Ho cambiato idea…

Lo ammetto, mi sono ricreduto.

Faccio parte di quelli che erano contro la scelta di Linus di togliere la parte competitiva della Deejay Ten. Per come aveva gestito il podio l’anno scorso(premiati tre che non avevano diritto di essere sul podio), trovavo la scelta di quest’anno un ripiego all’errore commesso. Invece no, trovo la scelta giusta vedendo sopratutto le ultime novità introdotte dalla FIDAL per poter partecipare a gare competitive. Io questa’anno la DeejayTen l’ho corsa il lunedi sera da solo tra le strade della mia campagna(ovviamente con la maglietta ufficiale) perchè domenica per motivi vari non sono potuto andare alla partenza.

DeeJay Eleven

Però hoi visto foto, letto commenti, sentito opinioni e tutti sono stati entusiasti per questa “festa” del running, perchè tale alla fine era: 25.000 corridori più o meno seri che si sono sparati 10km in compagnia per le vie del centro di Milano. Poi bravi quelli del Nike Running Club che hanno organizzato un bellissimo sistema di pacer(leggete qua oppure guardate qua l’esperienza del Cek),

Tutto alla faccia della FIDAL che invece di avvicinarsi al runner “amatoriale” sta facendo di tutto per dar vita sempre di più a queste forme di gare. Per chi non lo sapesse ancora dal 1° giugno 2016 per partecipare ad una gara FIDAL bisognerà obbligatoriamente essere tesserati con la Federazione (ad una società o tramite Runcard). Leggendo vari articoli sul web quasi tutti sono concordi che a rimetterci sarà appunto il runner “amatoriale” che dovra per forza iscriversi ad una società per partecipare anche solo ad una gara all’anno(ora si pagava il famoso “tesserino giornaliero”) e quindi spendere molto di più. Sotto la nota informativa rilasciata dalla FIDAL che va a cambiare anche la gestione dell’organizzazione di 1/2 Maratone e Maratone che non potranno essere più a livello regionale e provinciale(non ne capisco il perchè)

FIDALVedremo se alla fine avrà ragione la FIDAL o quelli come Linus, ad oggi vince facile il secondo, 25.000 partecipanti ad una 10km FIDAL non si sono mai visti!!!

BaKo

A scoppio ritardato – Della mia 42 BMW Berlin Marathon e di 3 giorni berlinesi

Anschluss

Anschluss

C’è stato un momento quasi un’ora dopo la fine della maratona in cui le emozioni contrastavano particolarmente, percorrevo Unter Den Linden in direzione opposta rispetto alla gara e a distanza vedevo gli altri runner che si apprestavano a oltrepassare la porta di Brandeburgo poco dopo le 4 ore di gara; tra me e me pensavo che la maggior parte di loro stava concludendo felicemente la loro fatica, stavano assaporando tutta la gioia dei loro 42km abbondanti, mentre io un po’ mi sentivo deluso, per non essermi goduto il passaggio lì sul rettilineo finale, per il mio tempo finale di 3h03’06” dopo aver cercato per quasi tutta la gara di rimanere attaccato all’idea di scendere nuovamente sotto la soglia delle 3h.
Ecco, in quel momento di strana delusione si faceva strada la vera emozione per aver completato la gara, per avere al collo la medaglia, la settima di una maratona, e la commozione totalmente assente sotto il traguardo incominciava a fasi spazio insieme agli occhi un po’ più umidi.

Avessi corso gli ultimi 2 km sotto i 4'/km ce l'avrei fatta...

Avessi corso gli ultimi 2 km sotto i 4’/km ce l’avrei fatta…

Com’è stata questa BMW Berlin Marathon? Bella! Non bellissima, un po’ perchè ho sempre negli occhi l’indimenticabile esperienza della Chicago Marathon, un’insieme inarrivabile di gioia, soddisfazione, riuscita sportiva e molto altro, che forse ricercavo dopo due anni in questa seconda World Marathon Major da inserire nel curriculum di maratoneta. E’ organizzata bene, si respira l’atmosfera di gara, ma l’entusiasmo americano rispetto alla compostezza tedesca è di un livello per me superiore.

Il legsie finale #nomorelegsie

Il legsie finale #nomorelegsie

Durante la gara ricordo con vivido dettaglio una tifosa con cappotto rosso, stagliarsi nella folla di sostenitori (e il pensiero inevitabilmente va a qualcosa di totalmente diverso come Schindler’s List, ma non stiamo a dilungarci a riguardo), ricordo che i bambini erano un po’ timidi, in pochi allungavano le loro mani per ricevere il nostro 5, e io , quando potevo allungavo brevemente le traiettorie per il giusto saluto, i cartelli scritti in tedesco purtroppo non facevano un effetto di spinta, come avrebbero potuto, se fossero stati da me decifrati, anche questo ha reso la mia esperienza più fredda, avrei dovuto studiare il tedesco forse. Comunque ho corso bene per almeno 32/33 km, ho tenuto sempre un buon ritmo, partendo piano, con un primo km in 4’25” per poi stare sempre sotto i 14km/h, correndo i 5km in 21′ abbondanti, come da tabella di marcia. Le gambe erano ok, anche se ogni tanto qualche segnale differente arrivava, che io cercavo di evitare assumendo qualche integratore; la sensazione di fatica però era bassa, di sicuro minore ad esempio rispetto alla mezza maratona di Monza di sole due settimane prima, corsa solamente 15″ più veloce della prima metà gara a Berlino. La testa viaggiava bene, forse sognando un po’ troppo ad occhi aperti, ma trovavo che fosse un buon modo per rimanere fisso sull’obiettivo.
E queste sensazioni continuavano durante la prima parte della seconda metà di gara, fino a che, appunto al km 32 qualcosa un po’ iniziava a cambiare, ricordo un po’ a spanne che mi perdevo mentalmente qualche km, forse proprio al km 32 credevo già di essere al 33, mentre così non era, e ogni passo si faceva più pesante e il ritmo più lento. L’idea era quella di provare a rimanere intorno ai 4’25″/km e vedere come finire, il gps segnava centinaia di metri in più, la media era sballata e la testa non riusciva più a fare conti di una certa complessità. Ancora adesso non so quando ho perso del tutto la possibilità di ottenere il risultato perfetto, so solo che tra 39 e 40 ho capito che mi bastava finire, cercando di non perdere tutto il lavoro svolto. Al cartello dei 40 ho deciso che camminare un attimo invece di correre non sarebbe stata un’onta, per poi ripartire quasi subito, e lo stesso sarebbe avvenuto sempre tra 40 e 41, appena prima di girare verso Unter Den Linden per il lungo rettilineo finale. Qui, mentre camminavo vicino al marciapiede e alla gente un signore mi ha chiamato per nome e mi ha detto in inglese di non mollare e riprendere a correre, che era finita. Gli ho risposto, in italiano, “sì, adesso vado…” e ho trascinato un passo dietro l’altro, ho svoltato a sinistra, ho corso piano, chiuso in me stesso, senza vedere nè sentire nulla, ho intravisto l’ombra della porta di Brandeburgo, ci sono passato sotto senza provare alcuna emozione e dopo il cartello del km 42 ho sperato a ogni passo che la fatica non bloccasse la coscia, punta con uno spillo ad ogni movimento, doversi fermare senza la possibilità di muoversi a 50 metri dal traguardo sarebbe stata una beffa atroce. Il traguardo però era vicino e appena superato quello ho potuto fare nuovamente due passi camminando e fermarmi un attimo, bere, coprirmi, ricevere la medaglia, abbracciare una attempata volontaria e pensare che non ricordavo quanto fossero lunghi 42 km di corsa e che non avrei mai voluto più sentirne parlare per sempre. Poi però arriva il giorno dopo… e la voglia di riprovarci è ancora più intensa.

Per scaramanzia non sono mai passato sotto la porta fino agli ultimi metri di gara. Però poi mica mi sono goduto quel passaggio!

Per scaramanzia non sono mai passato sotto la porta fino agli ultimi metri di gara. Però poi mica mi sono goduto quel passaggio!

Sono stati 3 bei giorni berlinesi, giorni in cui in realtà non ho fatto nulla che un turista avrebbe fatto, ho poltrito, ho passeggiato poco, ho conosciuto gente in ostello, tanti maratoneti, due maratoneti italiani residenti all’estero, Giuseppe e Mario con cui ho condiviso i momenti prima della gara e la seconda birra alcolica post-maratona, non mi hanno rubato incredibilmente il bagaglio, a differenza di due miei compagni di camera, ho l’entusiasmo che solo i giorni successivi ti danno, quando quello che hai fatto assume contorni più reali e la voglia di attaccare nuovi obiettivi, sulla mezza maratona, sui 42km ancora. E anche altri effetti collaterali, credo per lo più benefici.

Qua iniziavo ad essere un po' più contento, almeno era finita.

Qua iniziavo ad essere un po’ più contento, almeno era finita.

Adesso sono 7!

Adesso sono 7!

La prima birra dopo 42 giorni, ed era analcolica... però già con questa inizio a dire addio agli addominali.

La prima birra dopo 42 giorni, ed era analcolica… però già con questa inizio a dire addio agli addominali.

Il lato destro

Io e il mio lato destro ultimamente non andiamo d’accordo. Per fortuna mi è stato concesso di avere tutto doppio…gambe, braccia, occhi. Ma il mio lato destro sta combattendo per non farmi fare sport. La caviglia è dolorante, la mia anca scricchiola, il ginocchio lavora male, la spalla non mi fa nuotare bene. Ma c’è una cosa che il lato destro non ha per vincere questa battaglia: il CUORE, quello sta a sinistra e non ha intenzione di smettere di battere per lo sport che faccio!!! Mi dispiace per te lato destro.

  

 

Estate In Salita

In tutti i sensi.

Si fa fatica ad uscire per il caldo. Allenamento poco.

Gare poche.

Si sale sul Resegone, in tre con i brividi che valgono almeno il doppio. Ti aspetta qualcuno, per un cambio di scarpe o per qualche birra lassù in cima. Vivere la montagna di notte è la cosa più magica al mondo.

Di passaggio a Vilasanta

Di passaggio a Villasanta

Si sale al Ventasso, su e giù spaventosi immersi nella meraviglia dell’Appennino reggiano. Un salame e una soddisfazione lunga 42 Km di mangia e bevi.

Cappone al Ventasso

Cappone al Ventasso

Occhialata a specchio

Occhialata a specchio

Cappone all'arrivo

Cappone all’arrivo

Si salirà ai Laghi Gemelli, partendo da Roncobello. Mai fatta. Magari mi faccio anche un bagno.

L.

PS: sarà la stanchezza, il caldo, la voglia di dover far fuori qualcosa. Ma due lacrime sincere sono scese.

1997, Alpe D’Huez, Marco Pantani. Stesso urlo, stessa liberazione.

Orgoglioso di te e della tua voglia di rivincita!

Pride

Pride

Vecchi ricordi e strane distanze…

Era l’11 settembre 2011, in quel giorno affrontavo forse la mia peggior avventura sportiva…correre la prima Maratona.  Non sto a dirvi i motivi del per cui mi trovai a correre quella maratona, forse perchè ancora oggi non li conosco veramente , sicuramente c’entrava  il ginocchio, quello con gli Spilli.

Sta di fatto che domenica mi sono ritrovato ancora su quelle strade, fatte al contrario, distanza diversa ma sempre lì affacciato sulla sponda Ovest del Lago d’Iseo. C’era da correre la Sarnico-Lovere gara di 26km(che poi sono 25 e qualcosina).

Ecco qua i miei primi dubbi sulla griglia di partenza:

  • “Come cavolo si corre una 26km?”;
  • “La faccio al ritmo della mezza maratona?” Si può fare ma ci sono 5km in più da correre…
  • “La corro come una 30km?” Vabbè, però poi arrivo che sono ancora fresco e mi sento in colpa con la parte competitiva che c’è in me…

Questo è quello che mi frullava nella testa prima di partire, oltre ad altre mille indicazioni, numeri, ritmi e suggerimenti che mi vengono dati da amici e atleti per far si che la mia preparazione all’IronMan 70.3 sia la migliore.

Ma si sa, io dell’atleta ho ben poco quindi, appena parto, faccio andare le gambe e penso a divertirmi. Il 1° km passa, il 2° pure, il 3° vien da se e qui la mia testa ha deciso che era un buon giorno per faticare e arrivare velocemente al traguardo. Allora chiariamo…velocemente per me… dando due numeri passo ai 10km in 40’43”, ai 21km in 1h27′(in linea con i miei tempi di questo periodo) e chiudo in 1h43’59″(che fa figo se dici che erano 26km, ma l’ho ammetto erano 750m in meno).Comunque lasciando da parte i numeri, di cui non posso essere nient’altro che soddisfatto, la cosa bella di questa gara è stato ripensare al contrario quei primi 26km di quella maledetta maratona.

Pensavo di aver cancellato tutto e invece mentre ripercorrevo la strada mi sono venuti in mente tutti gli attimi di quella gara e sopratutto come, da allora, sia cambiata la mia testa, la mia voglia di far fatica e pure il mio passo. Forse questa mia presa di coscienza ha fatto si che quei (quasi) 26km passassero in modo gradevole e rilassato, godendo del paesaggio e non facendosi prendere dal panico nei tratti di galleria completamente al buio (Complimenti ai vandali responsabili del gesto, ma anche questa volta abbiamo vinto noi runner).

L’arrivo al porto di Lovere è una grande emozione, basta poco: un tappeto, due ali di folla che ti applaudono e la medaglia che ti aspetta…

Finish Line

Finish Line

Medaglia Medaglia Medaglia

Medaglia Medaglia Medaglia

 

Giusto per fare un salto nel passato, questa foto risale proprio a quella maratona, sembra una vita fa, meno capelli, meno barba, molto meno “colore” sulla pelle e gli “Spilli del Ginocchio” che da li a poco sarebbero nati…

Maratona dell'acqua '11

Maratona dell’acqua ’11

La colonna sonora di questo mio viaggio in solitaria al lago(nessuno spillo mi ha accompagnato, ma per l’anno prossimo uno l’ho trovato) è stata gentilmente ispirata da Michele, che, grazie al suo regalo di Natale sfruttato settimana scorsa, mi ha dato la possibilità di ascoltare dal vivo un gruppo con 20 anni di ritardo e che da quella sera ascolto in ripetizione, sopratutto questa..

Gli spilli nel g…

Siamo tutti d’accordo che per un podista non essere mai infortunato sia una bella fortuna?
E sul fatto che più si sta lontani da dottori, fisioterapisti, osteopati o semplici quesiti medici su google e meglio è?
Direi che nessuno risponderebbe negativamente a questi quesiti tra i nostri lettori, e io personalmente mi ritengo alquanto fortunato da quando ho cominciato il mio percorso podistico. Pochissimi fastidi, nessun infortunio, qualche visita a Tommi, osteopata di fiducia degli spilli, ma solo per qualche massaggio sportivo in vista di qualche gara.
Ho sempre potuto allenarmi come volevo, uscire quando volevo, seguire i momenti di forte voglia o quelli in cui correre diventava più pesante. E di gare non ne ho mai saltate, a parte Parigi nel 2012, ma lì in ballo c’erano altri motivi.

Però da un paio di giorni a stabilire il mio programma di allenamento c’è un piccolo, ma costante fastidio ad un gluteo, dove questo si attacca alla coscia. Ed è come sentire uno o più spilli lì, che ad ogni movimento, anche il più semplice si fanno sentire. Sensazioni che già sentivo in prossimità della Stramilano, e che in quel giorno mi aveva (solo) in parte rallentato, più per una questione precauzionale che per un vero e proprio dolore. E poi avevo continuato a correre, senza sentire granchè, finchè nell’ultimo allenamento di settimana scorsa mi ero accorto di avere pulsazioni alte a ritmi comunque bassi oltre a questa costante sensazione di gluteo pungolato ad ogni passo.
Due giorni di riposo, e domenica, quando mi sono svegliato il fastidio era ancora più persistente di prima.

E qui mi ricollego alle domande iniziali, alle mie prime frasi, sono stato sempre fortunato, non avendo infortuni particolarmente gravi, però questa disabitudine mi porta a ingigantire il fastidio di quello che sembra un piccolo stiramento. Non so come gestirlo psicologicamente, andrei a correre lo stesso, sperando che passi da solo, e farei la più grossa cazzata possibile. E allora aspetto, di essere trattato, di non sentire finalmente quel fastidio ad ogni movimento.
La fortuna di altre volte si scontra contro l’impazienza di questi momenti.

Meno male che gli obiettivi sono in là, a fine Settembre, la Wings For Life può anche essere solo un momento di gioia e non una corsa verso i 45 km. Meglio recuperare totalmente e poi pensare alla preparazione per Berlino.

Almeno non sareste costretti a vedere le mie foto pre-allenamenti su Instagram adesso…

#legsie, come dice frabonometti

#legsie, come dice frabonometti

m.

La Milano Marathon degli spilli, per immagini.

Niente parole, solo foto.
E se volete, una colonna sonora, consigliata…

MMC – Parte 3 e Meno 3

Sub 3h, 3:05′ o 3:10′.

Meno 3.

Parto forte, soffro dopo; parto piano, soffro dopo ma un pò meno; parto forte, vediamo dove arrivo, o come arrivo, se ci arrivo. Perdo il treno; prendo il treno, sbagliato, arrivo tardi, mi fermo a fare colazione, in San Babila.

Tommaso, Dario, spero (per me, non per loro) che qualcuno a farmi compagnia ci sarà, per qualche km.

Milano City Marathon Parte 3. Bella e diversa, con il percorso nuovo e i vialoni che ti “aiutano” a pensare…

Nuovo percorso

                          Nuovo percorso

Mi manca solo correrla sotto la pioggia, ma forse la scampo anche questa volta.

Farà caldo?

                                Farà caldo?

Giochiamocela, in qualche modo è pur sempre festa.

A volte, solo un pò faticosa…

L.

Prepararsi alla Pasqua

Ed è arrivata anche la Pasqua…

Per un runner/triatleta è un’altra di quelle prove durissime da superare(meno del Natale sia chiaro), ma rimane sempre una due giorni alimentare che può creare grossi problemi allo stato di forma.

Io di certo non mi tiro indietro a tavola, però per evitare sensi di colpa questa settimana ho fatto un po’ di sport…

Via Crucis dello Sport

Via Crucis dello Sport

Senza dimenticarsi della parentesi cestistica con Michele  mercoledì sera!!! (leggete qui)

Se pensiamo a domani mattina poi, non è detto che non si faccia nulla, giusto per santificare sportivamente la Domenica.

Intanto oggi pomeriggio occasione per farsi gli auguri e di certo non ce li facciamo stando fermi!!!

Buona Pasqua di corsa...

Buona Pasqua di corsa…

 Quindi Io, Gli Spilli nel Ginocchio e i Sarzana Running Team vi auguriamo

BUONA PASQUA!!!

Il primo amore non si scorda mai…

… più probabilmente sarà lui ad essersi scordato di te.

1993, un'ottima annata

1993, un’ottima annata.

La pallacanestro è stata il primo e ,per lungo tempo, unico amore sportivo della mia vita. Mi ha fatto conoscere buona parte dei miei migliori amici, mi ha insegnato a stare in una squadra, mi dà anche un po’ di pane di questi tempi, senza alcuni vecchi compagni di squadra ora non correrei con l’impegno attuale, non cercherei la competizione anche in questo ambito. E di questo sono assolutamente grato.
Nel 1993, a 16 anni, quando giocavamo da Cadetti, ci siamo tolti tante soddisfazioni. Il terzo posto nella classifica milanese, con il secondo ad un supplementare di distanza, è stato l’apice della nostra squadra, un anno magnifico, fatto di 6 allenamenti a settimana con la partita, fatto di giusta disciplina e di tanto divertimento. Ancora ricordo la mia esultanza insieme a Roberto quando abbiamo eliminato Sondrio, i giocatori del Magenta che mi dicevano ‘sei una merda’ mentre tiravo i tiri liberi, SEGNATI, nel supplementare di quella partita. E poi la tre giorni a Bernareggio che potevano portarci uno step più in là, ma si sono conclusi su un tiro sul ferro nel supplementare contro Morbegno, il premio di terzo miglior giocatore del girone a 4. Sono passati 22 anni e mi sembra l’altro ieri.

22 anni dopo. E molto più fighi!

22 anni dopo. E molto più fighi!

Perchè ieri invece ci siamo ritrovati, in 5, di nuovo assieme come un quintetto di metà anni ’90 a giocare nella partitella del mercoledì sera in cui le vecchie glorie del basket lodigiano la spiegano ancora.
Ecco, diciamo che l’amore per il basket resta sempre alto e immutato, il basket nei nostri confronti è un po’ meno accondiscendente e così partono gli airball su tiri dalla lunetta piazzati, i terzi tempi sbagliati, le palle perse per incapacità fisiche e disattenzioni. E correre una maratona non è come riprendere a scattare, saltare, scivolare lungo i 28 metri del campo. L’amore è un po’ meno corrisposto, ma non ci arrendiamo, in onore dei vecchi tempi.

Poi la sveglia la mattina è un po’ più dura, i tendini delle caviglie sembrano essersi accorciati nel corso della notte, ogni passo all’inizio sembra un’impresa e ti chiedi chi te l’abbia fatto fare. Come ti domandi chi ti abbia fatto uscire a correre a mezzogiorno e mezzo, per correre 45′ in cui nemmeno riesci a trattenerti. Sarà colpa del vento. Sarà colpa del fatto che per 15 anni della tua vita ogni giorno, in ogni allenamento dovevi dare il tuo 100%. E certe abitudini sono dure a morire.

m.

Colori in serie imbarazzanti. E si notano poco le calze, Jordan brand...

Colori in serie imbarazzanti. E si notano poco le calze, Jordan brand…