Ready, test, go…

Da qui a Berlino, quanti #legsie!!!

Da qui a Berlino, quanti #legsie!!!

Eravamo rimasti al mio 38esimo compleanno. E poi ci sono state arrabbiature alla Wingsforlife Worldrun, e corse sciallo senza obiettivi. E una lettura¹ che, tra le altre cose, descriveva un declino fisico e mentale che parte dopo i 39 anni. Ci siamo, mi sto dicendo, questo è l’ultimo anno in cui posso veramente fare le cose seriamente. O forse è l’ultimo anno in cui posso partire per migliorarmi veramente, per seguire un programma specifico per me, per ottenere risultati che non sono mai arrivati, scendere l’1h25′ nella mezza, o risultati già ottenuti ma che voglio nuovamente raggiungere, correre ancora la maratona sotte le 3h.
Da quasi un anno l’iscrizione a Berlino è assicurata, e quindi quello è il traguardo intermedio per il mio nuovo programma di allenamento. Ieri pomeriggio sono andato al Marathon Center a Brescia, per sottopormi ad un test funzionale e per una tabella di allenamento che mi porti dritto a Berlino in meno di 180′ sotto l’egida del dottor Huber Rossi.
Per la prima volta ho su carta tutti i miei valori, l’indice di massa corporea, la percentuale di massa grassa, la frequenza cardiaca alla soglia aerobica e quella anaerobica, il lattato. E’ quasi come sentirsi un professionista!
E ora ho il mio programma di allenamento per le prossime 5 settimane, so quello che devo fare in Giugno.
Principalmente andare piano, dovrò abituarmi a fare fondi a 5’/km, e sono sicuro che la mia testa faticherà più che a 4’30″/km, perchè dovrò stare concentrato sul passo, sulla FC. Devo perdere un paio di punti percentuali di grasso, e passare dal 10,93% attuale agli 8 (o anche meno) per essere più performante sulle lunghe distanze, calare dai 70 ai 67 kg. E’ una bella sfida, è un obiettivo prima dell’obiettivo, ma sono motivato, non vedevo l’ora di avere qualcosa studiato per me e per me solo.
E poi mi sono visto allo specchio mentre correvo sul tapis roulant e tutto sommato non correvo male, con appoggio neutro e una frequenza tra i 170 e i 190 passi partendo da 12,5 km/h per arrivare ai 16.5 km/h degli ultimi 4 interminabili minuti… ma mollare anche e solo nel test non era un’opzione che volevo considerare!

Domani partiamo, 1h15′ di allenamento ondulato mantenendo una frequenza cardiaca di 145bpm in piano e non oltre i 160bpm in salita, andrò a San Colombano a sfruttare le colline e si spera un po’ d’ombra e di fresco.

M.

¹ – La lettura in questione è Correre con il branco di Mark Rowlands, un saggio filosofico sulla corsa, una bella lettura su quello che significa la corsa, su come la corsa si colleghi alla nostra esistenza, all’invecchiamento e alla morte. Non aspettatevi un libro in cui trovare motivazioni, anzi, tenderà ad abbattere le vostre certezze sui miglioramenti, sulle possibilità di andare più veloci con il tempo che passa. Ecco, a parte questo, o forse anche per questo, è un bel libro!

38 anni e sentirli, bene.

“Tanto non eri nato prima delle 19.20” mi diceva mia mamma quando prima che mi facesse gli auguri già le dicevo che si stava dimenticando il mio compleanno, mentre adesso, negli ultimi giorni mi sembra che le mie gambe sentano i 38 anni da prima di oggi. Siano più pesanti, si muovano più lenti e insieme facciamo più fatica a reggere gli allenamenti.
Ma non vuole essere un post di lamenti, oggi compio 38 anni e penso che sono indubbiamente meglio oggi di com’ero a 26 anni ad esempio. Di sicuro più in forma adesso, più propositivo e meno vittimista e anche la corsa in tutto ciò un po’ di merito ce l’ha.

Certo, oggi non avrò corso 38 km, seguendo l’esempio del capo della Boston Marathon, Dave McGilliwray, che ad ogni compleanno corre un miglio per tutti gli anni che compie… e nel 2014 erano ben 60!!! E nemmeno riuscirò a correre 45 km alla WingsForLife, con Lello e il Sarzana Running Team. Magari non riuscirò a correrne nemmeno 41 (38 + 3, cioè i giorni passati dal mio compleanno), perchè se penso che dovrei aggiungerne 29, ai km corsi nell’allenamento odierno, mi viene una fatica addosso. E leggere che i keniani più forti in maratona hanno polpacci e caviglie tra il 15 e il 17% più sottili degli olandesi (è un esempio, ma a sentire Tommi credo che le mie siano ancora più spesse di queste) mi fa sentire zavorrato anche in questi semplici allenamenti. Ma non fa nulla, intanto non sento più grosso fastidio al gluteo, e poi c’è tempo per le gare in cui il tempo diventa più importante, e per quelle voglio impegnarmi seriamente. Non ci saranno ancora tanti anni di miglioramenti, forse sarà sempre dura aumentare i ritmi, come sta succedendo da un anno e mezzo e allora questo è il momento di pensare di provarci.

Posso dire che in fin dei conti, i miei 38 anni li sento tutti, ma me li sento molto bene!

"Le gambe più fotografate di Instagram" (cit.)

“Le gambe più fotografate di Instagram” (cit.)

Gli spilli nel g…

Siamo tutti d’accordo che per un podista non essere mai infortunato sia una bella fortuna?
E sul fatto che più si sta lontani da dottori, fisioterapisti, osteopati o semplici quesiti medici su google e meglio è?
Direi che nessuno risponderebbe negativamente a questi quesiti tra i nostri lettori, e io personalmente mi ritengo alquanto fortunato da quando ho cominciato il mio percorso podistico. Pochissimi fastidi, nessun infortunio, qualche visita a Tommi, osteopata di fiducia degli spilli, ma solo per qualche massaggio sportivo in vista di qualche gara.
Ho sempre potuto allenarmi come volevo, uscire quando volevo, seguire i momenti di forte voglia o quelli in cui correre diventava più pesante. E di gare non ne ho mai saltate, a parte Parigi nel 2012, ma lì in ballo c’erano altri motivi.

Però da un paio di giorni a stabilire il mio programma di allenamento c’è un piccolo, ma costante fastidio ad un gluteo, dove questo si attacca alla coscia. Ed è come sentire uno o più spilli lì, che ad ogni movimento, anche il più semplice si fanno sentire. Sensazioni che già sentivo in prossimità della Stramilano, e che in quel giorno mi aveva (solo) in parte rallentato, più per una questione precauzionale che per un vero e proprio dolore. E poi avevo continuato a correre, senza sentire granchè, finchè nell’ultimo allenamento di settimana scorsa mi ero accorto di avere pulsazioni alte a ritmi comunque bassi oltre a questa costante sensazione di gluteo pungolato ad ogni passo.
Due giorni di riposo, e domenica, quando mi sono svegliato il fastidio era ancora più persistente di prima.

E qui mi ricollego alle domande iniziali, alle mie prime frasi, sono stato sempre fortunato, non avendo infortuni particolarmente gravi, però questa disabitudine mi porta a ingigantire il fastidio di quello che sembra un piccolo stiramento. Non so come gestirlo psicologicamente, andrei a correre lo stesso, sperando che passi da solo, e farei la più grossa cazzata possibile. E allora aspetto, di essere trattato, di non sentire finalmente quel fastidio ad ogni movimento.
La fortuna di altre volte si scontra contro l’impazienza di questi momenti.

Meno male che gli obiettivi sono in là, a fine Settembre, la Wings For Life può anche essere solo un momento di gioia e non una corsa verso i 45 km. Meglio recuperare totalmente e poi pensare alla preparazione per Berlino.

Almeno non sareste costretti a vedere le mie foto pre-allenamenti su Instagram adesso…

#legsie, come dice frabonometti

#legsie, come dice frabonometti

m.

La Milano Marathon degli spilli, per immagini.

Niente parole, solo foto.
E se volete, una colonna sonora, consigliata…

Il primo amore non si scorda mai…

… più probabilmente sarà lui ad essersi scordato di te.

1993, un'ottima annata

1993, un’ottima annata.

La pallacanestro è stata il primo e ,per lungo tempo, unico amore sportivo della mia vita. Mi ha fatto conoscere buona parte dei miei migliori amici, mi ha insegnato a stare in una squadra, mi dà anche un po’ di pane di questi tempi, senza alcuni vecchi compagni di squadra ora non correrei con l’impegno attuale, non cercherei la competizione anche in questo ambito. E di questo sono assolutamente grato.
Nel 1993, a 16 anni, quando giocavamo da Cadetti, ci siamo tolti tante soddisfazioni. Il terzo posto nella classifica milanese, con il secondo ad un supplementare di distanza, è stato l’apice della nostra squadra, un anno magnifico, fatto di 6 allenamenti a settimana con la partita, fatto di giusta disciplina e di tanto divertimento. Ancora ricordo la mia esultanza insieme a Roberto quando abbiamo eliminato Sondrio, i giocatori del Magenta che mi dicevano ‘sei una merda’ mentre tiravo i tiri liberi, SEGNATI, nel supplementare di quella partita. E poi la tre giorni a Bernareggio che potevano portarci uno step più in là, ma si sono conclusi su un tiro sul ferro nel supplementare contro Morbegno, il premio di terzo miglior giocatore del girone a 4. Sono passati 22 anni e mi sembra l’altro ieri.

22 anni dopo. E molto più fighi!

22 anni dopo. E molto più fighi!

Perchè ieri invece ci siamo ritrovati, in 5, di nuovo assieme come un quintetto di metà anni ’90 a giocare nella partitella del mercoledì sera in cui le vecchie glorie del basket lodigiano la spiegano ancora.
Ecco, diciamo che l’amore per il basket resta sempre alto e immutato, il basket nei nostri confronti è un po’ meno accondiscendente e così partono gli airball su tiri dalla lunetta piazzati, i terzi tempi sbagliati, le palle perse per incapacità fisiche e disattenzioni. E correre una maratona non è come riprendere a scattare, saltare, scivolare lungo i 28 metri del campo. L’amore è un po’ meno corrisposto, ma non ci arrendiamo, in onore dei vecchi tempi.

Poi la sveglia la mattina è un po’ più dura, i tendini delle caviglie sembrano essersi accorciati nel corso della notte, ogni passo all’inizio sembra un’impresa e ti chiedi chi te l’abbia fatto fare. Come ti domandi chi ti abbia fatto uscire a correre a mezzogiorno e mezzo, per correre 45′ in cui nemmeno riesci a trattenerti. Sarà colpa del vento. Sarà colpa del fatto che per 15 anni della tua vita ogni giorno, in ogni allenamento dovevi dare il tuo 100%. E certe abitudini sono dure a morire.

m.

Colori in serie imbarazzanti. E si notano poco le calze, Jordan brand...

Colori in serie imbarazzanti. E si notano poco le calze, Jordan brand…

Stramilano 2015

Sarà stato il ricordo di due anni prima e il diluvio e il freddo che ci aveva accompagnati nella giornata milanese, sarà stato invece il piacere di una sveglia morbida alle 8 nonostante il passaggio all’ora legale con la gara che iniziava alle 11. ma questa domenica di Stramilano è stata piacevolmente leggera, nonostante gli acciacchi, la preparazione assente, l’assenza di veri obiettivi.

E della gara c’è ben poco da dire, quando in allenamento fai un po’ fatica a correre per un’ora a 4’30″/km, l’idea di correrne 21 sotto i 4’15” sembra spaventare, soprattutto quando la sera prima guardi il percorso e tutti quei vialoni, e ricordi quei momenti negli anni precedenti quando la fatica si fa sempre sentire.

Foto alle gambe is the new black

Foto alle gambe is the new black

Poi infili la canotta degli spilli, hai un pettorale attaccato, vedi tanta gente pronta come te, hai uno dei tuoi più cari amici e compagno di tante avventure insieme a te, e sai che faticherai, ma sai anche che la testa e le gambe sono abituate. E il piacere è la ricompensa finale.
Senza contare che ci sono punti a Milano, pochi per la verità anche se sono quelli che ti restano più impressi solitamente, dove il tifo ti dà una carica e correre a 4’05” ti sembra più leggero del 4’15” nella solitudine di altre vie. E un po’ capisci perchè a Chicago hai corso 42 km in quel tempo e ritorni a quei momenti!

Emblematica: i colori, il logo, la scritta. Foto così vengono una volta nella vita.

Emblematica: i colori, il logo, la scritta. Foto così vengono una volta nella vita.

Ma è tutta la metà giornata che ti fa vivere la primavera come la stagione più bella che ci sia. Al primo sole che ti scalda, al poter girare senza vergogna con degli shorts blu, al vedere sotto una luce diversa la bellezza femminile.

Dopo la gara. Prima del ristoro interculturale.

Dopo la gara. Prima del ristoro interculturale.

E poi dopo la gara c’è un baconburger, c’è il portare per la prima volta Roberto ad assaggiare qualcosa di giapponese. Ecco, questo è stato il mio PB per questa Stramilano. Perchè anche nel vivere bisogna sperimentare come nella corsa, come nel triathlon… non assaggiare qualcosa di nuovo non ne vale mai la pena!

いただきます

いただきます

Cosa c’è di meglio di una domenica come questa per cominciare a godersi la bella stagione?

m.

Wings For Life

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3 Maggio 2015. Verona. Questa sarà la mia unica occasione per poter correre una distanza superiore ai 42,195 km.

Mi sono iscritto alla Wings for life World Run, una gara che si svolge contemporaneamente in 35 nazioni. Un duello ‘impari’ con una macchina che, partendo 30 minuti dopo il via, con una velocità variabile eliminerà man mano tutti i concorrenti che raggiungerà lungo il tragitto.

Una sorta di corsa in modalità Survivor, con un incasso che sarà devoluto interamente alla ricerca sulle lesioni al midollo spinale.

Non ho mai pensato, e continuerò a evitare di farlo, di correre una ultramaratona, voglio arrivare in questa occasione a 45 km, almeno sotto sotto c’è un motivo nobile.

E se qualcuno vuole partecipare, perchè non creare il team de Gli spilli nel ginocchio?

m.

Playlist

La voglia di correre non c’è.
A nulla è servita nemmeno la neve scesa tra ieri e la mattinata odierna, lo spirito podistico se ne è andato insieme al punto di riferimento casalingo e ad un programma di allenamenti che attualmente non c’è. Almeno oggi rinnoverò il certificato medico agonistico, altrimenti Verona il 15 Febbraio diventa realmente solo una gita giornaliera. Per aggiornare il mio tesseramento societario al 2015 invece mi concedo ancora l’inizio della settimana prossima, sto facendo tutto a sprazzi, mi sono totalmente disinteressato in questi due mesi, e va bene così. Tornerà la voglia, l’agonismo, con i lunghi, le ripetute, i fondi lenti e i medi, solo non adesso.

E questo è il momento, per me che corro senza musica oramai da sempre, di suggerire qualche pezzo musicale per accompagnare le vostre uscite, da cantare mentalmente mentre correte soli, da fare con loro ciò che credete sia meglio.
La playlist degli spilli è su spotify da tempo, ci sono pezzi di ogni genere, qualcuno adatto alla fatica, qualcuno meno, qui è una mia selezione, un’ora di musica, 14 brani, enjoy:

Vi è mai capitato il sabato mattina di vedere gruppi di persone in leggins e magliette coloratissime fare zig zag tra i banchi del mercato? O forse eravate voi a schivare donne con borse delle spese di plastica e gente in fila per un pollo allo spiedo. Ecco, niente di meglio di Sergio Caputo e il suo Sabato Italiano, nel 1983 come nel 2015 il peggio sembra essere passato. Ma poi c’è sempre uno Zaffani che ti porta a correre troppo.

Adesso però siete già fuori dalla città, Zaffani vi ha salutato perchè lo rallentavate troppo e vi ritrovate da soli. La solitudine, la poca voglia, quanto vorrete correre? Potete iniziare a pensare di tornare subito indietro, ma almeno 7/8 km li volete correre. I Belle and Sebastian con questo pezzo fanno al caso vostro, sarete soli, ma non per così tanto tempo… e poi meglio soli, si dice.

Dimenticatevi i frullati ipercalorici di Kelis, adesso siete diventati runner, e non potete dimenticarvelo. Vi lasciate trasportare dal ritmo tranquillo di questo pezzo, mettete il pilota automatico e godetevi il paesaggio, state scaldando le vostre gambe, il bello sta arrivando.

Non ci sono più scuse, anche se non volete strafare, ‘want to take it slow’, le gambe iniziano a girare un po’ di più e gli Alice in chains accompagnano piacevolmente questo momento, #noexcuses.

Niente vi trattiene più, l’asfalto non vi rallenta più, Macklemore potrebbe quasi farvi pensare di poter scalare di corsa lo Space Needle a Seattle (quello però se non ricordo male era un altro video).

Forse abbiamo esagerato, non è stata una grande idea seguire il flow di Macklemore, e a Seattle ci siete arrivati realmente, partendo da Lodi però. Tornano dei dubbi, “Am I wrong? Have I run too far to get home?”, siamo già troppo lontani per tornare indietro. Però è solo un momento…

… tornate a seguire il ritmo del vostro respiro, del vostro passo, senza curarvi del cronometro. You can go with the flow, credetemi, credeteci. Siamo già a metà strada e forse nemmeno ve ne eravate accorti, meno male che c’è Josh Homme!

E tra flow e wolf c’è solo lo spostamento di due lettere, la strada diventa un po’ in discesa, accelerate. Magari al buio, con la luna piena, sotto le stelle e vi trasformate. Questa canzone dei Tv on the radio è perfetta per un breve fartlek, partenza veloce, poi il ritmo rallenta e alla fine vi ritrovate a tirare ancora, per concluderla a tutta.

E mentre aumentate il ritmo incrociate altri runner, qualcuno lo superate, qualcuno vi supera, volete provare a stare con lui, qualcuno gira l’angolo, come fosse una fuga da qualcuno o da qualcosa. Niente di meglio di questo pezzo, a me ricorda tutti i monday night degli spilli, tutti gli scherzi di quei lunedì sera.

Non è il momento di rallentare anche se forse le gambe si fanno un po’ più pesanti, ma pensate ancora di voler distruggere tutto quello che non va con la vostra corsa. E poi potreste anche avere lo stesso fisico di Iggy Pop, senza rinunciare a tutti gli eccessi che volete! Anche se il rischio di finire come nello spot nike del 1996 c’è sempre…

Non siete morti, faticate solo un po’ di più, senza però fermarvi. Il passo è più pesante come questo brano degli Stone Temple Pilots, però state correte attraverso il mondo e il pensiero può andare al domani più liberamente.

Ci siete quasi, quella che era una corsa breve, è diventata una corsa più lunga. Eravate partiti con Zaffani e invece avete corso da soli, la solitudine del corridore è proprio una cosa così negativa?

Gli ultimi momenti della corsa vanno vissuti, la fatica diventa metafisica, trascende il corpo, la mente e ciò che vi circonda. E quando vi fermate le sensazioni vi avvolgono come questa suite di Handel. C’è musica migliore per concludere questa corsa?

BONUS TRACK:

Perchè correre fa bene a tante cose, ma migliora anche altre capacità atletiche…

M.

P.S.: Quasi quasi dopo aver scritto questo stasera un’oretta di corsa me la faccio…

Homesickness

Homesickness: distress or impairment caused by an actual or anticipated separation from home.

Un gatto, un ukulele e 0 capanne

Un gatto, un ukulele e zero capanne

Forse è questo il motivo della mia disaffezione per la corsa. Avere una casa in ristrutturazione, doverla abbandonare anche solo momentaneamente e perdere le proprie abitudini, i propri ritmi. Dal 7 gennaio, da quando sono uscito da una casa vuota finalmente dopo più di 30 anni tante cose sono passate in secondo piano, concentrato su di una ricostruzione, e la corsa dopo tanto tempo non ha più occupato i miei pensieri.
Con oggi sono 4 giorni che non corro, e prima le volte in cui uscivo per fare un po’ di km dovevo proprio sforzarmi, una volta c’è stato lo stimolo dei 9.92 km per poter entrare in un gruppo ‘esclusivo’, un’altra volta c’è stata un’idea, portata a termine solo all’80%, di fare 5 ripetute da 1000m, altre volte ancora mi sono accodato a Tommi o ho spronato il Biscio, ricevendo a mia volta motivazioni da lui.

Qualcuno dice possa diventare disciplina olimpica prima o poi.

Qualcuno dice possa diventare disciplina olimpica prima o poi.

Ma proprio non c’è verso, se posso stare a casa (di Manuel, che non potrò ringraziare a sufficienza per non avermi lasciato sotto un ponte insieme a Wesley…) state certi che lo farò. E in tutto ciò fino al 6 Febbraio sono senza copertura sanitaria e ancora non tesserato per la mia società.

Forse mi iscriverò a Milano, per la Milano Marathon, forse la correrò, ma ancora non mi sono dato nessun obiettivo, nel frattempo per questo 2015 ho solo due certezze, quantomeno per il fatto di aver già pagato l’iscrizione: la Giulietta e Romeo Half Marathon a Verona il 15 Febbraio e la Berlin Marathon a Settembre… per quel giorno spero di essere nuovamente volenteroso, più preparato di Firenze 2014 e, soprattutto, nella mia ‘nuova’ dimora.

m.

28 km non è una maratona

Non so cosa ci sia in Firenze che mi porti a non affrontare la sua maratona nel modo più sensato. Certo rispetto a due anni fa ci sono grosse differenze, non sono nemmeno paragonabili le mie due gare, ma con il senno di poi avrei potuto portare a casa un risultato decente, anche se al di sotto delle aspettative della vigilia, del cammino compiuto per avvicinarmi alla gara.

Prima della partenza... dopo soddisfatti a metà... forse...

Prima della partenza… dopo soddisfatti a metà… forse…

28 km non sono una maratona, è solo il momento in cui mi sono reso conto che non sarei potuto mai scendere sotto le 3 ore in questa gara, nonostante tutta la fatica, troppa,  per avere sotto gli occhi i pacer dal palloncino giallo. Loro sono partiti a un ritmo folle per quello che doveva essere il risultato, io e Lello ci siamo lasciati prendere, più io che Lello, visto che lui in teoria mi avrebbe fatto solo da guardia del corpo fino a quando ne avesse avuta. Mi ha salutato al 19esimo, dopo gli unici chilometri che entrambi abbiamo corso nel centro di Firenze.
Per il resto, le cascine, la zona dello stadio, io non ricordo proprio altro che non fosse invece un polpaccio che non si è mai sciolto e un’umidità da bagnarsi totalmente.

La maratona e io, al km 28.

La maratona e io, al km 28.

Potevo partire con l’idea di chiudere in 3h05′, addirittura, al 29° km quando ho salutato la corsa, potevo pensare di rallentare fino ai 5’/km e chiudere in 3h10′, del resto avevo corso 28 km in meno di due ore, ma le gambe cariche dalle dure settimane di allenamento avevano raggiunto il loro limite e insieme alla testa non avrebbero voluto faticare ancora per 14 km. Era finita lì, meglio lasciare il percorso, farsi portare insieme ad altri 3 corridori nei pressi del traguardo, recuperare la propria sacca e rivestirsi.
E nello stesso momento in cui percorrevo fuori dal percorso gli ultimi metri verso il traguardo vedevo faticare alcuni miei compagni dei primi km, altri che come me si erano affidati alla condotta di gara dei pacer delle 3h e adesso andavano a tagliare il traguardo 186 minuti dopo la partenza. Oltre ad un piccolo capannello con 4 teli bianchi retti da volontari e altre persone; si capiva che stava succedendo qualcosa di grave.

Quindi è giusto ricordare la fatica degli allenamenti, la fatica della gara, il divertimento della preparazione, perchè poi è quello che conta. Prima di questi 42, anzi, 28 km ce ne sono stati abbondantemente più di mille di sudore, di suole consumate, di cerotti, di medicazioni, di saliva, di risate. A volte di poca voglia e altre in cui non si aspettava che quelli. Per quest’anno mancherà la medaglia, mancherà il mio nome sulla Maxiclassifica italiana della maratona, era destino forse, dopo Chicago avrei detto che non avrei corso più maratone (aggiungendo poi, nel 2014).
Così è stato.

M.