciliegina sulla torta, la domenica di un paio di scarpe tutte nostre… non credevo, o forse non volevo credere che ce le lasciassero, ma per il disturbo inesistente di dover incitare e portare verso il limite tutti i partecipanti della corsa organizzata da Linus, questo “pacco gara” può dirsi uno dei più ricchi che io abbia mai avuto modo di ricevere. Per una volta sembra che la corsa economicamente mi abbia dato più di quello che io ho dato a lei.
Uno strappo alla regola #nolegsie solo per mostrare le mie scarpe nuove. E gratis!
E non bastasse questo, nel mio ruolo di pacer dei 50′ della seconda ondata di partecipanti, ho avuto modo di portare con me qualche corridore per buona parte del percorso, un percorso e una gara comunque difficile per chi puntasse a migliorarsi. Strade strette a volte, moltissima gente da superare, un primo km corso più vicino ai 6’/km che ai 5′ previsti. Mi sono autoconferito il ruolo di scopa del mio gruppo di pacer, sono stato più indietro rispetto agli altri bravi corridori in maglia nera come me, e negli ultimi 3 km ho incontrato nuovamente un corridore con cui avevo scambiato qualche parola sulla linea di partenza. Il pettorale personalizzato diceva “Ing Maverick”, e con lui e un altro siamo stati assieme, cercando di recuperare il più possibile sul piccolo ritardo che avevamo. Sono stati 3 km lunghi per lui, lo immagino, ho mentito un po’ con lui, gli dicevo che andavamo un po’ più lenti del passo a cui in realtà stavamo andando, qualche piccola bugia sulle distanze mancanti, ma erano a fin di bene. L’ho lasciato a 10m dal traguardo quando il mio gps segnava 49’57”, un ottimo risultato in generale e ancora migliore per come eravamo partiti.
Non sapevo nulla di lui prima, però internet ti permette di recuperare informazioni da qualche piccolo indizio, e posso dire con sicurezza che la soddisfazione che ho avuto quando ho letto il suo risultato nella classifica finale è stata grande quanto la sua. All’inizio mi aveva detto che aveva corso altri 10km in 52’… oggi ha chiuso la DeejayTen in 49’59”!!!!
Cosa può esserci di più bello di portare qualcun altro a ottenere il suo risultato? In fondo il suo risultato è anche il mio, prima volta da pacer e me la sono cavata bene.
E poi ci sono tutti i Runlovers di Facebook, qualcuno l’ho incontrato, qualcuno purtroppo no e ci avrei tenuto a lasciar loro la spilla che gli avevo promesso, anche come regalo di compleanno. Ma qualcun altro di loro mi ha riconosciuto e mi ha chiamato, non sono abituato a tutta questa celebrità!
E poi finalmente, ho visto Valeria con la sua bellissima pacer degli ultimi metri di gara, scambiato due parole con Dario e Chiara, su Berlino, Valencia e Milano 2016 e ho condiviso con i colleghi pacer un pranzo, la soddisfazione della giornata, anche se ho scoperto pure poi che qualcuno lo seguo pure su Instagram e qualcun altro invece non sono riuscito a riconoscerlo.
Ecco, nonostante le polemiche dell’anno scorso, e qualcuna di quest’anno, credo che questo sia lo spirito da Deejay Ten, non la ricerca di una competizione, non una gara, ma un modo per vivere una giornata di corsa, una comunione di persone che condividono qualcosa. Se anche è durato solo oggi, per molti il ricordo rimarrà a lungo.
ho avuto qualche problema di “voglia di correre” un mesetto fa, dove appunto non mi ero presentato alla partenza della Romeo&Giulietta Half Marathon di Verona.
Forse era solo stanchezza, un po’ di stress, sta di fatto che le mie pulsazioni cardiache a riposo erano un po’ variabili…
Ok…adesso molti mi daranno per matto, un po’ anche il mio medico, perché mi sono presentato dal dottore lamentandomi di avere 55/60 bpm durante la notte.
Per uno che normalmente a riposo ha una frequenza di 34 bpm quelle 60 mi distruggevano…
Quindi si è deciso di fare una serie di esami, in previsione anche dell’impegno fisico a cui sarò sottoposto fino a metà giugno per preparare il 70.3 di Pescara.
Primo passo un bel cardiogramma dinamico
Cavi e adesivi ovunque
24h con attaccato una macchinetta che monitorava il cuore in qualsiasi momento.
Il problema principale però è che la voglia di correre nel frattempo mi è tornata e, nonostante non avessi ancora una risposta medica, mi son fatto due belle mezze maratone, tutto sommato andando anche forte…
La prima alla Brescia Art Marathon
Bella gara e maglia
e questa domenica insieme a Michele(leggi qui) alla StraMilano Half Marathon
Trova gli Spilli Metal
Direi che anche senza la conferma medica (tranquilli ieri il dottore mi ha visitato) posso dire di essere tornato a posto e la voglia di correre aumenta di giorno in giorno…
Di altro genere invece è il test a cui sono stato sottoposto nel dopo gara…
Provare per la prima volta la cucina giapponese
Temaki
Che dire, sopravvisuto son sopravvissuto, il sapore pure gradevole, ma un bel piatto di carbonara non lo batte nessuno…
Il Monday Night comincia ad essere un appuntamento necessario nella vita di ogni Spillo che si rispetti e, modestamente, fino ad ora posso affermare di essere “lo Spillo più titolato al Mondo” (insieme al Biscio).
Il ritrovo è sempre lo stesso: 21:30 via Lodivecchio. Ovviamente al lunedì.
La formazione composta da me, Zaffo, Joe, Biscio, Lello e Michi, supportata dall’icosatleta Mattia ed il nostro direttore della fotografia Gigi -in bicicletta- è radunata. Assenti giustificati: Tommi (lavoro), Alan (concerto) e Bako (in vacanza con la famigghia).
Non ci resta che correre.
A differenza del lunedì precedente, tutti (tranne me, Zaffo e Joe) hanno indossato la gloriosa canotta verde degli Spilli.
Scelta non casuale, viste le recenti polemiche sullo sponsor tecnico Mizuno: le canotte si impregnano di sudore e si appiccicano sulla pancia, rischiando un effetto “Milano Fit Marathon”…
Il Presidente del Modena (e mancato Presidente della Repubblica con ben 2 voti) Antonio Caliendo e la sua camicia. Evidentemente era della Mizuno.
Via san Bassiano ed il centro vengono percorse senza particolari problemi. I bambini -“spillini”- e le bambine -“puntine” (cit. Guzzy)- si divertono ad inseguirci per brevi tratti.
Superiamo il ponte e, come al solito, allarghiamo il giro per via Piave, via Carloni e Via del Contarico.
In via del Contarico incontriamo uno scorpione. Non sto scherzando! Che diavolo ci faceva lì? La fauna lodigiana è impazzita? Una trovata pubblicitaria della Nike? Una goliardata degli Scorpions, di passaggio dopo una data del tour?
A proposito, suonano ancora?
Sopravvisuti allo shock, continuiamo la nostra corsa passando dentro al Wellington, dove Michi recupera una bottiglietta d’acqua, e si corre verso il GP della Montagna (Via Secondo Cremonesi) dedicato all’eroico Alan, questa sera assente.
Belli carichi, dopo la salita passiamo dal Calicantus, dove ormai siamo conosciuti e spesso veniamo accolti calorosamente e proseguiamo verso il punto di partenza.
Al termine, il GPS segnava 9.1 Km in 48:38”. Una tranquilla sgambata in compagnia.
Ogni occasione è buona per rifarsi il guardaroba. E quello sportivo non fa eccezione.
Per chi come me ha sempre pensato che la corsa fosse uno sport “povero” e che bastassero un paio di scarpe qualsiasi per scendere in pista, è presto arrivata la smentita.
D’altronde basta qualche tentativo per accorgersene: la vecchia canotta di cotone che hai riesumato dall’armadio non va bene, si impregna di sudore con pessimi risultati estetici e raffreddori assicurati. Per non parlare delle scarpe…se non sono comode e leggere rischi di stramazzare al suolo dopo pochi passi.
Poi, come sanno bene le donne, ogni scusa è quella giusta per comprare qualcosa di nuovo. Così arriva presto il momento di riservare uno scomparto dell’armadio ai nuovi acquisti, tra maglie, canotte, pantaloncini, calzini, giacche anti-congelamento e molto altro.
Soprattutto per chi lavora nella capitale dello shopping, a pochi passi dal Nike Store e da molti altri negozi non propriamente low cost, è facile farsi tentare con la scusa di qualche offerta speciale o promozione, ma soprattutto con l’illusione che i calzoncini con la taschina e gli slip incorporati siano davvero indispensabili.
Devono aver avuto la mia stessa tentazione le runner che si vedono in pausa pranzo tra gli sterrati del Parco Indro Montanelli. Poco competitive, ma molto trendy…le amanti della corsa milanese sono sempre abbinate e prediligono canotte e calzoncini Nike dai colori fluo, anche se la Kalenji inizia a spopolare.
Con un panino in una mano e una macedonia nell’altra, le vedo passare dalla mia posizione privilegiata di spettatrice sazia e inamovibile, mentre loro si fanno strada sotto il sole cocente tra dogsitter, scolaresche e vucumprà.
Molto meno trendy i runner, a loro i pantaloncini così sgambati e le maglie sbracciate proprio non donano.
Il punto è questo, la voglia di fare shopping non è mai proporzionale a quella di sudare e di far fatica. Troppo facile dar libero sfogo alla prima, molto più complicato cedere alla seconda mettendo da parte le solite scuse. Trovarne sempre di nuove è una delle mie specialità.
Domenica, ore 6:39: fuori piove e sono ancora tra le braccia di Morfeo.
Ore 6:40, parte la sveglia -“Do It Again” dei QOTSA- e Dave Grohl non fa in tempo a scandire i quarti iniziali con la grancassa, che io sto già imprecando contro l’imprecabile.
In quel momento, solo due cose potevano rinfrancarmi: essere strangolato dall’uomo nero, oppure sperare che qualcuno avesse la mia stessa voglia di alzarsi e andare a correre. Fortunatamente si verificò la seconda ipotesi.
Boogieman Gervinho, qui ritratto in abiti borghesi, quando non è intento a spaventare Spilli e bambini nel sonno.
Per l’appunto, sul gruppo di WhatsApp, compare un “Chi vota per un ‘Ce la corriamo da casa la Relay‘?” firmato Magic Zaffo.
Sì respirava un po’ di tensione nell’aria: chi si preoccupava di nascondere il cellulare nuovo dalle grinfie di qualche malintenzionato, chi si preoccupava di andare al lavoro e chi, come me, si preoccupava di arrivare sano al traguardo…
Mi vesto e mangio solo due biscotti e mezzo. Le sfogliatine, l’altra volta, non avevano portato bene. E, dopo una cena giapponese, meglio stare attenti. Il “katsu-dom” (una pronuncia, un programma) della sera prima non era proprio il massimo della leggerezza.
Munito di borsone, 4 sacche e di ombrello, a piedi, tento di presentarmi per le 7:30 al BPL Center, dove gli altri Spilli (Bako, Tommi, Lello, Miki, Zaffo + il nuovo acquisto Marco) si stavano preparando e dove dovevo aspettare i miei compagni di gara: Ilaria, Massimo e Giorgio.
I primi due, avevano già corso in aprile la maratona di Roma. Giorgio, se trova continuità e non prende dal sottoscritto, potrebbe farcela anche lui a disputarla.
Io mi devo preoccupare di terminare distanze più brevi…
Si ride e si scherza dentro l’auditorium e, puntualmente, vengo punzecchiato dagli altri Spilli per non aver ancora comprato lo SportWatch e per aver fatto delle stime un po’ troppo approssimative sui miei tempi attuali. Basarsi con la durata di un disco come “Repeater+3 Songs” (42 min) su una distanza di 8? 9? 10? km, effettivamente, non è molto professionale. Il contapassi, poi, mi aveva abbandonato…
Le 7:50 della partenza arrivano in fretta. Tra riscaldamento e vestiario (maglia termica, maglia running, felpa da running e k-way) niente poteva fermarmi. Dite che ho esagerato?
Si parte!
Per i primi 500 metri riesco a vedere Tommi e Zaffo condurre il gruppo, poi li perdo. Stavano andando sotto i 4 minuti al km e, per il momento, non è un passo che posso sostenere a lungo.
Tommi, in seguito, dichiarerà di aver visto Zaffo correre sulle acque.
Tornando alla corsa, il percorso è abbastanza vario: si passa dal cemento allo sterrato, dal centro di Lodi ai campi della Barbina.
I 15 strati di vestiti che avevo addosso, inoltre, mi hanno salvato da un fastidioso vento umido nel tratto del cavalcavia (Aaaah, la provvidenza!).
Fango e pozzanghere -puntualmente centrate- erano l’altro nemico da battere.
Il tragitto passa dalla zona dell’ospedale. Da lì, si taglia per la micidiale scalinata di via Secondo Cremonesi. Quella salita ha sicuramente rovinato i progetti di personal best per molti…
Si passa anche dalle scivolose vie del centro per poi tornare su via San Bassiano e raggiungere al traguardo i propri compagni di squadra.
Un po’ stanco, lascio il testimone a Ila. Sapevo di averlo messo in buone mani. Infatti, con vento e pioggia battente, riesce a percorrere i 10,5 km in 55 minuti (circa. Mi ricordo solo il tempo di Giorgio…). Dopo è il turno di Massi (con Federico, il fratello di Ilaria, in qualità di intruso) e, più tardi, di Giorgio, che dopo una corsa disperata da Sant’Angelo a Lodi (in auto), piazza un ottimo 46′.
Terminata la gara, c’è tempo per scambiare quattro parole tra Spilli ed aspettare Bako, Miki e Tommi, che dovevano terminare il loro piano di allenamento.
Unica nota storta della giornata è la mancata foto con la canotta ufficiale degli Spilli, ma non si può pretendere tutto. E poi c’è sempre tempo per auto-invitarsi a casa di Tommi per scattare la foto…
La mia partecipazione alla Milano Fit Marathon ha creato un hype inaspettato.
A questo punto, un articolo sul blog, potrebbe giustificare da solo la fine del Mondo. I Maya non si offendano.
Non ricordavo esistessero le 6:25 della domenica mattina. Generalmente le 10:00 del settimo giorno della settimana coincidono con l’alba.
La sveglia parte. “3’s & 7’s“, programmata sul cellulare, si fa subito sentire.
Avrei preferito svegliarmi attorniato dalle ragazze del video, ma tant’è…
A fatica, mi alzo dal letto, e comincio a deambulare per la casa come uno zombie. Le 4 ore scarse di sonno si sono fatte sentire.
Colazione con acqua e 4 sfoglie -dettaglio che si rivelerà fondamentale qualche ora dopo- e via, con addosso la tuta dell’Inter, verso casa di Bako.
Per le 7:24 mi presento davanti a casa sua, dove Michi ci stava aspettando per la partenza in auto.
Il viaggio prosegue senza intoppi e per le 8:10 siamo all’Idroscalo. Con un anticipo di circa 2 ore sulla partenza.
Data la gran mole di tempo a nostra disposizione, andiamo al gazebo per recuperare i nostri pettorali evitando la fila (che, visti i circa 300 partecipanti, non è mai esistita).
Bako e Michele ritirano il pettorale senza problemi. Quando arrivo io, qualche benpensante decide di staccare il compressore facendo sgonfiare sulla mia testa il gazebo.
Quando sarai al cospetto di Dio, lui ti chiederà il tempo della DeeJay Ten*
In quel momento, le parole pronunciate soltanto una settimana prima da Tommi, cominciarono a rimbombarmi nella testa. Facendomi capire che non sarebbe stata una giornata da ricordare…
Roma, 20 ottobre 1951 – Milano Fit Marathon, 14 ottobre 2012
Ritiriamo le sacche. Al loro interno c’erano 2 magliette di cotone, una spugna (col tempo che c’era, sarebbe proprio servita in gara…), il numero di ottobre di Marathon e 34€ di buoni dal McDrive.
Scendiamo negli spogliatoi, ci cambiamo, depositiamo le borse e cominciamo il riscaldamento pre-gara.
Tra una corsetta, un allungo ed un po’ di stretching, Michi mi fa notare una presenza piuttosto nota nell’ambiente interista, ovvero Claudio “CR70” Ranieri. Poi deceduto in circostanze misteriose…
Arrivano le 10:00 e tutti sono ai blocchi di partenza e…via!
Con grande disonestà nei miei stessi confronti, vista la condizione fisica non proprio al top, scelgo di tenere lo stesso passo di Michi, che gentilmente si è offerto di farmi da pacer. Bako intanto era ben lanciato verso il tempone di 1h:29′:18″.
Tutto sommato, riesco a mantenere un buon ritmo, per i primi 8 km, ma poi…
Buon passo, poi il crollo.
Terminato il primo giro, tento affannosamente di rifocillarmi bevendo un po’ di acqua al ristoro posizionato alla fine del rettilineo. Pessima idea.
L’acqua fresca aveva innescato una bomba, così, menomato dai crampi alla pancia, tento un pit stop al cesso più vicino. Resistere era impossibile. O da pazzi. Chi reggerebbe altri 12km con una zavorra del genere? E, comunque, anche a piloti affermati come Raikkonen è accaduto qualcosa di simile. Anche se non in gara.
Liberatomi della zavorra, riprendo la gara incazzato come una iena. Saranno stati forse i legumi con würstel+pane+3 noci+yogurt con cereali+colazione a base di sfoglie a farmi questo? Mah…
Ovviamente, durante la pausa, il mio iPod perde il segnale del sensore. Così ripresi con una nuova sessione.
Per i primi km del secondo tratto, questa incazzatura, sembrava darmi una spinta in più, ma il mio stato di forma e le poche ore di sonno erano destinate a pesare sul rendimento…
L’affannosa corsa verso il traguardo.
Fino al 16° km le gambe tengono, poi cominciano ad indurirsi e la corsa si fa più contratta.
Ringraziando quello stronzo di Zeus, infine, comincia a piovere sempre più forte e, man mano che mi avvicinavo al traguardo, dovevo cercare di mantenere la concentrazione necessaria per poter terminare la gara. Ne andava della mia credibilità, e siccome non mi chiamo Antonio Conte, ho fatto il mio dovere ed ho concluso con un deprimente 1h:47′:11″.
Ritiro la mia medaglia dalla ragazza dai capelli rossi, lascio il chip, prendo la maglia e la borsa e mi dirigo verso gli spogliatoi col morale un po’ a terra. Gli altri due Spilli erano già lì da tempo e, solo dopo la mia spiegazione, capirono la situazione in cui mi ero andato a cacciare. E furono comprensivi, visto che 1:47 è anche l0 stesso tempo della prima mezza maratona di Bako…
Al ritorno, colona sonora: The Lofthers. Per l’acqua presa, temevo mi venisse un’inflowenza!
*La settimana scorsa sono stato escluso dalla DeeJay Ten perché è stato superato il limite di iscritti. E perché sono stato un pirla ad aspettare l’ultimo giorno.