We run Lodi together – Pacer alla Laus Half Marathon

Far vincere la pigrizia e non scrivere nulla sulla prima edizione della Laus Half Marathon, oppure onorare un evento che aspettavo da tanto tempo in quel di Lodi?
Ormai sono qui, non posso non scriverne, non sarà l’articolo più bello, più interessante che leggerete qui però è un’occasione che non mi posso lasciare sfuggire.

Così come non mi ero lasciato sfuggire l’occasione, un’altra volta, per dare un senso sportivo e non solo ad una gara che non aveva nessun obiettivo cronometrico particolare. Mi sono lasciato prendere da questo ruolo di pacer, dopo la Deejay Ten anche qua a Lodi dovevo puntare a rendere la corsa più semplice per gli altri, che dover pensare a me.
La fatica, quando si fa il pacer, non è fisica, o per meglio dire, quella passa in secondo piano, la fatica è tutta mentale, è la necessità di adattarsi alla situazione. Partire con un passo, correre il primo km a sensazione, spesso più veloce del passo che si dovrebbe tenere, e poi da quello, un km alla volta è un continuo adattamento, al percorso, alle persone che ti trovi al tuo fianco, e ad un certo punto quando il tuo corpo inizia ad essere meno fresco devi cercare risorse che sai di avere ma non sempre trovi.

Forse la parentesi da pacer in questo momento si richiuderà, adesso ho un nuovo programma, passato un mese da Berlino, ho nuovi obiettivi vicini e finora mai raggiunti, questa parentesi mi è servita nel mantenermi caldo e pronto e per ricaricare le energie. Ma mi è piaciuta molto e, senza alcuna falsa modestia, sono stato così preciso da farmi venire voglia, in futuro, di rifarlo. Alla fine essere d’aiuto per qualcun altro, aiuta anche me e mi fa stare bene.
Dovevo fare 50′ alla Deejay Ten e ho portato qualcuno a fare il suo primato a 49’59”, dovevo stare nell’1h29′ questa volta e con Lorenza e Pierpaolo, altri due pacer, abbiamo portato un buon numero di podisti sotto il muro dei 90′. E tra questi anche lo spillo Samuele, che ha chiuso in 1h29’29”. Meglio di così!!??!?

Pacer che vincono non si cambiano. Anche se qualcuno è Xplesso.

Pacer che vincono non si cambiano. Anche se qualcuno è Xplesso.

E poi che bello è andare in bici alla partenza, tornare in bici e fare la doccia a casa propria 5′ dopo il ristoro e la consegna della medaglia?
E’ stata una bella gara, sulle strade di casa, questa volta con un pettorale e in compagnia di altri 1200 podisti, meglio non poteva andare.

Adesso aspettiamo l’anno prossimo, la podistica San Bernardo saprà come rendere ancora migliore la bella esperienza di quest’anno!

M.

P.S.: Noi pacer abbiamo corso la gara con la maglietta gialla dei Podisti da Marte, per ricordare il presidente marziano Fabrizio Cosi. Che la terra gli sia lieve.

Ho cambiato idea…

Lo ammetto, mi sono ricreduto.

Faccio parte di quelli che erano contro la scelta di Linus di togliere la parte competitiva della Deejay Ten. Per come aveva gestito il podio l’anno scorso(premiati tre che non avevano diritto di essere sul podio), trovavo la scelta di quest’anno un ripiego all’errore commesso. Invece no, trovo la scelta giusta vedendo sopratutto le ultime novità introdotte dalla FIDAL per poter partecipare a gare competitive. Io questa’anno la DeejayTen l’ho corsa il lunedi sera da solo tra le strade della mia campagna(ovviamente con la maglietta ufficiale) perchè domenica per motivi vari non sono potuto andare alla partenza.

DeeJay Eleven

Però hoi visto foto, letto commenti, sentito opinioni e tutti sono stati entusiasti per questa “festa” del running, perchè tale alla fine era: 25.000 corridori più o meno seri che si sono sparati 10km in compagnia per le vie del centro di Milano. Poi bravi quelli del Nike Running Club che hanno organizzato un bellissimo sistema di pacer(leggete qua oppure guardate qua l’esperienza del Cek),

Tutto alla faccia della FIDAL che invece di avvicinarsi al runner “amatoriale” sta facendo di tutto per dar vita sempre di più a queste forme di gare. Per chi non lo sapesse ancora dal 1° giugno 2016 per partecipare ad una gara FIDAL bisognerà obbligatoriamente essere tesserati con la Federazione (ad una società o tramite Runcard). Leggendo vari articoli sul web quasi tutti sono concordi che a rimetterci sarà appunto il runner “amatoriale” che dovra per forza iscriversi ad una società per partecipare anche solo ad una gara all’anno(ora si pagava il famoso “tesserino giornaliero”) e quindi spendere molto di più. Sotto la nota informativa rilasciata dalla FIDAL che va a cambiare anche la gestione dell’organizzazione di 1/2 Maratone e Maratone che non potranno essere più a livello regionale e provinciale(non ne capisco il perchè)

FIDALVedremo se alla fine avrà ragione la FIDAL o quelli come Linus, ad oggi vince facile il secondo, 25.000 partecipanti ad una 10km FIDAL non si sono mai visti!!!

BaKo

Deejay Ten – Le foto

E dopo il racconto di una giornata speciale da pacer alla Deejay Ten, qualche foto ufficiale scattata al ritrovo dei pacer del Nike Run Club e qualcuna scattata sul percorso dai fotografi di Podisti.net.

We run Milano together

Se avete letto Open, l’autobiografia di Andre Agassi, forse ricorderete che si diceva, in uno dei primi capitoli, di come il tennis fosse lo sport più solitario, forse più autistico che ci fosse. Si gioca da soli, contro un avversario con cui non ci può essere uno scambio diretto senza racchetta, un contatto fisico e manchi del tutto la vicinanza con qualcuno che possa alleggerire i momenti più duri, le tensioni. E’ pure vietato il coaching nel tennis nei tornei del Grande Slam, dal tuo angolo non possono giungere suggerimenti su come variare strategia e quindi il tennista professionista si trova solo, contro un avversario, sotto gli occhi di un arbitro e di molti giudici di linea, oltre che degli spettatori.
Qualcuno potrebbe obiettare che anche la corsa sia uno sport solitario, e diciamo che lo è in buona parte. Ci si può allenare da soli, e a volte quasi conviene pure farlo, in gara ognuno ha i suoi obiettivi, che spesso non riguardano la classifica finale, ma il tempo segnato sul proprio orologio o su quello presente in alcune gare nei pressi dell’arrivo. Però il contatto fisico c’è, corri spalla a spalla con altri come te, condividi con loro lo stesso spazio fisico anche se della maggior parte di loro non saprai nulla dopo, e non sapevi nulla prima.
Oppure, puoi decidere dopo qualche anno di gara (o anche meno eh, sia chiaro…) di provare ad essere colui che spinge qualcuno verso un proprio limite. Qualcuno di cui prima non sapevi nemmeno l’esistenza, e dopo probabilmente non vedrai mai più.

Black Pacer

Black Pacer

Oggi, su suggerimento di Stefano (ultimogenito del Sarzanas Running Team), ho avuto l’onore e un poco di onere di fare il pacer alla DeejayTen, con la perfetta organizzazione del Nike Run Club Milano. Certo, ci hanno stuzzicato ben bene loro, offrendoci già il sabato una maglietta ben griffata, un paio di shorts da 2″, merce spesso rara e da me molto apprezzata. Con la ciliegina sulla torta, la domenica di un paio di scarpe tutte nostre… non credevo, o forse non volevo credere che ce le lasciassero, ma per il disturbo inesistente di dover incitare e portare verso il limite tutti i partecipanti della corsa organizzata da Linus, questo “pacco gara” può dirsi uno dei più ricchi che io abbia mai avuto modo di ricevere. Per una volta sembra che la corsa economicamente mi abbia dato più di quello che io ho dato a lei.

Uno strappo alla regola #nolegsie solo per mostrare le mie scarpe nuove. E gratis!

Uno strappo alla regola #nolegsie solo per mostrare le mie scarpe nuove. E gratis!

E non bastasse questo, nel mio ruolo di pacer dei 50′ della seconda ondata di partecipanti, ho avuto modo di portare con me qualche corridore per buona parte del percorso, un percorso e una gara comunque difficile per chi puntasse a migliorarsi. Strade strette a volte, moltissima gente da superare, un primo km corso più vicino ai 6’/km che ai 5′ previsti. Mi sono autoconferito il ruolo di scopa del mio gruppo di pacer, sono stato più indietro rispetto agli altri bravi corridori in maglia nera come me, e negli ultimi 3 km ho incontrato nuovamente un corridore con cui avevo scambiato qualche parola sulla linea di partenza. Il pettorale personalizzato diceva “Ing Maverick”, e con lui e un altro siamo stati assieme, cercando di recuperare il più possibile sul piccolo ritardo che avevamo. Sono stati 3 km lunghi per lui, lo immagino, ho mentito un po’ con lui, gli dicevo che andavamo un po’ più lenti del passo a cui in realtà stavamo andando, qualche piccola bugia sulle distanze mancanti, ma erano a fin di bene. L’ho lasciato a 10m dal traguardo quando il mio gps segnava 49’57”, un ottimo risultato in generale e ancora migliore per come eravamo partiti.
Non sapevo nulla di lui prima, però internet ti permette di recuperare informazioni da qualche piccolo indizio, e posso dire con sicurezza che la soddisfazione che ho avuto quando ho letto il suo risultato nella classifica finale è stata grande quanto la sua. All’inizio mi aveva detto che aveva corso altri 10km in 52’… oggi ha chiuso la DeejayTen in 49’59”!!!!
Cosa può esserci di più bello di portare qualcun altro a ottenere il suo risultato? In fondo il suo risultato è anche il mio, prima volta da pacer e me la sono cavata bene.

E poi ci sono tutti i Runlovers di Facebook, qualcuno l’ho incontrato, qualcuno purtroppo no e ci avrei tenuto a lasciar loro la spilla che gli avevo promesso, anche come regalo di compleanno. Ma qualcun altro di loro mi ha riconosciuto e mi ha chiamato, non sono abituato a tutta questa celebrità!
E poi finalmente, ho visto Valeria con la sua bellissima pacer degli ultimi metri di gara, scambiato due parole con Dario e Chiara, su Berlino, Valencia e Milano 2016 e ho condiviso con i colleghi pacer un pranzo, la soddisfazione della giornata, anche se ho scoperto pure poi che qualcuno lo seguo pure su Instagram e qualcun altro invece non sono riuscito a riconoscerlo.

Ecco, nonostante le polemiche dell’anno scorso, e qualcuna di quest’anno, credo che questo sia lo spirito da Deejay Ten, non la ricerca di una competizione, non una gara, ma un modo per vivere una giornata di corsa, una comunione di persone che condividono qualcosa. Se anche è durato solo oggi, per molti il ricordo rimarrà a lungo.

L'onda pacer

L’onda pacer

MCM 2014

Penso non sia così facile trovare qualcosa di nuovo da dire dopo una maratona.

Nel bene o nel male, sono sempre 42,195 km. A volte dannati, a volte maledetti, a volte 29.

La verità però, è che la maratona dura solo 7 km. Quelli che vanno dal 34° al 41°.

Ed è proprio li che il più delle volte trovo la risposta a tutti quelli che mi chiedono cosa ci trovo a correre 42 km.

Sono quei 7 km, in cui sei sospeso in uno stato meditativo, tra la spinta ad arrivare e la voglia di mollare, che ti rendono migliore.

Ti rendono umano, piccolo, insicuro, demotivato.

Ti basta però quell’ultimo km e 195 metri per capire quanto, in poco meno di tre ore, ti possa sentire orgoglioso di stesso ed annullare tutti gli stati emotivi elencati in precedenza.

Dopo questa premessa mefistofelica, che non la più pallida idea di cosa significhi, posso provare ad inoltrarmi nella cronaca della gara.

Treno prima del previsto, alle 7.40 sono già a Rho Fiera, ma diversamente dallo scorso anno, stavolta il tempo è clemente, fin troppo forse. Si intuisce sin da subito che sarà una giornata calda, il sole fa capolino e decido di partire in canotta, senza altri inutili orpelli (si, i pantaloncini li ho comunque indossati, per il disappunto di tutti i miei fans e per il sollievo di tutte le mie fans).

Same Parking Different Sensations

Same Parking Different Sensations

Fortuna vuole che, mentre mi appropinquo in prossimità del bagno al parcheggio A3 Porta Ovest (diciamo più una cloaca a cielo aperto che una toilette vera e propria…) trovo i ragazzi della Bike & Run, nota compagine  podistica che arruola tra i suoi allievi anche un certo Zaffani Marco, noto più per la sua nuova bicicletta pieghevole che per le sue imprese sportive al limite delle risate fuori sincro.

Federico e Vincenzo decidono che proveranno a stare sotto le 3 ore, anche se l’ultimo nominato ha avuto un problema lombare nell’ultima settimana e non sa proprio cosa aspettarsi. Partità, ma dovrà arrendersi al 18°. La maratona, purtroppo, non si inventa. Lo sperimentai (Amedeo Minghi docet) nella prima esperienza ad Arona con la grande distanza.

Start alle 9:15, prima griglia, praticamente top runners. Imposto con Federico un ritmo più o meno costante, ma forse fin troppo elevato. Ma sto bene, so che se voglio migliorare devo tirare un pò più forte nella prima parte, poi ci penseranno il pavè, le rotaie e la fatica a farmi rallentare.

Ancora nei dintorni di Pero

Ancora nei dintorni di Pero

10 km in 41’11”, 21,195 km in 1:26’25”. Ottimo, sono in linea, ma so che non durerà, gli allenamenti non sono stati costanti e qualche piccolo fastidio muscolare, già al 24km, in zona Repubblica/Stazione Centrale inizio a provarlo.

Fino al 26° in coppia...

E’ al 27° km che capisco di dover rallentare: trovo mio papà, che d’ora in avanti mi seguirà in bici; prelevo i due gel da Elena in Corso Venezia e mi assesto su un passo un pò più tranquillo, senza deragliare e senza esagerare.

Dopo Duomo, Piazza della Scala e cambio terza staffetta inizio ad accusare un pò: questa ultima parte la conosco meno, non ho molti punti di riferimento, vado molto a spanne. Recupero e perdo qualche posizione, faccio un paio di calcoli mentali (a volte decisamente sballati…) e mi do un pò di morale.

Arriva Corso Sempione, stronzo come non mai: non c’è vento, fa solo caldo, ma non ci penso troppo, voglio arrivare in fondo, girare a sinistra e ritrovarmi nello stesso punto, ma spostato di qualche metro, dove sono passato circa un’ora e venti minuti fa.

E’ il 41° km, è stra-fatta. C’è solo da spingere ancora un pochino e sono arrivato, il mio attimo di gloria mi attende.

42°

42°

Piazza Castello, o Foro Bonaparte che dir si voglia, è gremito. Il traguardo è li, Elena mi attende; il timing segna le 2:56’06, ancora non so se sono sotto, non vorrei trovarmi a fare la fine di Tommi nella città degli Innamorati.

Il 2283 mi deve un arrivo...

Il 2283 mi deve un arrivo…

Mi sono migliorato, ma fa decisamente caldo. Mi spoglio, facendo vedere a tutti che il mio vero passatempo è il body building estremo, ed anche qua non mi tolgo i pantaloncini.

Happiness in 2:55' alto

Happiness in 2:55′ alto

Ritrovo Federico, quasi più stanco di me, e anche quasi più felice di me per il tempo che ho appena segnato.

C’è anche Zaffani, con pieghevole, direttamente dalla pista, ma è distratto dalle numerose preponderanze di alcune gentili ragazze…

Zaffo & Co.

Zaffo & Co.

Non c’è altro da dire.

Ringrazio chi ha creduto in me con i pronostici, e chi ha pensato a me nel proprio post. Elena, Felice e Marco, la vostra gita milanese è stata coronata con successo. Federico, la prossima ti tengo fino al 35°. Vincenzo, forza che la prossima non ti scappa!

Uomini da maratona

Uomini da maratona

Il lungo l’ho fatto, ora a Trieste proverò a tirare giù ancora qualche secondo, giusto per far spaventare i detentori Spilli sul record maratona.

Poi la stagione è lunga: Monza Resegone e Berlino mi attendono, Firenze mi rivuole, Reggio Emilia mi chiama, Seregno 2015 mi stuzzica.

Ho troppa tanta voglia per fermarmi ora e riposare.

hasta luego! alla prossima!

L.

 

PS: Per correttezza intellettuale (che paroloni, che non so in che contesto sto utilizzando…) è giusto che dica qualcosa sull’organizzazione. La prima, e non solo perché faccio il volontario da oramai 3 anni, è che chi lavora all’organizzazione mette veramente tutto quello che ha, forse anche di più. Chiaro, è il loro lavoro, è il minimo che devono fare. Ma è altrettanto vero che, contro le istituzioni, poco si può fare; e se dall’alto possono decidere, su di un qualunque tema, quasi nulla può fare chi sta al di sotto. La seconda è prettamente motivazionale; maratoneti, venite a Milano! C’è il tifo (a San Siro avevo due metri di pelle d’oca), ci sono degli splendidi passaggi in centro, le staffette di motivano, la gente applaude. E’ vero, qualche automobilista è un po’ troppo maleducato, ma perché allora non mandarli dalla parte del torto spingendoci tutti in strada correndo la maratona?

Ultima cosa. I prezzi sono alti. Forse su questo l’organizzazione dovrebbe lavorare. Non è possibile spendere 60 euro per una maratona. Capisco che molte altre costino anche di più, ma se si vuole veramente compiere un salto di qualità, qualche azione correttiva andrebbe pur fatta e tentata. Forza, l’anno prossimo sfonderemo le 5000 iscrizioni!

Per Alessia, grazie del supporto e dell’esperienza svolta! Ma già lo sai, l’anno prossimo la mia iscrizione sarà privilegiata!!!

 

 

 

 

 

(Ri) Tentar a Milano (non) nuoce…

Milano, Trieste, Monza-Resegone,Berlino,Firenze o Reggio nell’Emilia.

Si esatto, sono nell’ordine le capitali dall’unità d’Italia in poi.

Manca poco più di una settimana alla Milano City Marathon 2014.

Come ci arrivo, ancora non lo riesco a capire. Sensazioni che variano, gambe stanche ma che comunque non mollano un ritmo un poco più sostenuto del solito. Peso forma, forse qualcosa meno. Meno del Zaffani, sicuro.

Però a sto giro non mi commuovo a vedere il video che ricorda la manifestazione dello scorso anno. Saranno segni di magnifica maturazione interiore? Saranno i condotti oramai secchi? Sarà che oramai è sempre la stessa cosa?

Personal best sulla mezza a Verona (con attaccato Tommi come traino), 10km alla “viva il parroco” a Parabiago e poco altro.

Qualche chilometro in più del solito, ma pochi veri lunghi, con ancora ben impressi i brividi di freddo di due settimane fa dopo 2 ore al vento.

Tenterò di partire un pò più forte dello scorso anno, magari già da subito innanzi ai pacer delle 3h, e proverò a tenere. E vedere come reagiscono le gambe.

Nel caso, sarà un ottimo lungo in previsione Bavisela del 4 Maggio, il giorno dopo la finale di Coppa Italia tra Fiorentina e Napoli.

Death or glory, cantava Giosuè Strummer.

Non la faccio così tragica. So che è solo la prima tappa di un lungo percorso,che nel 2014 ho deciso sarà intenso di 42,195 km.

Notizia degna di nota, è la mia partecipazione come ambasciatore/maratoneta (se così vogliamo definire il mio ruolo) per YouAble, con la quale ho finalizzato l’iscrizione. Sarà per me un onore sostenere la loro causa e i loro progetti, a cui vi rimando al sito.

 

Grazie ad Elena per la bella opportunità concessomi!

Infine, mi piacerebbe aver un bel gruppo di supporto domenica prossima. Lo chiedo un pò perchè mi farebbe piacere sentire qualche voce amica durante la corsa; un pò perchè non ho voglia di tornare in treno, preferisco la macchina.

Quindi, parcheggiate a Brenta, o al silos di San Donato (ma non ho moneta, scusate) e venite a sorreggermi all’arrivo, oppure al chilometro 29, tanto caro a qualcuno…

Best Regards!!!

L.

 

Missione Compiuta!

Ancora prima di addormentarmi, sabato sera, lascio a questo video le mie perplessità sulla riuscita di domenica.

E’ domenica mattina, sono le 5:40, e suona la sveglia. Sono teso, molto teso, mi capita di esserlo spesso quanto non mi sento pronto per una cosa, o quando credo che sto per fare una cosa al di sopra delle mie possibilità.

Chi mi sta intorno si accorge. Fatico a parlare, non rido o scherzo, e non polemizzo (evento più unico che raro!).

Mi cambio e indosso il sacchetto nero, quello dell’immondizia, per capirci. Mi protegge dal freddo, ma soprattutto, mi nasconde dal mio ruolo. Nascondo la maglietta, mi riscaldo e 5 minuti prima del via sono alla partenza. Tolgo la mia armatura e scopro la maglietta. Sento gli occhi addosso della gente, ma presto si parte.

Spilli alla partenza!

Spilli alla partenza!

Faccio come per nascondermi, ma oramai ci sono, non posso più bleffare. Qualcuno mi dice qualcosa, scambio due parole con chi vorrebbe starmi a fianco, ma subito capisco che non avrò molta gente al mio fianco.

La tattica di gara che mi ora imposto era piuttosto semplice: per avere del margine, mi piacerebbe provare a stare su 4’33″/4’34” al km. Subito però, mi accorgo di andare un attimo più veloce, sia guardando il gps, che sentendo i commenti di altri podisti. Ci faccio caso e rallento, pensando che in effetti posso anche andare più piano.

E difatti così faccio, ma forse un pò troppo. infatti passo alla mezza in 1:37′, più o meno in linea, anche perchè la maratona non è proprio matematica: se è pur vero che manca metà gara, è anche vero che la stanchezza e la lucidità posso calare, anche drasticamente in qualsiasi momento. In questo momento ritrovo un simpatico amico, un ragazzo vestito interamente di rosso; mi era vicino nei primi km, mi ha staccato e poi, intorno al 23km, lo vedo e lo raggiungo; mi dice che ha un problema al polpaccio, fa fatica, ma con me, a passo costante, andiamo per circa 8 km.

Tiro il gruppetto!

Tiro il gruppetto!

All’altezza della Rocca Meli Lupi di Soragna (stupendo passaggio all’interno di quest’ultima, con tanto di tappeto rosso), il mio amico di rosso colorato mi abbandona, ma ritrovo subito un altro amico, che mi riconosce per via delle frequentazioni sui forum podistici. Due parole, decide di seguirmi e continuiamo, sembro in perfetto orario, le gambe stanno bene e il morale è alto, poi parlando si sente meno la fatica e la noia, di un percorso “all in white” e rettilineo, si allontana.

Intorno all 35° km, trovo un altro particolare personaggio. Vedo la canotta, Runners Bergamo, bei tipi quelli, e lui non è da meno. Parla volentieri, fa battute, come non ci si aspetta da tutti al 37° km di una maratona gelida e innevata.

Gli ultimi km sono un rettilineo unico. Dal gruppo di 4 persone che eravamo, ci assottigliamo, fino a rimanere in due. Mi piacerebbe aspettare gli altri miei due compagni di avventura, ma guardo il cronometro e vacillo un attimo, non capisco bene se sono in orario o no. Dovrei esserci, ma non posso permettermi di rallentare.

Nei dintorni di Soragna

Nei dintorni di Soragna

Prendo un pò di vantaggio, e parlando con questo ragazzotto bergamasco, mi viene in mente di chiedergli quante maratone avesse già concluso; sorride, mi butta li un 130 (si, 130, 1-3-0, centotrenta!), più 8 Passatori, Pistoia-Abetone, Strasimeno e molte altre. Chapeau, amico mio, non nego di volerti un giorno raggiungere.

Ci siamo, Bussetto e l’arrivo ci attendono. Controllo per l’ennesima volta il gps, all’arrivo faccio 3:14:41′, sotto le 3:15′. Dicono il mio nome all’arrivo, si complimentano per la costanza durante il percorso. Sorrido.

Cerco il gruppo dei supporters che però ancora non vedo, ma che arriveranno a breve, per portarci all’ambito ristoro, in cui fa capolino un’incredibile culatello.

Fa freddo, corro a prendere il bus che ci porta alle docce e via in trattoria per una bella mangiata, di quelle che ci vogliono sempre dopo la maratona.

Missione Compiuta!!!

Missione Compiuta!!!

Scopro solo una volta a tavola di essere arrivato 1° di categoria (TM, 23/34 anni). Bella soddisfazione, le gambe andavano e non sono arrivato al limite. Una volta di più ho la convinzione di essermi fino ad ora allenato bene, ora ho ancora un mese per rifinire la preparazione per Milano, dove l’obiettivo è limare quei 4 minuti di troppo dalla prestazione novembrina a Firenze. Compito ambizioso, ma questa ultima prestazione mi da morale e forza, soprattutto mentale.

Satisfaction

Concludo ringraziando il signor Chittolini, l’organizzatore di questa bella manifestazione che mi ha permesso di compiere questa  esperienza. E che mi ha sopportato, rispondendo a tutte le mail che gli ho inviato in questo periodo.

Alla prossima, che presumibilmente sarà la Scarpa D’oro Half Marathon a Vigevano, il 17/03.

L.