Room – Una storia di resilienza

AVVERTENZA: Racconterò parte della trama del film, se non volete saperne nulla non leggete questo articolo. Per me la visione del film è stata anche più piacevolmente forte per il fatto che non conoscevo quasi nulla della storia.
Per chi non ha paura di spoiler, o ha già visto il film, andate pure avanti a leggere!

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Di solito sui blog di corsa si scrive di libri, di canzoni, di film che però hanno come tema la corsa, lo sport, e da questi si prende spunto per trovare motivazioni. Si legge Murakami, o “Correre con il branco” di Mark Rowlands, ci si esalta con Rocky o si usa la frase Corri Forrest corri…
Poi ci sono i libri di Trabucchi sulla resilienza, e molti altri che io non ricordo in questo momento ma che sicuramente i più appassionati sapranno citare con buona memoria.

Room invece di corsa non parla quasi per niente. Come potrebbe farlo, soprattutto nella prima parte che si svolge tutta in una piccola stanza, che per il 5enne Jack equivale a tutto il mondo. Ecco, Room è una storia d’amore principalmente, o almeno è quello che ci ho letto io. Una storia d’amore resiliente, con tutta la forza di una mamma che in un dramma incredibile trova il modo di crescere per 5 anni il suo bambino, chiusa in 4 mura. Una forza totalmente intrinseca, come spesso sono le motivazioni che ti portano a compiere azioni che svelano tutte le tue risorse.
Non voglio essere mieloso, il film è bello, commovente, c’è una Brie Larson bravissima e giustamente premiata con Oscar e Golden Globe, e un attore-bambino che riesce a non essere fastidioso, io non sopporto il modo di recitare dei bambini che sembrano dei piccoli adulti. Anzi, Jacob Tremblay è bravissimo a mostrare come l’immaginazione dei bambini possa sopperire ad alcune mancanze (questa è una lezione che noi adulti spesso ci siamo dimenticati). Voglio solo dire che in alcuni degli ultimi allenamenti, e mi riferisco in particolar modo ad alcuni lunghi prima della Milano Marathon, il pensiero di questo film, il ricordo mi hanno spinto a trovare la voglia di correre, a far passare 28 km e 2 ore solitarie nella pioggia con il piacere di essere all’aria aperta (guardate il trailer del film, o se avete visto il film provate a ripensare al momento in cui per la prima volta Jack vede direttamente gli alberi e il cielo senza essere chiuso, avete mai corso qualche attimo guardando in alto?). Sono convinto che anche nel lungo da 33km di domenica, l’ultimo prima del 3 aprile, penserò ancora a qualche scena del film.

Poi, se vedrete il film, e vi piacerà, potete fare come me che ho anche iniziato il libro
Se avete anche altri film, o libri o canzoni che vi motivano, scriveteli! “Motivations only real when shared!” 😉

M.

Frisco’s too much for me to bear

Ci sono delle volte in cui il down seguente ad una fase particolarmente piacevole della vita ti fa interrogare su quanto valga la pena godere delle cose belle.

Da quando sono tornato dal road trip nella west-coast degli Stati Uniti il pensiero è stato spesso di quanto sia stato bene in quelle due settimane a confronto con la monotonia e la solitudine del presente. Ho messo in disparte la corsa, ho visto pochissimo i miei amici, per impegni miei, per le loro vite, e devo dire che il periodo era di colore grigio. A differenza delle settimane prima in cui il cielo era sempre azzurro, come il mare di Santa Monica, o La Jolla (odori a parte). E correre nel grigio della pianura padana non era emozionante come farlo nei pressi del Golden Gate immerso nella foschia mattutina.
Quelle in realtà è stata l’unica corsa seria fatta in terra a stelle e strisce, poi la pigrizia delle vacanze, i 3100km percorsi in macchina in 9 giorni non mi hanno permesso di continuare il programma che Huber aveva in mente per me per la fine dell’anno. Saltati i propositi di Pisa a Dicembre, saltati gli obiettivi di scendere sotto l’ora e 25′ sulla mezza maratona, saltato tutto.
E in tutto ciò, qualcuno mi superava nei tempi, finalmente, e io rimanevo in disparte.
E’ passato un po’ di tempo, l’anno è diverso, sono contento di aver finalmente ritrovato il tempo per uscire la sera, con Tommi e Stenfano, anche se poi quando vado a correre con loro mi domando chi me l’abbia fatto fare.
Anche oggi all’ora di pranzo il nostro allenamento, anzi, il loro allenamento che prevedeva 3x2000m + un 600m finale è diventato più o meno il mio. Tommi ci ha lasciati per una contrattura in fase di riscaldamento (incrociamo le dita), Stenfano ha sopportato da solo la fatica dell’allenamento, io che non ho un programma mio adesso ma devo rimettermi un po’ in carreggiata sono andato ad cazzum, ho fatto un 2000 abbastanza bene, ho sentito una fitta al quadricipite intorno ai 400m della seconda ripetuta, mi sono fermato 100m dopo e ho ripreso con due 1000m sui 3’45″/km per finire con un 600m in 2’05”, bene tutto sommato.
Non so, non sto faticando, ma sento di non avere grande fondo nelle gambe, Milano è vicina, Lunedì ho ancora appuntamento al Marathon Center con Huber per una tabella, penso di puntare a stare sotto le 3h10′ a Milano e soprattutto a mettere fieno in cascina per poi raccogliere tutto nella seconda metà dell’anno.

Nel frattempo ci sono state due gare, era un po’ che non indossavo un pettorale, e sebbene la prima a Magenta sia stata corsa solo ufficiosamente per problemi di tesseramento e certificato medico, a Verona finalmente ho avuto una mia classifica sulla mezza maratona. Era da Ottobre che non correvo più.
Ho fatto da pacer, ancora, a Marco… era da tanto che aveva messo in calendario la StraMagenta, con il chiodo fisso di andare sotto i 42′ sui 10k.

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Gemelli Diversi

Il ragazzo era da disciplinare, ma il risultato è stato ottimo, 41’06” per lui e se non avesse voluto strafare all’inizio, saremmo andati anche sotto i 41′. Ma va bene così, i risultati si raggiungono gradualmente. Mattia ci ha dato una mano, lui è sempre presente!

E poi c’è stata Verona, corsa insieme, ognuno al suo passo, noi spilli e il Sarzanas Running Team. Verona è sempre piacevole per me (Wings for life 2015 a parte), non so cos’abbia di tanto speciale, ma non c’è una volta in cui non mi sia divertito a correrla. Sarà l’arrivo all’arena, sarà il farsi la doccia nel palazzetto che ha visto i successi della Glaxo di Henry Williams, stona quasi il fatto che alcuni scorci somiglino sinistramente alla Firenze Marathon (che è il mio incubo podistico sui 42km) eppure qui sono sempre soddisfatto del mio risultato. 1h27’02”, fatti quasi senza troppa fatica, a parte intorno al ventesimo km quando le gambe non avevano più alcuna voglia di muoversi e hanno proseguito per inerzia giusto per godersi il passaggio all’interno dell’Arena.

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In giallo a metà dell’inquadratura. Dietro di me, in rosso, Hristo Stoichkov.

Quindi forse il modo migliore per riprendersi dopo un viaggio, per non crogiolarsi nella malinconia è darsi da fare, ricordare il bello di Los Angeles, sognare di tornare presto a fare un road trip (i 40 anni sono alle porte) e nel frattempo andare avanti con nuovi obiettivi, nuovi impegni, personali ma cercando sempre la giusta compagnia, perchè, come già scrivevo tempo fa, happiness only real when shared

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Pizza buona. Medaglia rivedibile.

 

 

We run Lodi together – Pacer alla Laus Half Marathon

Far vincere la pigrizia e non scrivere nulla sulla prima edizione della Laus Half Marathon, oppure onorare un evento che aspettavo da tanto tempo in quel di Lodi?
Ormai sono qui, non posso non scriverne, non sarà l’articolo più bello, più interessante che leggerete qui però è un’occasione che non mi posso lasciare sfuggire.

Così come non mi ero lasciato sfuggire l’occasione, un’altra volta, per dare un senso sportivo e non solo ad una gara che non aveva nessun obiettivo cronometrico particolare. Mi sono lasciato prendere da questo ruolo di pacer, dopo la Deejay Ten anche qua a Lodi dovevo puntare a rendere la corsa più semplice per gli altri, che dover pensare a me.
La fatica, quando si fa il pacer, non è fisica, o per meglio dire, quella passa in secondo piano, la fatica è tutta mentale, è la necessità di adattarsi alla situazione. Partire con un passo, correre il primo km a sensazione, spesso più veloce del passo che si dovrebbe tenere, e poi da quello, un km alla volta è un continuo adattamento, al percorso, alle persone che ti trovi al tuo fianco, e ad un certo punto quando il tuo corpo inizia ad essere meno fresco devi cercare risorse che sai di avere ma non sempre trovi.

Forse la parentesi da pacer in questo momento si richiuderà, adesso ho un nuovo programma, passato un mese da Berlino, ho nuovi obiettivi vicini e finora mai raggiunti, questa parentesi mi è servita nel mantenermi caldo e pronto e per ricaricare le energie. Ma mi è piaciuta molto e, senza alcuna falsa modestia, sono stato così preciso da farmi venire voglia, in futuro, di rifarlo. Alla fine essere d’aiuto per qualcun altro, aiuta anche me e mi fa stare bene.
Dovevo fare 50′ alla Deejay Ten e ho portato qualcuno a fare il suo primato a 49’59”, dovevo stare nell’1h29′ questa volta e con Lorenza e Pierpaolo, altri due pacer, abbiamo portato un buon numero di podisti sotto il muro dei 90′. E tra questi anche lo spillo Samuele, che ha chiuso in 1h29’29”. Meglio di così!!??!?

Pacer che vincono non si cambiano. Anche se qualcuno è Xplesso.

Pacer che vincono non si cambiano. Anche se qualcuno è Xplesso.

E poi che bello è andare in bici alla partenza, tornare in bici e fare la doccia a casa propria 5′ dopo il ristoro e la consegna della medaglia?
E’ stata una bella gara, sulle strade di casa, questa volta con un pettorale e in compagnia di altri 1200 podisti, meglio non poteva andare.

Adesso aspettiamo l’anno prossimo, la podistica San Bernardo saprà come rendere ancora migliore la bella esperienza di quest’anno!

M.

P.S.: Noi pacer abbiamo corso la gara con la maglietta gialla dei Podisti da Marte, per ricordare il presidente marziano Fabrizio Cosi. Che la terra gli sia lieve.

Ho cambiato idea…

Lo ammetto, mi sono ricreduto.

Faccio parte di quelli che erano contro la scelta di Linus di togliere la parte competitiva della Deejay Ten. Per come aveva gestito il podio l’anno scorso(premiati tre che non avevano diritto di essere sul podio), trovavo la scelta di quest’anno un ripiego all’errore commesso. Invece no, trovo la scelta giusta vedendo sopratutto le ultime novità introdotte dalla FIDAL per poter partecipare a gare competitive. Io questa’anno la DeejayTen l’ho corsa il lunedi sera da solo tra le strade della mia campagna(ovviamente con la maglietta ufficiale) perchè domenica per motivi vari non sono potuto andare alla partenza.

DeeJay Eleven

Però hoi visto foto, letto commenti, sentito opinioni e tutti sono stati entusiasti per questa “festa” del running, perchè tale alla fine era: 25.000 corridori più o meno seri che si sono sparati 10km in compagnia per le vie del centro di Milano. Poi bravi quelli del Nike Running Club che hanno organizzato un bellissimo sistema di pacer(leggete qua oppure guardate qua l’esperienza del Cek),

Tutto alla faccia della FIDAL che invece di avvicinarsi al runner “amatoriale” sta facendo di tutto per dar vita sempre di più a queste forme di gare. Per chi non lo sapesse ancora dal 1° giugno 2016 per partecipare ad una gara FIDAL bisognerà obbligatoriamente essere tesserati con la Federazione (ad una società o tramite Runcard). Leggendo vari articoli sul web quasi tutti sono concordi che a rimetterci sarà appunto il runner “amatoriale” che dovra per forza iscriversi ad una società per partecipare anche solo ad una gara all’anno(ora si pagava il famoso “tesserino giornaliero”) e quindi spendere molto di più. Sotto la nota informativa rilasciata dalla FIDAL che va a cambiare anche la gestione dell’organizzazione di 1/2 Maratone e Maratone che non potranno essere più a livello regionale e provinciale(non ne capisco il perchè)

FIDALVedremo se alla fine avrà ragione la FIDAL o quelli come Linus, ad oggi vince facile il secondo, 25.000 partecipanti ad una 10km FIDAL non si sono mai visti!!!

BaKo

Vecchi ricordi e strane distanze…

Era l’11 settembre 2011, in quel giorno affrontavo forse la mia peggior avventura sportiva…correre la prima Maratona.  Non sto a dirvi i motivi del per cui mi trovai a correre quella maratona, forse perchè ancora oggi non li conosco veramente , sicuramente c’entrava  il ginocchio, quello con gli Spilli.

Sta di fatto che domenica mi sono ritrovato ancora su quelle strade, fatte al contrario, distanza diversa ma sempre lì affacciato sulla sponda Ovest del Lago d’Iseo. C’era da correre la Sarnico-Lovere gara di 26km(che poi sono 25 e qualcosina).

Ecco qua i miei primi dubbi sulla griglia di partenza:

  • “Come cavolo si corre una 26km?”;
  • “La faccio al ritmo della mezza maratona?” Si può fare ma ci sono 5km in più da correre…
  • “La corro come una 30km?” Vabbè, però poi arrivo che sono ancora fresco e mi sento in colpa con la parte competitiva che c’è in me…

Questo è quello che mi frullava nella testa prima di partire, oltre ad altre mille indicazioni, numeri, ritmi e suggerimenti che mi vengono dati da amici e atleti per far si che la mia preparazione all’IronMan 70.3 sia la migliore.

Ma si sa, io dell’atleta ho ben poco quindi, appena parto, faccio andare le gambe e penso a divertirmi. Il 1° km passa, il 2° pure, il 3° vien da se e qui la mia testa ha deciso che era un buon giorno per faticare e arrivare velocemente al traguardo. Allora chiariamo…velocemente per me… dando due numeri passo ai 10km in 40’43”, ai 21km in 1h27′(in linea con i miei tempi di questo periodo) e chiudo in 1h43’59″(che fa figo se dici che erano 26km, ma l’ho ammetto erano 750m in meno).Comunque lasciando da parte i numeri, di cui non posso essere nient’altro che soddisfatto, la cosa bella di questa gara è stato ripensare al contrario quei primi 26km di quella maledetta maratona.

Pensavo di aver cancellato tutto e invece mentre ripercorrevo la strada mi sono venuti in mente tutti gli attimi di quella gara e sopratutto come, da allora, sia cambiata la mia testa, la mia voglia di far fatica e pure il mio passo. Forse questa mia presa di coscienza ha fatto si che quei (quasi) 26km passassero in modo gradevole e rilassato, godendo del paesaggio e non facendosi prendere dal panico nei tratti di galleria completamente al buio (Complimenti ai vandali responsabili del gesto, ma anche questa volta abbiamo vinto noi runner).

L’arrivo al porto di Lovere è una grande emozione, basta poco: un tappeto, due ali di folla che ti applaudono e la medaglia che ti aspetta…

Finish Line

Finish Line

Medaglia Medaglia Medaglia

Medaglia Medaglia Medaglia

 

Giusto per fare un salto nel passato, questa foto risale proprio a quella maratona, sembra una vita fa, meno capelli, meno barba, molto meno “colore” sulla pelle e gli “Spilli del Ginocchio” che da li a poco sarebbero nati…

Maratona dell'acqua '11

Maratona dell’acqua ’11

La colonna sonora di questo mio viaggio in solitaria al lago(nessuno spillo mi ha accompagnato, ma per l’anno prossimo uno l’ho trovato) è stata gentilmente ispirata da Michele, che, grazie al suo regalo di Natale sfruttato settimana scorsa, mi ha dato la possibilità di ascoltare dal vivo un gruppo con 20 anni di ritardo e che da quella sera ascolto in ripetizione, sopratutto questa..

Stramilano 2015

Sarà stato il ricordo di due anni prima e il diluvio e il freddo che ci aveva accompagnati nella giornata milanese, sarà stato invece il piacere di una sveglia morbida alle 8 nonostante il passaggio all’ora legale con la gara che iniziava alle 11. ma questa domenica di Stramilano è stata piacevolmente leggera, nonostante gli acciacchi, la preparazione assente, l’assenza di veri obiettivi.

E della gara c’è ben poco da dire, quando in allenamento fai un po’ fatica a correre per un’ora a 4’30″/km, l’idea di correrne 21 sotto i 4’15” sembra spaventare, soprattutto quando la sera prima guardi il percorso e tutti quei vialoni, e ricordi quei momenti negli anni precedenti quando la fatica si fa sempre sentire.

Foto alle gambe is the new black

Foto alle gambe is the new black

Poi infili la canotta degli spilli, hai un pettorale attaccato, vedi tanta gente pronta come te, hai uno dei tuoi più cari amici e compagno di tante avventure insieme a te, e sai che faticherai, ma sai anche che la testa e le gambe sono abituate. E il piacere è la ricompensa finale.
Senza contare che ci sono punti a Milano, pochi per la verità anche se sono quelli che ti restano più impressi solitamente, dove il tifo ti dà una carica e correre a 4’05” ti sembra più leggero del 4’15” nella solitudine di altre vie. E un po’ capisci perchè a Chicago hai corso 42 km in quel tempo e ritorni a quei momenti!

Emblematica: i colori, il logo, la scritta. Foto così vengono una volta nella vita.

Emblematica: i colori, il logo, la scritta. Foto così vengono una volta nella vita.

Ma è tutta la metà giornata che ti fa vivere la primavera come la stagione più bella che ci sia. Al primo sole che ti scalda, al poter girare senza vergogna con degli shorts blu, al vedere sotto una luce diversa la bellezza femminile.

Dopo la gara. Prima del ristoro interculturale.

Dopo la gara. Prima del ristoro interculturale.

E poi dopo la gara c’è un baconburger, c’è il portare per la prima volta Roberto ad assaggiare qualcosa di giapponese. Ecco, questo è stato il mio PB per questa Stramilano. Perchè anche nel vivere bisogna sperimentare come nella corsa, come nel triathlon… non assaggiare qualcosa di nuovo non ne vale mai la pena!

いただきます

いただきます

Cosa c’è di meglio di una domenica come questa per cominciare a godersi la bella stagione?

m.

Fare le cose per bene

Ci avevo anche provato a fare le cose per bene.

Tabella, uscite, recuperi, ritmi, km e stretching serale.

Ci avevo provato, due settimane fatte molto bene. Anche un articolo sul blog.

Terre di Siena 30k, lunghi programmati e voglia di fare come matti.

Poi qualcosa è cambiato, come Jack.

Ci si è messa un montagna di mezzo, qualche trasloco e qualche ora in meno in cui poter fare girare le gambe.

Una mezza a Zola Pedrosa più o meno portata a casa (con tanto mal di pancia), una mezza a Verona senza brillare particolarmente, poche uscite e km qualitativi.

Ma la partenza di Palestro è dietro l’angolo, che ci si pensi o no, rimane sempre li, 12 Aprile. Non si sfugge, non sarà 2:53′, saranno 3h e poldo, ma sempre 42k saranno.

E allora, un collinare, il culo che tira per aver usato le gambe in modo “diverso”, il sole e le scarpe nuove, la voglia di fare bene che torna, la Maratonina delle 4 Porte a Pieve di Cento per provare a scendere gli 85′, capire in base ai riposi dove poter allungare le distanze…

A volte basta solo un segnale, e il più è fatto…

Pink Ghost

L.

PS: a proposito, oggi riposo…vai dove ti portano le Kinvara…

Non me lo posso permettere

Ok l’ho finita, vero.

Ok ho abbassato di quasi 8′ il mio tempo sulla distanza, vero.

Ma è anche vero che il mio ginocchio, quello con gli spilli, mi ha scritto:

“Non posso passare il resto della mia vita così, esigo più rispetto.

Dopotutto sono quello che ti fa andare in giro e vorrei farlo ancora per molto tempo. Quest’anno me ne hai fatte fare di tutti i colori, ho perso il conto delle mattine durante la settimana dove mi svegliavi alle 5:30 per andare a correre o pedalare. ma ti sembra normale? A quell’ora le altre ginocchia dormono!!!

Per non parlare delle pause pranzo, gli altri se ne stanno belli comodi sotto il tavolo e tu cosa fai? Corri giù per le scale, sali in macchina e mi porti in piscina. Non a prendere il sole però, avanti e indietro per non so quante volte in quella solita vasca. Se quel giorno poi decidi di non nuotare figurati se mi tieni tranquillo. No, peggio, mi incastri dentro macchine assurde a sollevare pesi enormi con la scusa che devo potenziarmi. Mica te l’ho chiesto io!!! Non ho nemmeno la speranza di stare tranquillo alla sera dopo il lavoro, ormai lo so già , se al mattino per caso non mi hai svegliato è solo perché mi aspetta un’allenamento ancora più intenso la sera, solo perché dici di avere più tempo!!!

E la domenica? Rimpiango i bei tempi in cui mi facevi passeggiare per le vie del centro a fare shopping, un caffè e qualche chiacchera con altre ginocchia tranquille. Ora invece mi svegli prestissimo e mi porti a correre in desolate campagne in mezzo alla nebbia: non ne posso più!!! Devo dire che qualcosa di positivo l’ho trovata in questa tua malattia sportiva, mi hai fatto viaggiare tanto quest’anno. Insieme abbiamo girato in lungo e in largo il nostro bel paese, visitato molte città, mari e laghi. L’unica cosa che mi domando è: ma non si potrebbe semplicemente fare i turisti ed evitare il giorno dopo di fare una delle tue solite gare massacranti?

Il fondo, però,  me lo hai fatto toccare domenica. Due anni fa eri stato abbastanza chiaro facendomi la promessa che non avremmo più corso una maratona, e domenica? Non mi sembra che tu mi abbia fatto correre 21km, al massimo 30km, no no li ho contati bene erano 42km e pure quei maledetti 195 metri, che ancora mi domando che cavolo ce li mettono a fare. Ma non ti rendi conto che la maratona è lunga, dura e faticosa? In più me l’hai fatta fare con un’umidità pazzesca, sudavo pure io, al 30 Novembre!!!

Vorrei farti notare che l’unico momento di relax che mi concedi è alla sera tardi sdraiati sul divano. Peccato che a farmi compagnia ci sia sempre una sacca gelida che mi appoggi sopra.

Quindi voglio essere chiaro con te: tutto questo sport NON ME LO POSSO PERMETTERE!!!

Firmato

Il tuo Ginocchio”

Mi sembra stato abbastanza chiaro, il grosso problema sarà quando dovrò dirgli che il 14 giugno andiamo a Pescara, non solo per una vacanza al mare, ma per un IronMan 70.3

BaKo

Le corse di Settembre

Riprendere le competizioni podistiche in Settembre sembra non essere mai facile, il ricordo è ancora totalmente incentrato su Agosto, sulle vacanze. Per chi è stato nel solito posto al mare, per chi non le ha fatte, per chi le ha passate bevendo mojito e per chi, come il sottoscritto, si è un po’ rotto le scatole nei 4 giorni solitari viennesi.
Poi se succede come quest’anno che fa più caldo in questo colpo di coda estivo piuttosto che nei precedenti mesi, la fatica nell’indossare un pettorale e correre 21 km può essere ancora più pesante.

La RunTuneUp bolognese di ieri è stato il paradigma di tutto questo, un percorso duro, che a riguardarlo disegnato sulla mappa Garmin somiglia ad un fiore appassito inscritto in una forma poligonale, pieno di salite, discese, appoggi scoscesi. Un percorso che difficilmente può permettere l’assalto al record personale,
e così per me è stato, nonostante una partenza convinta, un tempo quasi in linea con il best case scenario fino al 10° km, ma che si è risolto in uno stop&go all’11° km per un dolore intercostale che seguiva una spiacevole sensazione di un battito cardiaco invadente in gola. Qualcosa che fino a quel momento non mi era mai successo e che mi spingeva a più miti andature.
Fossi stato ancora a Parma, come un anno prima, il risultato sarebbe stato analogo a quello di 12 mesi fa, un ritiro facilitato dalla vicinanza fisica del traguardo, e per questo capisco Bako che ha deciso al 14° di preferire un massaggio rigenerante piuttosto che altri 7 km di fatica, io invece sono contento di aver chiuso in 1:27:50, di aver in parte contribuito negli ultimi chilometri al recupero di una posizione di una ragazza arrivata tredicesima in classifica, di non farmi ossessionare dall’idea di abbattere questo ancora insormontabile muro degli 85′.
Non so se arriverà quel giorno, magari non vale la pena nemmeno farsi ‘ossessionare’ da tutto ciò.

Perchè comunque vada dopo Settembre, arrivano anche Ottobre, e ci saranno Lisbona (ancora in forse), Cremona, Crema, Firenze, ecc.ecc.

m.

P.S.: E comunque anche incontrare i vip in queste gare dà la sue soddisfazioni!

"Se vuoi correre la domenica solo con me... indosserò la canotta verde degli spilli"

“Se vuoi correre la domenica solo con me… indosserò la canotta verde degli spilli” Bako dixit

E...Straneo con gli spilli

E…Straneo con gli spilli

Manca sempre poco a Berlino…

Manca un mese a Berlino.

Manca appena un mese a Berlino.

Manca solo un mese a Berlino.

Manca finalmente solo un mese a Berlino.

Comunque la mettiamo, mancano 31 giorni all’appuntamento clou per l’autunno-inverno 2014.

Non so se sarò pronto. Non so se farò 2:53′ oppure ci metterò un’ora di più. So solo che ci si prova ad allenarsi, in modo meno performante di prima ma con più fatica addosso, in tutte le sedute “notturne” che mi tocca fare sui colli, evitando buche, automobili, cinghiali e murene.

Domani intanto vado a Rubiera, per festeggiare Stefano Baldini. Quando mi ricapita di farmi un medio con una medaglia d’oro olimpica??? 

Appuntamento alle 16 a Rubiera, corsa alle 18.30 e successivo pasta party.

E poi via verso la mezza a Bologna del 14/09, con tanti amici lodigiani.

Che bello avere numerosi appuntamenti sportivi!

L.

…chi ha detto Dublin Marathon???

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