Penso non sia così facile trovare qualcosa di nuovo da dire dopo una maratona.
Nel bene o nel male, sono sempre 42,195 km. A volte dannati, a volte maledetti, a volte 29.
La verità però, è che la maratona dura solo 7 km. Quelli che vanno dal 34° al 41°.
Ed è proprio li che il più delle volte trovo la risposta a tutti quelli che mi chiedono cosa ci trovo a correre 42 km.
Sono quei 7 km, in cui sei sospeso in uno stato meditativo, tra la spinta ad arrivare e la voglia di mollare, che ti rendono migliore.
Ti rendono umano, piccolo, insicuro, demotivato.
Ti basta però quell’ultimo km e 195 metri per capire quanto, in poco meno di tre ore, ti possa sentire orgoglioso di stesso ed annullare tutti gli stati emotivi elencati in precedenza.
Dopo questa premessa mefistofelica, che non la più pallida idea di cosa significhi, posso provare ad inoltrarmi nella cronaca della gara.
Treno prima del previsto, alle 7.40 sono già a Rho Fiera, ma diversamente dallo scorso anno, stavolta il tempo è clemente, fin troppo forse. Si intuisce sin da subito che sarà una giornata calda, il sole fa capolino e decido di partire in canotta, senza altri inutili orpelli (si, i pantaloncini li ho comunque indossati, per il disappunto di tutti i miei fans e per il sollievo di tutte le mie fans).
Fortuna vuole che, mentre mi appropinquo in prossimità del bagno al parcheggio A3 Porta Ovest (diciamo più una cloaca a cielo aperto che una toilette vera e propria…) trovo i ragazzi della Bike & Run, nota compagine podistica che arruola tra i suoi allievi anche un certo Zaffani Marco, noto più per la sua nuova bicicletta pieghevole che per le sue imprese sportive al limite delle risate fuori sincro.
Federico e Vincenzo decidono che proveranno a stare sotto le 3 ore, anche se l’ultimo nominato ha avuto un problema lombare nell’ultima settimana e non sa proprio cosa aspettarsi. Partità, ma dovrà arrendersi al 18°. La maratona, purtroppo, non si inventa. Lo sperimentai (Amedeo Minghi docet) nella prima esperienza ad Arona con la grande distanza.
Start alle 9:15, prima griglia, praticamente top runners. Imposto con Federico un ritmo più o meno costante, ma forse fin troppo elevato. Ma sto bene, so che se voglio migliorare devo tirare un pò più forte nella prima parte, poi ci penseranno il pavè, le rotaie e la fatica a farmi rallentare.
10 km in 41’11”, 21,195 km in 1:26’25”. Ottimo, sono in linea, ma so che non durerà, gli allenamenti non sono stati costanti e qualche piccolo fastidio muscolare, già al 24km, in zona Repubblica/Stazione Centrale inizio a provarlo.
E’ al 27° km che capisco di dover rallentare: trovo mio papà, che d’ora in avanti mi seguirà in bici; prelevo i due gel da Elena in Corso Venezia e mi assesto su un passo un pò più tranquillo, senza deragliare e senza esagerare.
Dopo Duomo, Piazza della Scala e cambio terza staffetta inizio ad accusare un pò: questa ultima parte la conosco meno, non ho molti punti di riferimento, vado molto a spanne. Recupero e perdo qualche posizione, faccio un paio di calcoli mentali (a volte decisamente sballati…) e mi do un pò di morale.
Arriva Corso Sempione, stronzo come non mai: non c’è vento, fa solo caldo, ma non ci penso troppo, voglio arrivare in fondo, girare a sinistra e ritrovarmi nello stesso punto, ma spostato di qualche metro, dove sono passato circa un’ora e venti minuti fa.
E’ il 41° km, è stra-fatta. C’è solo da spingere ancora un pochino e sono arrivato, il mio attimo di gloria mi attende.
Piazza Castello, o Foro Bonaparte che dir si voglia, è gremito. Il traguardo è li, Elena mi attende; il timing segna le 2:56’06, ancora non so se sono sotto, non vorrei trovarmi a fare la fine di Tommi nella città degli Innamorati.
Mi sono migliorato, ma fa decisamente caldo. Mi spoglio, facendo vedere a tutti che il mio vero passatempo è il body building estremo, ed anche qua non mi tolgo i pantaloncini.
Ritrovo Federico, quasi più stanco di me, e anche quasi più felice di me per il tempo che ho appena segnato.
C’è anche Zaffani, con pieghevole, direttamente dalla pista, ma è distratto dalle numerose preponderanze di alcune gentili ragazze…
Non c’è altro da dire.
Ringrazio chi ha creduto in me con i pronostici, e chi ha pensato a me nel proprio post. Elena, Felice e Marco, la vostra gita milanese è stata coronata con successo. Federico, la prossima ti tengo fino al 35°. Vincenzo, forza che la prossima non ti scappa!
Il lungo l’ho fatto, ora a Trieste proverò a tirare giù ancora qualche secondo, giusto per far spaventare i detentori Spilli sul record maratona.
Poi la stagione è lunga: Monza Resegone e Berlino mi attendono, Firenze mi rivuole, Reggio Emilia mi chiama, Seregno 2015 mi stuzzica.
Ho troppa tanta voglia per fermarmi ora e riposare.
hasta luego! alla prossima!
L.
PS: Per correttezza intellettuale (che paroloni, che non so in che contesto sto utilizzando…) è giusto che dica qualcosa sull’organizzazione. La prima, e non solo perché faccio il volontario da oramai 3 anni, è che chi lavora all’organizzazione mette veramente tutto quello che ha, forse anche di più. Chiaro, è il loro lavoro, è il minimo che devono fare. Ma è altrettanto vero che, contro le istituzioni, poco si può fare; e se dall’alto possono decidere, su di un qualunque tema, quasi nulla può fare chi sta al di sotto. La seconda è prettamente motivazionale; maratoneti, venite a Milano! C’è il tifo (a San Siro avevo due metri di pelle d’oca), ci sono degli splendidi passaggi in centro, le staffette di motivano, la gente applaude. E’ vero, qualche automobilista è un po’ troppo maleducato, ma perché allora non mandarli dalla parte del torto spingendoci tutti in strada correndo la maratona?
Ultima cosa. I prezzi sono alti. Forse su questo l’organizzazione dovrebbe lavorare. Non è possibile spendere 60 euro per una maratona. Capisco che molte altre costino anche di più, ma se si vuole veramente compiere un salto di qualità, qualche azione correttiva andrebbe pur fatta e tentata. Forza, l’anno prossimo sfonderemo le 5000 iscrizioni!
Per Alessia, grazie del supporto e dell’esperienza svolta! Ma già lo sai, l’anno prossimo la mia iscrizione sarà privilegiata!!!