… più probabilmente sarà lui ad essersi scordato di te.
La pallacanestro è stata il primo e ,per lungo tempo, unico amore sportivo della mia vita. Mi ha fatto conoscere buona parte dei miei migliori amici, mi ha insegnato a stare in una squadra, mi dà anche un po’ di pane di questi tempi, senza alcuni vecchi compagni di squadra ora non correrei con l’impegno attuale, non cercherei la competizione anche in questo ambito. E di questo sono assolutamente grato.
Nel 1993, a 16 anni, quando giocavamo da Cadetti, ci siamo tolti tante soddisfazioni. Il terzo posto nella classifica milanese, con il secondo ad un supplementare di distanza, è stato l’apice della nostra squadra, un anno magnifico, fatto di 6 allenamenti a settimana con la partita, fatto di giusta disciplina e di tanto divertimento. Ancora ricordo la mia esultanza insieme a Roberto quando abbiamo eliminato Sondrio, i giocatori del Magenta che mi dicevano ‘sei una merda’ mentre tiravo i tiri liberi, SEGNATI, nel supplementare di quella partita. E poi la tre giorni a Bernareggio che potevano portarci uno step più in là, ma si sono conclusi su un tiro sul ferro nel supplementare contro Morbegno, il premio di terzo miglior giocatore del girone a 4. Sono passati 22 anni e mi sembra l’altro ieri.
Perchè ieri invece ci siamo ritrovati, in 5, di nuovo assieme come un quintetto di metà anni ’90 a giocare nella partitella del mercoledì sera in cui le vecchie glorie del basket lodigiano la spiegano ancora.
Ecco, diciamo che l’amore per il basket resta sempre alto e immutato, il basket nei nostri confronti è un po’ meno accondiscendente e così partono gli airball su tiri dalla lunetta piazzati, i terzi tempi sbagliati, le palle perse per incapacità fisiche e disattenzioni. E correre una maratona non è come riprendere a scattare, saltare, scivolare lungo i 28 metri del campo. L’amore è un po’ meno corrisposto, ma non ci arrendiamo, in onore dei vecchi tempi.
Poi la sveglia la mattina è un po’ più dura, i tendini delle caviglie sembrano essersi accorciati nel corso della notte, ogni passo all’inizio sembra un’impresa e ti chiedi chi te l’abbia fatto fare. Come ti domandi chi ti abbia fatto uscire a correre a mezzogiorno e mezzo, per correre 45′ in cui nemmeno riesci a trattenerti. Sarà colpa del vento. Sarà colpa del fatto che per 15 anni della tua vita ogni giorno, in ogni allenamento dovevi dare il tuo 100%. E certe abitudini sono dure a morire.
m.
L’ha ribloggato su The Becoming.
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