Monday Like a Hurricane

Il  Monday Night comincia ad essere un appuntamento necessario nella vita di ogni Spillo che si rispetti e, modestamente, fino ad ora posso affermare di essere “lo Spillo più titolato al Mondo” (insieme al Biscio).

Il ritrovo è sempre lo stesso: 21:30 via Lodivecchio. Ovviamente al lunedì.

La formazione composta da me, Zaffo, Joe, Biscio, Lello e Michi, supportata dall’icosatleta Mattia ed il nostro direttore della fotografia Gigi -in bicicletta- è radunata. Assenti giustificati: Tommi (lavoro), Alan (concerto) e Bako (in vacanza con la famigghia).

Non ci resta che correre.

A differenza del lunedì precedente, tutti (tranne me, Zaffo e Joe) hanno indossato la gloriosa canotta verde degli Spilli.

Scelta non casuale, viste le recenti polemiche sullo sponsor tecnico Mizuno: le canotte si impregnano di sudore e si appiccicano sulla pancia, rischiando un effetto “Milano Fit Marathon”…

Il Presidente del Modena (e mancato Presidente della Repubblica con ben 2 voti) Antonio Caliendo e la sua camicia. Evidentemente era della Mizuno.

Il Presidente del Modena (e mancato Presidente della Repubblica con ben 2 voti) Antonio Caliendo e la sua camicia. Evidentemente era della Mizuno.

Via san Bassiano ed il centro vengono percorse senza particolari problemi. I bambini -“spillini”- e le bambine -“puntine” (cit. Guzzy)-  si divertono ad inseguirci per brevi tratti.

Superiamo il ponte e, come al solito, allarghiamo il giro per via Piave, via Carloni e Via del Contarico.

In via del Contarico incontriamo uno scorpione. Non sto scherzando! Che diavolo ci faceva lì? La fauna lodigiana è impazzita? Una trovata pubblicitaria della Nike? Una goliardata degli Scorpions, di passaggio dopo una data del tour?

A proposito, suonano ancora?

Sopravvisuti allo shock, continuiamo la nostra corsa passando dentro al Wellington, dove Michi recupera una bottiglietta d’acqua, e si corre verso il GP della Montagna (Via Secondo Cremonesi) dedicato all’eroico Alan, questa sera assente.

Belli carichi, dopo la salita passiamo dal Calicantus, dove ormai siamo conosciuti e spesso veniamo accolti calorosamente e proseguiamo verso il punto di partenza.

Al termine, il GPS segnava 9.1 Km in 48:38”. Una tranquilla sgambata in compagnia.

Una tranquilla sgambata in compagnia.

Una tranquilla sgambata in compagnia.

Vi lascio con quei begli uomini degli Scorpions.

L’Ultima Corsa (prima della fine del Mondo)

Pomeriggio nuvoloso, nubi minacciose e rischio pioggia: il pomeriggio ideale per una sgambata.
I Maya si saranno voluti portare avanti col lavoro. Del resto, anche gli strani eventi riguardanti la sfera politica italiana, hanno contribuito a renderci più sospettosi del solito.

I Maya ci hanno preso veramente?

I Maya ci hanno preso veramente?

Ma un vero runner, non deve arrendersi di fronte alle intemperie* e deve perseguire i suoi obbiettivi. Parlo in generale, eh?
Distrarsi da una imminente fine è difficile, ed il classico “Cazzo corro a fare se domani non avrò neanche una strada per correre?” di certo, non aiuta.

Zittire i propri pensieri alzando il volume delle cuffie, invece,sì. Con una playlist di canzoni per la fine del mondo, giustamente.

Some say the end is near.
Some say we’ll see armageddon soon.

Auricolari nelle orecchie e mani sugli zebedei, respiro affannoso come all’inizio della canzone e…via!
Gran pezzo di quel gran gruppone dei Tool. Se non li conoscete, rimediate subito!
Forse, i tempi dispari della canzone non favoriranno un’andatura regolare, ma funziona.

That’s great, it starts with an earthquake

Questa è una scelta di cuore, visto che ho sempre apprezzato i R.E.M. Ora che si sono sciolti, il mondo può finire…con un km a passo sostenuto (4:07, come la durata della canzone).

Che or’è, scusa ma che or’è
che non lo voglio perdere
l’ultimo spettacolo.
Fine del mondo in Mondovisione.
Diretta da S. Pietro per l’occasione

Non poteva mancare la versione italianizzata dei R.E.M.: un Ligabue in formissima (magari correva pure lui) contro la Tv spazzatura e la discesa in campo di un personaggio che ha recentemente deciso di tornare in campo per farci ridere.
Magari si riesce a dare qualcosa in più durante la canzone.

Waves of regret and waves of joy
I reached out for the one I tried to destroy
You, you said you’d wait
‘Til the end of the world

1 Km a passo blando…

Maggots crawl from festering sores, soon will turn to flies
Spread disease across the land, to the lucky who’ve survived
Minds asleep, are restless with reminiscent desire
Sinners writhe in pain and fright baptism by fire

Viuuulenza!
La “Power Song” per l’ultimo km ed arrivare ad essere “il fortunato che è sopravvissuto”.

Tornati a casa, ci si potrà godere il gran finale coi Doors

This is the end, beautiful friend
This is the end, my only friend, the end

Per chi si sente triste, è una brutta persona e vuole pure suicidarsi, c’è sempre lui.

*Parlo io, che non ho messo piede fuori di casa.

Run With…

L’ultimo periodo, podisticamente parlando, per me non è stato un granché, DIGIAMOGELO. I motivi potrebbero essere molteplici.
Sarà stata la Milano Fit Marathon? Il contapassi che mi ha abbandonato? Zaffo che si improvvisa blogger -pure di un certo successo!- relegandomi ancora di più allo scomodo ruolo di chi non conta un cazzo?

Fantasticare sulle possibili cause è inutile e quindi, tanto per cambiare, è meglio investire il proprio tempo correndo per piacere. Ricominciando a farlo alla vecchia maniera.

Leggendo una vecchia recensione dei Type O Negative, mi sono imbattuto in una frase che mi è rimasta scolpita nella mente:

Attaccarsi alle radici, quando la strada è ormai incerta, è sintomo che la sicurezza è il bene più prezioso.

Sicurezza: ecco cosa serve! Dunque, perché non ricominciare ad ascoltare musica mentre si affronta un percorso? Questo è il modo in cui ho costruito la mia “carriera” di Spillo. E devo dire che sta funzionando.
Correre senza l’assillo del tempo è senza dubbio più rilassante.

Deftones “Koi No Yokan”

Recentemente mi è capitato tra le mani uno dei casi discografici dell’anno: Il ritorno dei redivivi Deftones.
Mai mi sarei aspettato -a 12 (dodici!) anni da “White Pony”- un disco del genere. I loro lavori precedenti, all’ascolto, non lasciavano altro che nostalgia dei tempi andati.
In “Koi No Yokan” (trad. “Premonizioni d’Amore”) invece, il buon Chino -visibilmente dimagrito, da quando ha cominciato a seguire i consigli di Lello in cucina– ha messo ordine le idee ed ha indicato agli altri Spilli-Deftones la direzione da intraprendere. Il risultato è un disco potente, che suona compatto. Ideale per caricarsi durante un allenamento.

L’iniziale “Swerve City”, col suo incedere, rischia subito di tagliare un po’ le gambe. A seguire il pezzo, verrebbe voglia di fare il primo km a 3′:05″ e, forse, almeno all’inizio, è bene incanalare la potenza di questa canzone a livello mentale preparandosi per il resto del tragitto.

“Romantic Dreams”, “Leathers” e “Poltergeist” alzano il tiro e dettano splendidamente il passo, quasi come se ci fosse un buon samaritano come lo Zaffo ad offrirsi in aiuto per fendere l’aria e proseguire velocemente la propria corsa.

“Entombed”, con i suoi lenti battiti da drum machine, lascia rifiatare e recuperare dai km precedenti.

“Graphic Nature”, la strepitosa “Tempest“, “Gauze” e “Rosemary” (forse la migliore) riportano ad una marcia più sostenuta, fino al crescendo delle finali “Goon Squad” e “What Happened to You?”

Non sapendo come concludere -e visto che al termine di ogni allenamento restano solo la fatica e le sensazioni che il proprio fisico trasmettono- vi lascio con una citazione scoperta a caso, spulciando per la rete, dal blog di Salvo Lizzio. Qualcuno potrebbe vederla come una sega mentale, ma a me è piaciuta.

ogni organo che fino a quel momento era percepito come immobile e isolato improvvisamente entra in funzione e si relaziona in perfetto sincronismo con gli altri.
La musica diviene il collante tra mente e corpo;  il fluire del sangue, i suoni cardiaci e il respiro divengono un tutt’uno, amalgamati da riff e ritmi a volte frenetici.
Ma la corsa è anche sofferenza, fatica e dolore. Ed è proprio nei momenti più difficili che la musica riesce a trasmettermi le sensazioni più forti e contrastanti: a volte infatti è un sostegno, la spinta determinante a superare i momenti di difficoltà in cui ci si può imbattere sia nella corsa sia nella vita; altre volte, al contrario, anche se contribuisce ad esorcizzarli, ti richiama le immancabili angosce, i piccoli e i grandi dolori che caratterizzano la nostra fragile condizione umana….

Playlist:

  1. Arcade Fire “Ready to Start” (Ottima scelta, Michi!)
  2. Pearl Jam “Evacuation
  3. Tool “Parabola
  4. Nine Inch Nails “March of the Pigs
  5. Queens Of The Stone Age “Run Pig Run
  6. Metallica “Blackened
  7. Deftones “Root
  8. R.E.M. “Bittersweet Me
  9. Kyuss “Freedom Run
  10. Smashing Pumpkins “Bullet With Butterfly Wings

Run Pig Run

In Bocca al lupo, Spilli!

Do It Again (@ Lodi Relay Marathon)

Domenica, ore 6:39: fuori piove e sono ancora tra le braccia di Morfeo.
Ore 6:40, parte la sveglia -“Do It Again” dei QOTSA- e Dave Grohl non fa in tempo a scandire i quarti iniziali con la grancassa, che io sto già imprecando contro l’imprecabile.

In quel momento, solo due cose potevano rinfrancarmi: essere strangolato dall’uomo nero, oppure sperare che qualcuno avesse la mia stessa voglia di alzarsi e andare a correre. Fortunatamente si verificò la seconda ipotesi.

Boogieman Gervinho, qui ritratto in abiti borghesi, quando non è intento a spaventare Spilli e bambini nel sonno.

Per l’appunto, sul gruppo di WhatsApp, compare un “Chi vota per un ‘Ce la corriamo da casa la Relay‘?” firmato Magic Zaffo.

Sì respirava un po’ di tensione nell’aria: chi si preoccupava di nascondere il cellulare nuovo dalle grinfie di qualche malintenzionato, chi si preoccupava di andare al lavoro e chi, come me, si preoccupava di arrivare sano al traguardo…

Mi vesto e mangio solo due biscotti e mezzo. Le sfogliatine, l’altra volta, non avevano portato bene. E, dopo una cena giapponese, meglio stare attenti. Il “katsu-dom” (una pronuncia, un programma) della sera prima non era proprio il massimo della leggerezza.

Munito di borsone, 4 sacche e di ombrello, a piedi, tento di presentarmi per le 7:30 al BPL Center, dove gli altri Spilli (Bako, Tommi, Lello, Miki, Zaffo + il nuovo acquisto Marco) si stavano preparando e dove dovevo aspettare i miei compagni di gara: Ilaria, Massimo e Giorgio.
I primi due, avevano già corso in aprile la maratona di Roma. Giorgio, se trova continuità e non prende dal sottoscritto, potrebbe farcela anche lui a disputarla.
Io mi devo preoccupare di terminare distanze più brevi…

Si ride e si scherza dentro l’auditorium e, puntualmente, vengo punzecchiato dagli altri Spilli per non aver ancora comprato lo SportWatch e per aver fatto delle stime un po’ troppo approssimative sui miei tempi attuali. Basarsi con la durata di un disco come “Repeater+3 Songs” (42 min) su una distanza di 8? 9? 10?  km, effettivamente, non è molto professionale. Il contapassi, poi, mi aveva abbandonato…

Le 7:50 della partenza arrivano in fretta. Tra riscaldamento e vestiario (maglia termica, maglia running, felpa da running e k-way) niente poteva fermarmi. Dite che ho esagerato?

Si parte!

Per i primi 500 metri riesco a vedere Tommi e Zaffo condurre il gruppo, poi li perdo. Stavano andando sotto i 4 minuti al km e, per il momento, non è un passo che posso sostenere a lungo.
Tommi, in seguito, dichiarerà di aver visto Zaffo correre sulle acque.
Tornando alla corsa, il percorso è abbastanza vario: si passa dal cemento allo sterrato, dal centro di Lodi ai campi della Barbina.
I 15 strati di vestiti che avevo addosso, inoltre, mi hanno salvato da un fastidioso vento umido nel tratto del cavalcavia (Aaaah, la provvidenza!).
Fango e pozzanghere -puntualmente centrate- erano l’altro nemico da battere.

Il tragitto passa dalla zona dell’ospedale. Da lì, si taglia per la micidiale scalinata di via Secondo Cremonesi. Quella salita ha sicuramente rovinato i progetti di personal best per molti…
Si passa anche dalle scivolose vie del centro per poi tornare su via San Bassiano e raggiungere al traguardo i propri compagni di squadra.

Un po’ stanco, lascio il testimone a Ila. Sapevo di averlo messo in buone mani. Infatti, con vento e pioggia battente, riesce a percorrere i 10,5 km in 55 minuti (circa. Mi ricordo solo il tempo di Giorgio…). Dopo è il turno di Massi (con Federico, il fratello di Ilaria, in qualità di intruso) e, più tardi, di Giorgio, che dopo una corsa disperata da Sant’Angelo a Lodi (in auto), piazza un ottimo 46′.

Terminata la gara, c’è tempo per scambiare quattro parole tra Spilli ed aspettare Bako, Miki e Tommi, che dovevano terminare il loro piano di allenamento.

Unica nota storta della giornata è la mancata foto con la canotta ufficiale degli Spilli, ma non si può pretendere tutto. E poi c’è sempre tempo per auto-invitarsi a casa di Tommi per scattare la foto…

9,4 + 12,3 = 21,7 km

 La mia partecipazione alla  Milano Fit Marathon ha creato un hype inaspettato.
A questo punto, un articolo sul blog, potrebbe giustificare da solo la fine del Mondo. I Maya non si offendano.

Non ricordavo esistessero le 6:25 della domenica mattina. Generalmente le 10:00 del settimo giorno della settimana coincidono con l’alba.
La sveglia parte. “3’s & 7’s“, programmata sul cellulare, si fa subito sentire.
Avrei preferito svegliarmi attorniato dalle ragazze del video, ma tant’è…
A fatica, mi alzo dal letto, e comincio a deambulare per la casa come uno zombie. Le 4 ore scarse di sonno si sono fatte sentire.
Colazione con acqua e 4 sfoglie -dettaglio che si rivelerà fondamentale qualche ora dopo- e via, con addosso la tuta dell’Inter, verso casa di Bako.
Per le 7:24 mi presento davanti a casa sua, dove Michi ci stava aspettando per la partenza in auto.

Il viaggio prosegue senza intoppi e per le 8:10 siamo all’Idroscalo. Con un anticipo di circa 2 ore sulla partenza.

Data la gran mole di tempo a nostra disposizione, andiamo al gazebo per recuperare i nostri pettorali evitando la fila (che, visti i circa 300 partecipanti, non è mai esistita).
Bako e Michele ritirano il pettorale senza problemi. Quando arrivo io, qualche benpensante decide di staccare il compressore facendo sgonfiare sulla mia testa il gazebo.

Quando sarai al cospetto di Dio, lui ti chiederà il tempo della DeeJay Ten*

In quel momento, le parole pronunciate soltanto una settimana prima da Tommi, cominciarono a rimbombarmi nella testa. Facendomi capire che non sarebbe stata una giornata da ricordare…

Roma, 20 ottobre 1951 – Milano Fit Marathon, 14 ottobre 2012

Ritiriamo le sacche. Al loro interno c’erano 2 magliette di cotone, una spugna (col tempo che c’era, sarebbe proprio servita in gara…), il numero di ottobre di Marathon e 34€ di buoni dal McDrive.
Scendiamo negli spogliatoi, ci cambiamo, depositiamo le borse e cominciamo il riscaldamento pre-gara.
Tra una corsetta, un allungo ed un po’ di stretching, Michi mi fa notare una presenza piuttosto nota nell’ambiente interista, ovvero Claudio “CR70” Ranieri. Poi deceduto in circostanze misteriose…

Arrivano le 10:00 e tutti sono ai blocchi di partenza e…via!
Con grande disonestà nei miei stessi confronti, vista la condizione fisica non proprio al top, scelgo di tenere lo stesso passo di Michi, che gentilmente si è offerto di farmi da pacer. Bako intanto era ben lanciato verso il tempone di 1h:29′:18″.

Tutto sommato, riesco a mantenere un buon ritmo, per i primi 8 km, ma poi…

Buon passo, poi il crollo.

Terminato il primo giro, tento affannosamente di rifocillarmi bevendo un po’ di acqua al ristoro posizionato alla fine del rettilineo. Pessima idea.
L’acqua fresca aveva innescato una bomba, così, menomato dai crampi alla pancia, tento un pit stop al cesso più vicino. Resistere era impossibile. O da pazzi. Chi reggerebbe altri 12km con una zavorra del genere? E, comunque, anche a piloti affermati come Raikkonen è accaduto qualcosa di simile. Anche se non in gara.

Liberatomi della zavorra, riprendo la gara incazzato come una iena. Saranno stati forse i legumi con würstel+pane+3 noci+yogurt con cereali+colazione a base di sfoglie a farmi questo? Mah…
Ovviamente, durante la pausa, il mio iPod perde il segnale del sensore. Così ripresi con una nuova sessione.

Per i primi km del secondo tratto, questa incazzatura, sembrava darmi una spinta in più, ma il mio stato di forma e le poche ore di sonno erano destinate a pesare sul rendimento…

L’affannosa corsa verso il traguardo.

Fino al 16° km le gambe  tengono, poi cominciano ad indurirsi e la corsa si fa più contratta.
Ringraziando quello stronzo di Zeus, infine, comincia a piovere sempre più forte e, man mano che mi avvicinavo al traguardo, dovevo cercare di mantenere la concentrazione necessaria per poter terminare la gara. Ne andava della mia credibilità, e siccome non mi chiamo Antonio Conte, ho fatto il mio dovere ed ho concluso con un deprimente 1h:47′:11″.

Ritiro la mia medaglia dalla ragazza dai capelli rossi, lascio il chip, prendo la maglia e la borsa e mi dirigo verso gli spogliatoi col morale un po’ a terra. Gli altri due Spilli erano già lì da tempo e, solo dopo la mia spiegazione, capirono la situazione in cui mi ero andato a cacciare. E furono comprensivi, visto che 1:47 è anche l0 stesso tempo della prima mezza maratona di Bako…

Al ritorno, colona sonora: The Lofthers. Per l’acqua presa, temevo mi venisse un’inflowenza!

*La settimana scorsa sono stato escluso dalla DeeJay Ten perché è stato superato il limite di iscritti. E perché sono stato un pirla ad aspettare l’ultimo giorno.