Idea:
Pazzia:
Piedi per terra:
L.
Idea:
Pazzia:
Piedi per terra:
L.
Due settimane.
Tanto è passato dalla MCM.
15 giorni di recupero. Bagordi, dolci, vino, fiorentine, pici e chi più ne ha più ne metta. Gite toscane, zingarate, osterie, merende.
Oggi ultima tappa, cena bavarese con annessa birra media.
Da domani, si ricomincia a fare sul serio.
Obiettivi a breve termine, per ora, non ce ne sono, ancora. Tutto è da decidere.
In questa settimana, prenderò qualche decisione su gare ed eventi futuri.
Ci saranno novità, sicuramente.
In attesa di progettare la stagione che viene, mi sono preso un impegno: ogni domenica, mi appunto gli allenamenti della settimana, giorno per giorno, volta per volta. Spero di essere il più preciso possibile. E di non sgarrare mai!
Anche questo è segno di maturità e impegno, verso me stesso e gli altri.
Buona notte!
PS: Lunga è la strada per arrivare al successo. Arriverò mai a metà?
“L’ultima, stop, per quest’anno non ne voglio più sapere!”
Fosse così, sarebbe anche legittimo. Mesi di allenamento, pioggia, neve, vento, freddo, sveglie alle 5 del mattino, pista alle 21 di sera, medi di 35’ a 3’49”, ripetute, 3×4000, lunghi. La testa che non va più, le gambe che si ribellano, dolori ovunque, ansia, tensione.
Sabato mattina, ore 7.18; torno mestamente a casa. Zoppico, coda tra le gambe, muso lungo, non parlo con nessuno. Il piede destro fa le bizze, si ribella. E’ finita, penso. 18’, 3 km. 4 mesi buttati, per tutta la giornata evito di parlare, mi confido solo con pochi, non dico niente a nessuno. Non lo dico a Michele, per non rovinare il suo entusiasmo; lo dico a Elena e a Zaffo, che mi dicono di stare tranquillo. Io tranquillo lo sono, ma perché oramai sono rassegnato. Parto e male che vada mi ritiro. E in autunno mi iscrivo a Torino…
Domenica mattina, sveglia ore 5. Treno ore 6.23. Metro e arrivo a Rho. Pioggerellina e freddo. Nuvole minacciose. Ci cambiamo sotto il parcheggio della Fiera. Mi piace l’ambiente, anche se ce lo godiamo poco. Ci cambiamo, qualche foto, portiamo la borsa e facciamo riscaldamento. Tutto nella speranza che possa servire a qualcosa. Non ho fiducia, sono pessimista; il riscaldamento lo salto, quasi. Entriamo nella gabbia presto. Sale la tensione, sale la fiducia. Comunque vada, sarà un successo; di certo, non mollo. Sono qui, me la gioco fino in fondo.

Prima della partenza (Grazie a Podisti.net per la foto)
Via. 3’57” il primo chilometro. Tallono i pacer delle tre ore. Incredibile, sto bene. Molto bene, mi sembra di andare facile, con il freno a mano tirato, non voglio esagerare, è lunga. I km scorrono veloci. Senza accorgermene quasi, lascio la compagnia delle 3 ore e faccio gruppetto davanti. Mi sento bene, sempre in controllo. Mi ripeto di non strafare, è lunga. E poi siamo solo in periferia, ancora deve arrivare la vera Milano, i palazzi, il pubblico, i lastroni e i binari del tram. La compagnia del gruppetto è ottima, si ride e si scherza. Non sarà così per sempre, immagino. Arriviamo in Milano, si inizia a sentire il pubblico.
Passo alle mezza in 1:29’. Perfetto, sto da Dio, il piede sta li buono buono, nessun dolore o allarme. Oramai manca poco e sarò al 24° km, dove mi attendono Tommi, Gio e Ale. Non so come, ma allungo. Quasi senza accorgermene, me ne vado, in progressione. Prendo i gel da Tommi, che puntualmente perdo (grazie al cielo percorriamo avanti ed indietro Via Pisani!).
“http://www.facebook.com/video/embed?video_id=10200583843585854”
Si sente il vento, ma supero i Bastioni di Porta Venezia di slancio, passo Viale Bianca Maria e torno indietro come se nulla fosse. Mi fa compagnia una donna, che tutti incitano. Le dico di starmi dietro, al coperto dal vento. Finché ne ha, mi segue. Arriviamo in Piazza San Babila, raggiungo tanta gente. Qualcuno già inizia a pagare la partenza lanciata. Beato me, che ho già 4 maratone alle spalle e un pochino di esperienza. Sono ancora in spinta, passo Piazza del Duomo e Piazza della Scala. Recupero ancora posizioni. Il passo segnato dal GPS scende da 4’11” a 4’10”. Bene così, finché ne ho, devo spingere. Per soffrire c’è ancora tempo. La parte dura comincia ora.
30° km: sto ancora bene, rapidamente faccio il punto della situazione. Sono solo, mi porto appresso un omino piccolino; mi è sempre attaccato, non si scrolla di dosso. Mi tocca anche dentro con i piedi, rischiando di farmi inciampare. Non so come insultarlo, da quello che ho capito non è italiano. Ma già me lo immagino superarmi al traguardo, dopo che ho tirato tutto il tempo e l’ho coperto dal vento.
32° km: in teoria i nostri supporters dovrebbe essere anche qua. Nulla, non si vedono. No problema, di gel ne ho ancora. Supero Dario, altro noto blogger, piuttosto affaticato, ma non ha nessuna intenzione di mollare. Ci scambiamo un incitamento.
33° km: cambio della staffetta, vedo che si riscalda l’oro olimpico Stefano Baldini. Gli do il cinque. Mi da una bella carica, ma inizio ad accusare un pochino la fatica. L’omino, la mia ombra, mi è sempre alle calcagna. Sempre incollato.
38°:Il vento fa cadere una transenna proprio quando passo io. La evito con difficoltà e vado avanti. Tempo qualche metro e il mio amico tallonatore mi supera. Mi dice di seguirlo. Mannaggia a te, se avessi ancora qualcosa in corpo te la farai vedere io…
39° e 40°: Eccolo, Corso Sempione. Fatto al 20° più essere fastidioso e noioso,ma con freschezza lo superi; al 40° vorresti morire. Butto giù la testa, penso alla fatica, a tutti i km fatti in questi mesi di allenamento, al freddo patito alla Stramilano, alla neve e ai geloni alle mani ed ai piedi di Busseto. Fatico incredibilmente, ma ci sono. Resisto.
41° e 42°: Ci siamo. Aggiriamo Parco Sempione, rettilineo e curva a destra. Manca un niente. Spingo fino ai crampi. Sono sotto (e cotto!), e anche alla grande. Manca un niente, una curva, pochi metri.
200, 150, 100, 50…42.195°: 2:58’14”! O in Real time, 2:58’ puliti. Se non fosse che sto per svenire, tutto bene! Mi rendo conto di aver fatto una cosa incredibile! Un sacco di pensieri per la testa; i sacrifici, la dieta, le rinunce, le levatacce e il letto alle 22. Sono serviti a qualcosa, dal primo all’ultimo.

Sfinito! (Grazie ad Andòcorri per la foto)
Samuele, Roberto e Alessia mi festeggiano. Non vedo l’ora di stendermi. Mi tolgo le scarpe. Mi commuovo, mi lascio andare, non mi interessa. E’ il mio momento, l’ho atteso. Diversamente da Firenze, dove sinceramente non sapevo cosa aspettarmi, qua avevo un solo obiettivo, infrangere il muro delle 3 ore. Ci sono riuscito, e al primo tentativo. Non voglio più correre maratone, se ne riparlerà l’anno prossimo, forse. Solo mezze e 10 km.
Arriva Michele, soddisfatto. E te credo! Mi rivedo in lui, la sua storia assomiglia alla mia in novembre.
Arriva anche Tommi, che forse soffre più di noi lo stop forzato causa infortunio. Non so quanto vorrebbe essere al nostro posto…
Stupendo, meraviglioso. Passa la stanchezza. Sono un po’ più lucido. Non ci sto più dentro! Chiamo Elena, che per prudenza ho lasciato a casa. Fallire sotto i suoi occhi non sarebbe stato il massimo.
A casa tutti conoscono già il mio risultato. in famiglia già conoscevano il mio risultato. Chiamo mio cugino, anche lui già a conoscenza. Per una volta non mi dice che sono stato scarso! Ma è già pronto a sfidarmi ed a sopravanzarmi nella Maxi classifica.
Arrosto (con birra Stelvio, finalmente).Divano, Roubaix ( Cancellara invincibile), gelato, aperitivo, pizza. Tutto quanto meritato. Tutto con la medaglia al collo.
Milano mi ha regalato la più bella giornata sportiva della mia vita. Tempo ideale, percorso veloce e divertente. Tanta gente a fare il tifo. Tanti colori, amici sulle strade, calore. L’arrivo in Piazza Castello, tra due ali di folla. Le lacrime, la fatica, il sudore.
Grazie a tutti, di cuore. A chi mi ha sopportato, e che tante volte si è sentita dire “no, devo correre” oppure “sono stanco, andiamo a casa”; a chi mi ha sostenuto, e sempre mi ha spinto a dare di più. A chi si è allenato sempre con me, quasi in simbiosi, aiutandoci a vicenda a non mollare; a chi non c’è più, ma che porto tatuato sulla pelle sempre di fianco a me; a chi in questi periodo ho trascurato, ma che so che sotto sotto non si è mai sentito in disparte; a chi ha creduto in me, più di quanto possa aver fatto io.
Dedica speciale alla Decafamily Pieve Fissiraga, che mi ha regalato un lunedì mattina da leone! Siete speciali!
“L’ultima, stop, per quest’anno non ne voglio più sapere!” . Troppa fatica nel scendere e salire la scale. Ma quella passa, e la voglia di migliorarsi resta. Inizio a pensare dove posso limare i secondi. Dicono che Torino sia veloce…
L.
Ho un libro aperto davanti, i Depeche Mode che suonano su iTunes (Delta Machine mi piace, stranamente…).
Dovrei studiare. Ovviamente, non lo faccio. Mangio di tutto e di più.
La testa è da un’altra parte, su un altro tipo di competizione. Almeno a una quarantina di chilometri di distanza da qua.
Ultimi allenamento, rifinitura. I chilometri fatti pesano tutti, più che fatica fisica, sono sforzi mentale non indifferente. Pioggia, vento, freddo, non mollano nulla. Si soffre, alla grande. Ogni chilometro è come se fosse l’ultimo della grande fatica.
Non vedo l’ora di scendere dalla metropolitana, fermata Rho Fiera, ore 7.30, domenica 7 Aprile 2013.
Il countdown segna 9 giorni,15 ore, 25 minuti e altrettanti secondi.
Manca poco, o forse troppo. Ho giusto il tempo di guardami ancora 76 volte questo video.
Tutte le volte mi commuovo, non scherzo.
La tensione fa brutti scherzi. Ma almeno mi tiene teso, e carico: quel che basta per sentirmi sempre vivo!
L.
Più andiamo avanti, più l’asticella sale.
Tutte le volte, dopo il traguardo, mi chiedo quanto posso (e voglio) migliorare.
1:22’09” inizia ad essere un bel tempo. Migliorabile? Limite raggiunto?
Ieri mattina avevo ottime sensazione. Mi sentivo bene, riposato e in forma. Pur non essendoci il clima delle grandi occasioni (partenza con nevischi e 1° ), non ho però avuto molte difficoltà a prendere un bel ritmo e tenerlo fino al termine della manifestazione.
Complici anche i lunghi rettilinei di campagna (che possono piacere o no), un pò in leggera salita e discesa, le mie gambe hanno da subito risposto presente, come sinceramente era da un pò di tempo che non succedeva.
3’56” il passo i primi 10 km; 3’54 i successivi. Sempre costante, solo un km a 4′ (3°) e uno a 3’58” (18°), per colpa di una piccola salitella spezza gambe. Ancora uno split negativo, indice comunque di un buon stato di forma.
Il lavoro di qualità, come già detto, inizia a dare i suoi frutti. Unito ad una migliore convinzione dei propri mezzi, cosa che non questa mai. La chiave di tutto sta li, con perseveranza e costanza i risultati arrivano (cit.)
Soddisfazione per il risultato raggiunto comunque. Mi sono sempre detto che se ho ambizioni sotto le 3 ore in maratona, il primo passo sarebbe dovuto essere percorre una mezza maratona sotto l’ora e 24′.
Finalmente posso dire di ambire a questo risultato, con qualche convinzione in più!
Per ultimo, complimenti a Miki per il P.B., a Carlo per il mio medesimo esordio, a Giorgio per l’esperienza nella Maratona di Roma. E una menzione speciale a Brisk, sempre presente!
A presto, con un clima più primaverile!
L.
Weekend di gare per gli spilli.
Oltre a Giorgio, che sarà impegnato nella capitale per la sua prima esperienza sui 42,195 (a cui faccio un grosso in bocca al lupo), altri runners saranno impegnati nella ridente e anche un pò nevosa pianura padana.
In particolare, Zaffo sarà al via di una non bene precisata corsa sui 10.000 metri nei pressi di Brescia, mentre io e Michele saremo al via della VII edizione della Scarpa D’Oro Half Marathon, in quel di Vigevano, provincia pavese.
Vigevano che per questo weekend promette bene. Temperature rigide (1,5° alle 10, 3° alle 13), forse neve, quasi sicura la pioggia. Per essere alle porte della primavera, possiamo anche ritenerci poco soddisfatti.
Percorso particolare, con un primo tratto in città, attraversando anche la famosa piazza Ducale e il Castello Sforzesco. Dopodiché la corsa prosegue verso la campagna tra le risaie e un breve tratto di sterrato che costeggia li fiume Ticino, per poi rientrare verso lo stadio Dante Merlo, luogo di partenza e di arrivo.
E’ la prima volta in assoluto che corriamo questa manifestazione. Per quanto mi riguarda, il mio obiettivo è quello di provare a scendere sotto l’ora e 24 minuti. Per non farmi mancare nulla, oggi ho anche pensato bene di misurare l’asfalto con la bicicletta (cercasi rotelle!) nel tentativo (vano) di stare alle calcagna di un roccioso Zaffo. Michele è un po più prudente, senza forzare vorrebbe correre sotto l’ora e 30, per poi provare a spingere a Milano la settimana dopo. Bluff o verità?
L’avvicinamento alla MCM prosegue. Sicuramente, questo è un test. Gli allenamenti di questa settimana, grazie anche alla spinta datami da Zaffo, si sono fatti qualitativamente migliori. Medio in pista, ripetute sui 400 metri. E poi piscina e fondo lento.
Il morale è alto, come sempre. Tensione tanta, come sempre. Comunque vada, questa è una “tappa” (cit.).
L.
P.S.: Auguro a Carlo Merli, nuovo aspirante maratoneta, un esordio spumeggiante. Goditela! (neve permettendo…)
(E intanto che ci sono, a tutti gli spilli infortunati, auguro una veloce guarigione, sospinti dalla brezza primaverile, tornerete più forti di prima!)
Ancora prima di addormentarmi, sabato sera, lascio a questo video le mie perplessità sulla riuscita di domenica.
E’ domenica mattina, sono le 5:40, e suona la sveglia. Sono teso, molto teso, mi capita di esserlo spesso quanto non mi sento pronto per una cosa, o quando credo che sto per fare una cosa al di sopra delle mie possibilità.
Chi mi sta intorno si accorge. Fatico a parlare, non rido o scherzo, e non polemizzo (evento più unico che raro!).
Mi cambio e indosso il sacchetto nero, quello dell’immondizia, per capirci. Mi protegge dal freddo, ma soprattutto, mi nasconde dal mio ruolo. Nascondo la maglietta, mi riscaldo e 5 minuti prima del via sono alla partenza. Tolgo la mia armatura e scopro la maglietta. Sento gli occhi addosso della gente, ma presto si parte.
Faccio come per nascondermi, ma oramai ci sono, non posso più bleffare. Qualcuno mi dice qualcosa, scambio due parole con chi vorrebbe starmi a fianco, ma subito capisco che non avrò molta gente al mio fianco.
La tattica di gara che mi ora imposto era piuttosto semplice: per avere del margine, mi piacerebbe provare a stare su 4’33″/4’34” al km. Subito però, mi accorgo di andare un attimo più veloce, sia guardando il gps, che sentendo i commenti di altri podisti. Ci faccio caso e rallento, pensando che in effetti posso anche andare più piano.
E difatti così faccio, ma forse un pò troppo. infatti passo alla mezza in 1:37′, più o meno in linea, anche perchè la maratona non è proprio matematica: se è pur vero che manca metà gara, è anche vero che la stanchezza e la lucidità posso calare, anche drasticamente in qualsiasi momento. In questo momento ritrovo un simpatico amico, un ragazzo vestito interamente di rosso; mi era vicino nei primi km, mi ha staccato e poi, intorno al 23km, lo vedo e lo raggiungo; mi dice che ha un problema al polpaccio, fa fatica, ma con me, a passo costante, andiamo per circa 8 km.
All’altezza della Rocca Meli Lupi di Soragna (stupendo passaggio all’interno di quest’ultima, con tanto di tappeto rosso), il mio amico di rosso colorato mi abbandona, ma ritrovo subito un altro amico, che mi riconosce per via delle frequentazioni sui forum podistici. Due parole, decide di seguirmi e continuiamo, sembro in perfetto orario, le gambe stanno bene e il morale è alto, poi parlando si sente meno la fatica e la noia, di un percorso “all in white” e rettilineo, si allontana.
Intorno all 35° km, trovo un altro particolare personaggio. Vedo la canotta, Runners Bergamo, bei tipi quelli, e lui non è da meno. Parla volentieri, fa battute, come non ci si aspetta da tutti al 37° km di una maratona gelida e innevata.
Gli ultimi km sono un rettilineo unico. Dal gruppo di 4 persone che eravamo, ci assottigliamo, fino a rimanere in due. Mi piacerebbe aspettare gli altri miei due compagni di avventura, ma guardo il cronometro e vacillo un attimo, non capisco bene se sono in orario o no. Dovrei esserci, ma non posso permettermi di rallentare.
Prendo un pò di vantaggio, e parlando con questo ragazzotto bergamasco, mi viene in mente di chiedergli quante maratone avesse già concluso; sorride, mi butta li un 130 (si, 130, 1-3-0, centotrenta!), più 8 Passatori, Pistoia-Abetone, Strasimeno e molte altre. Chapeau, amico mio, non nego di volerti un giorno raggiungere.
Ci siamo, Bussetto e l’arrivo ci attendono. Controllo per l’ennesima volta il gps, all’arrivo faccio 3:14:41′, sotto le 3:15′. Dicono il mio nome all’arrivo, si complimentano per la costanza durante il percorso. Sorrido.
Cerco il gruppo dei supporters che però ancora non vedo, ma che arriveranno a breve, per portarci all’ambito ristoro, in cui fa capolino un’incredibile culatello.
Fa freddo, corro a prendere il bus che ci porta alle docce e via in trattoria per una bella mangiata, di quelle che ci vogliono sempre dopo la maratona.
Scopro solo una volta a tavola di essere arrivato 1° di categoria (TM, 23/34 anni). Bella soddisfazione, le gambe andavano e non sono arrivato al limite. Una volta di più ho la convinzione di essermi fino ad ora allenato bene, ora ho ancora un mese per rifinire la preparazione per Milano, dove l’obiettivo è limare quei 4 minuti di troppo dalla prestazione novembrina a Firenze. Compito ambizioso, ma questa ultima prestazione mi da morale e forza, soprattutto mentale.
Concludo ringraziando il signor Chittolini, l’organizzatore di questa bella manifestazione che mi ha permesso di compiere questa esperienza. E che mi ha sopportato, rispondendo a tutte le mail che gli ho inviato in questo periodo.
Alla prossima, che presumibilmente sarà la Scarpa D’oro Half Marathon a Vigevano, il 17/03.
L.
Si prospetta un bel weekend. Metereologicamente parlando, no. Neve e freddo. Tanto freddo, fin troppo.
Ci sta, è l’ultimo fine settimana di febbraio, oramai è vero che l’inverno è quasi agli sgoccioli, sono le ultime cartucce. Io sinceramente non vedo l’ora di mettere in soffitta la calzamaglia, i guanti e il cappello. Maglietta e braghini sono alle porte, come recito da ormai 3 settimane.
C’è solo un ultimo ostacolo prima di tutto ciò. Un impegno grande, forse anche troppo per me. Non so come mai, tempo fa, mi sono così incaponito nel voler provare l’esperienza del pacemaker. L’oppurtunità è arrivata alla 16esima Maratona delle Terre Verdiane, con partenza al Fidenza Village e arrivo a Busseto, ovviamente dopo 42,195 km. Talmente ero voglioso di affrontare questa nuova impresa che, nonostante mi fossi prefissato come ruolo quello del pacer delle 3:30′, ho accettato, con un vagone di incoscienza, la proposta di portare a termine il tracciato in 3:15′.
Sicuramente è una sfida fattibile, ma ci sono tanti lati oscuri. Prima di tutto, è la prima volta da pacer; c’è pur sempre una prima volta, è vero, ma io sono particolarmente emotivo, sento qualcosa dentro che mi tiene in sospeso, fin troppo teso, una tensione che può anche fare bene, se presa con le giuste dosi; inoltre, è vero che a Firenze ho concluso in 3:03′, è vero che ho 12 minuti di margine, ma è anche vero che questo è il primo vero lungo della stagione, e che alla fin fine 12′ in maratona sono pochini, tutto sommato.
La testa è piena di dubbi, domande e risposte si susseguono; cerco di scacciare i cattivi pensieri e di provare a pensare solo positivo. Ce la farò? Riuscirò a sopperire tutto con la voglia e la caparbietà?
Una cosa è certa: la voglia che ci metterò sarà tantissima, sono sicuro che con l’aiuto di chi mi correrà a fianco, e dei “supporters” lungo la strada, potrò superare qualche piccolo ostacolo ed aiutare e soddisfare chi ha creduto in me.
L’adrenalina sale, ancora domani e poi ci siamo. Oggi il trattamento il Tommi mi ha rigenerato e confortato.
Ho già puntato la sveglia alle 6. Mi piacerebbe fare una piccola sgambata prima dell’evento. A Firenze aveva portato più che bene!
Buona serata, ed appuntamento a domenica.
L.
PS: Finita la corsa, tutti al ristorante! Matteo ed Elena sono a capo della spedizione “supporters“. Inutile dire che li ringrazio immensamente!

Non capita tutti i giorni che un campione NBA come Danilo Gallinari faccia colazione con la tazza degi spilli!!!
Recita un vecchio adagio indiano: “Se non conosci a memoria il regolamento CSI, non potrai mai pensare di diventare Presidente.”
Iscriversi ad una campestre CSI è l’impresa più ardua alla quale mi sono mai dovuto cimentare.
Ma alla parola: “Ah ma tu sei Zaffani( guarda come ti sei fatto bello)”, e poi seguita sempre dalla domanda “ma non c’è tuo papà?”, tutte le porte ci si sono aperte.
Da veri inesperti, partiamo si iscritti, ma fuori classifica. Inoltre, senza pettorale, che dovevi portartelo da casa. Quindi, per la “classifica siamo: “quello verde”, “quello verde con il tatu”, “quello rosso Parma”.
Dopo tutta sta fatica, la classifica recita;
Zaffani Marco: F.C. (Fuori classifica)
Bricca Tommaso: F.C. (Fuori classifica)
Verdelli Lorenzo: F.C. (Fuori classifica)
E peccato, perchè i nostri Albi’s Angels, sotto la guida del loro mentore (che durante tutta la gara in smette di cazziarli) arrivano 2° il Zaffani ( reduce da una serata/nottata movimentata), e 5° il poco pettinato TDMB. Verdelli lotta, ma fare 15km prima di una campestre non aiuta. Almeno ha mascherato la scarsezza profonda che lo attanaglia da tempo.
Poco altro, febbraio ci regala un bel sole, e a Zaf(F)an(I) forse re(G)(A)la anche altro.
Buona domenica, i paccheri al ragù mi attendono.
L.