Room – Una storia di resilienza

AVVERTENZA: Racconterò parte della trama del film, se non volete saperne nulla non leggete questo articolo. Per me la visione del film è stata anche più piacevolmente forte per il fatto che non conoscevo quasi nulla della storia.
Per chi non ha paura di spoiler, o ha già visto il film, andate pure avanti a leggere!

room-1

Di solito sui blog di corsa si scrive di libri, di canzoni, di film che però hanno come tema la corsa, lo sport, e da questi si prende spunto per trovare motivazioni. Si legge Murakami, o “Correre con il branco” di Mark Rowlands, ci si esalta con Rocky o si usa la frase Corri Forrest corri…
Poi ci sono i libri di Trabucchi sulla resilienza, e molti altri che io non ricordo in questo momento ma che sicuramente i più appassionati sapranno citare con buona memoria.

Room invece di corsa non parla quasi per niente. Come potrebbe farlo, soprattutto nella prima parte che si svolge tutta in una piccola stanza, che per il 5enne Jack equivale a tutto il mondo. Ecco, Room è una storia d’amore principalmente, o almeno è quello che ci ho letto io. Una storia d’amore resiliente, con tutta la forza di una mamma che in un dramma incredibile trova il modo di crescere per 5 anni il suo bambino, chiusa in 4 mura. Una forza totalmente intrinseca, come spesso sono le motivazioni che ti portano a compiere azioni che svelano tutte le tue risorse.
Non voglio essere mieloso, il film è bello, commovente, c’è una Brie Larson bravissima e giustamente premiata con Oscar e Golden Globe, e un attore-bambino che riesce a non essere fastidioso, io non sopporto il modo di recitare dei bambini che sembrano dei piccoli adulti. Anzi, Jacob Tremblay è bravissimo a mostrare come l’immaginazione dei bambini possa sopperire ad alcune mancanze (questa è una lezione che noi adulti spesso ci siamo dimenticati). Voglio solo dire che in alcuni degli ultimi allenamenti, e mi riferisco in particolar modo ad alcuni lunghi prima della Milano Marathon, il pensiero di questo film, il ricordo mi hanno spinto a trovare la voglia di correre, a far passare 28 km e 2 ore solitarie nella pioggia con il piacere di essere all’aria aperta (guardate il trailer del film, o se avete visto il film provate a ripensare al momento in cui per la prima volta Jack vede direttamente gli alberi e il cielo senza essere chiuso, avete mai corso qualche attimo guardando in alto?). Sono convinto che anche nel lungo da 33km di domenica, l’ultimo prima del 3 aprile, penserò ancora a qualche scena del film.

Poi, se vedrete il film, e vi piacerà, potete fare come me che ho anche iniziato il libro
Se avete anche altri film, o libri o canzoni che vi motivano, scriveteli! “Motivations only real when shared!” 😉

M.

Resilienza ad libitum

Bene, è giovedì ed ho lasciato spazio a chi ha corso a Parma ed ha fatto il proprio primato personale.

Ho permesso anche a chi ha corso mezza mezza di Parma di esprime i propri pensieri.

Ma ora tocca a me, colui che domenica ha fatto la vera impresa.

Qua non si tratta di prestazione cronometrica. Qua si tratta di qualcosa che va oltre. Parafrasando Trabucchi Pietro, qua si parla di resilienza. Al cubo, per giunta.

Fidatevi, sopportare Marco Zaffani (il TM più veloce d’Italia su pista, secondo Diva & Donna) può essere complicato, sotto certi punti di vista. Davide quest’estate ci ha fatto una vacanza, e nemmeno lui sa come abbia fatto ad uscirne indenne. Domenica si è andati oltre, il suddetto ragazzo ha dato il meglio di se. Altro che ultrarunner!

Partito in sordina (forse perchè ancora doveva calarsi al meglio nel ruolo di coach biciclettato), nei primi chilometri si limitava ad annunciare i tempi di percorrenza km dopo km. Ma rapidamente, e in modo inesorabile, l’uomo con la sua bicicletta scalava le marce, per esplodere nell’ultima parte di gara.

"Devo andare più veloce di radice quadrata di Moses Tanui per staccare questo scassaballe"

“Devo andare più veloce di radice quadrata di Moses Tanui per staccare questo scassaballe”

“Stai attaccato” , “Non mollare”, “Dai che recuperiamo quello davanti”, “Tieni duro”, “Stringi i denti”, “Spingi in discesa”, “Spingi in salita”, “Spingi qua che la strada è a metà tra la salita e la discesa”. Una serie di incitamenti ed epiteti lanciati verso il sottoscritto come ‘na catapulta (cit. Pino Cammino).

Ma il capolavoro ancora aveva da venì! Chilometro 18,456. Marco, inebriato da chissà quali malto-destrine ingerite o sniffate, esplode tutta la sua esperienza con un’esclamazione che apre il cuore: “Spingi con i piedi, non con le cosce”. Basta. Da li si è fatto tutto buio, niente è stato più come prima. Un mix di emozioni, mal di pancia, nevralgia e lombo-sciatalgia, si sono sprigionate all’interno del mio animo, lasciandomi esterrefatto nonché del tutto inebetito.

Concludo la mia personale prestazione con un tempo appena decente. Neppure la spinta datami dal ciclista in erba è servita per farmi percorrere dignitosamente i due giri del percorso.

All’arrivo, vengo subito premiato con la medaglia d’oro al valore civile e con il premio della critica sezioni “Dino Zandegù” di Bassano del Grappa.

"E' finita, Lorenzo è campione del Mondo"

“E’ finita, Lorenzo è campione del Mondo”

“Mai vista tanta sopportazione in un solo uomo”, disse la speaker

“Anch’io, Jim” rispondo prontamente.

Morale della favola? Portatevi sempre dietro un Zaffani alla mezza. Ma ricordatevi i tappi per le orecchie, o meglio ancora un paio di cuffie da trapanatore. E poi tutto sommato pensa anche al ristoro finale a base di gnocchi!

"Ridi ridi, che Zaffani fa gli gnocchi"

“Ridi ridi, che Zaffani fa gli gnocchi”

L.

PS. Davide Lupo Stanghellini, estasiato anche lui da questa enorme prestazione, ha subito dichiarato di volerlo alla prossima mezza. Ci pensa lui a sfinirlo, o a buttarlo in qualche letto fluviale! Confidiamo in te, Davide!

PPS: Grazie Marco, e grazie Davide, avete condiviso un pò della mia fatica domenicale!