A scoppio ritardato – Della mia 42 BMW Berlin Marathon e di 3 giorni berlinesi

Anschluss

Anschluss

C’è stato un momento quasi un’ora dopo la fine della maratona in cui le emozioni contrastavano particolarmente, percorrevo Unter Den Linden in direzione opposta rispetto alla gara e a distanza vedevo gli altri runner che si apprestavano a oltrepassare la porta di Brandeburgo poco dopo le 4 ore di gara; tra me e me pensavo che la maggior parte di loro stava concludendo felicemente la loro fatica, stavano assaporando tutta la gioia dei loro 42km abbondanti, mentre io un po’ mi sentivo deluso, per non essermi goduto il passaggio lì sul rettilineo finale, per il mio tempo finale di 3h03’06” dopo aver cercato per quasi tutta la gara di rimanere attaccato all’idea di scendere nuovamente sotto la soglia delle 3h.
Ecco, in quel momento di strana delusione si faceva strada la vera emozione per aver completato la gara, per avere al collo la medaglia, la settima di una maratona, e la commozione totalmente assente sotto il traguardo incominciava a fasi spazio insieme agli occhi un po’ più umidi.

Avessi corso gli ultimi 2 km sotto i 4'/km ce l'avrei fatta...

Avessi corso gli ultimi 2 km sotto i 4’/km ce l’avrei fatta…

Com’è stata questa BMW Berlin Marathon? Bella! Non bellissima, un po’ perchè ho sempre negli occhi l’indimenticabile esperienza della Chicago Marathon, un’insieme inarrivabile di gioia, soddisfazione, riuscita sportiva e molto altro, che forse ricercavo dopo due anni in questa seconda World Marathon Major da inserire nel curriculum di maratoneta. E’ organizzata bene, si respira l’atmosfera di gara, ma l’entusiasmo americano rispetto alla compostezza tedesca è di un livello per me superiore.

Il legsie finale #nomorelegsie

Il legsie finale #nomorelegsie

Durante la gara ricordo con vivido dettaglio una tifosa con cappotto rosso, stagliarsi nella folla di sostenitori (e il pensiero inevitabilmente va a qualcosa di totalmente diverso come Schindler’s List, ma non stiamo a dilungarci a riguardo), ricordo che i bambini erano un po’ timidi, in pochi allungavano le loro mani per ricevere il nostro 5, e io , quando potevo allungavo brevemente le traiettorie per il giusto saluto, i cartelli scritti in tedesco purtroppo non facevano un effetto di spinta, come avrebbero potuto, se fossero stati da me decifrati, anche questo ha reso la mia esperienza più fredda, avrei dovuto studiare il tedesco forse. Comunque ho corso bene per almeno 32/33 km, ho tenuto sempre un buon ritmo, partendo piano, con un primo km in 4’25” per poi stare sempre sotto i 14km/h, correndo i 5km in 21′ abbondanti, come da tabella di marcia. Le gambe erano ok, anche se ogni tanto qualche segnale differente arrivava, che io cercavo di evitare assumendo qualche integratore; la sensazione di fatica però era bassa, di sicuro minore ad esempio rispetto alla mezza maratona di Monza di sole due settimane prima, corsa solamente 15″ più veloce della prima metà gara a Berlino. La testa viaggiava bene, forse sognando un po’ troppo ad occhi aperti, ma trovavo che fosse un buon modo per rimanere fisso sull’obiettivo.
E queste sensazioni continuavano durante la prima parte della seconda metà di gara, fino a che, appunto al km 32 qualcosa un po’ iniziava a cambiare, ricordo un po’ a spanne che mi perdevo mentalmente qualche km, forse proprio al km 32 credevo già di essere al 33, mentre così non era, e ogni passo si faceva più pesante e il ritmo più lento. L’idea era quella di provare a rimanere intorno ai 4’25″/km e vedere come finire, il gps segnava centinaia di metri in più, la media era sballata e la testa non riusciva più a fare conti di una certa complessità. Ancora adesso non so quando ho perso del tutto la possibilità di ottenere il risultato perfetto, so solo che tra 39 e 40 ho capito che mi bastava finire, cercando di non perdere tutto il lavoro svolto. Al cartello dei 40 ho deciso che camminare un attimo invece di correre non sarebbe stata un’onta, per poi ripartire quasi subito, e lo stesso sarebbe avvenuto sempre tra 40 e 41, appena prima di girare verso Unter Den Linden per il lungo rettilineo finale. Qui, mentre camminavo vicino al marciapiede e alla gente un signore mi ha chiamato per nome e mi ha detto in inglese di non mollare e riprendere a correre, che era finita. Gli ho risposto, in italiano, “sì, adesso vado…” e ho trascinato un passo dietro l’altro, ho svoltato a sinistra, ho corso piano, chiuso in me stesso, senza vedere nè sentire nulla, ho intravisto l’ombra della porta di Brandeburgo, ci sono passato sotto senza provare alcuna emozione e dopo il cartello del km 42 ho sperato a ogni passo che la fatica non bloccasse la coscia, punta con uno spillo ad ogni movimento, doversi fermare senza la possibilità di muoversi a 50 metri dal traguardo sarebbe stata una beffa atroce. Il traguardo però era vicino e appena superato quello ho potuto fare nuovamente due passi camminando e fermarmi un attimo, bere, coprirmi, ricevere la medaglia, abbracciare una attempata volontaria e pensare che non ricordavo quanto fossero lunghi 42 km di corsa e che non avrei mai voluto più sentirne parlare per sempre. Poi però arriva il giorno dopo… e la voglia di riprovarci è ancora più intensa.

Per scaramanzia non sono mai passato sotto la porta fino agli ultimi metri di gara. Però poi mica mi sono goduto quel passaggio!

Per scaramanzia non sono mai passato sotto la porta fino agli ultimi metri di gara. Però poi mica mi sono goduto quel passaggio!

Sono stati 3 bei giorni berlinesi, giorni in cui in realtà non ho fatto nulla che un turista avrebbe fatto, ho poltrito, ho passeggiato poco, ho conosciuto gente in ostello, tanti maratoneti, due maratoneti italiani residenti all’estero, Giuseppe e Mario con cui ho condiviso i momenti prima della gara e la seconda birra alcolica post-maratona, non mi hanno rubato incredibilmente il bagaglio, a differenza di due miei compagni di camera, ho l’entusiasmo che solo i giorni successivi ti danno, quando quello che hai fatto assume contorni più reali e la voglia di attaccare nuovi obiettivi, sulla mezza maratona, sui 42km ancora. E anche altri effetti collaterali, credo per lo più benefici.

Qua iniziavo ad essere un po' più contento, almeno era finita.

Qua iniziavo ad essere un po’ più contento, almeno era finita.

Adesso sono 7!

Adesso sono 7!

La prima birra dopo 42 giorni, ed era analcolica... però già con questa inizio a dire addio agli addominali.

La prima birra dopo 42 giorni, ed era analcolica… però già con questa inizio a dire addio agli addominali.

14 settimane e mezzo

E’ una vita che non scrivo più niente qui. E quindi forse per una volta l’incipit di un post viene semplice.
Beh, probabilmente l’ultima volta sarà stata a fine Maggio, nei giorni appena seguenti al test al Marathon Center di Brescia, sotto gli occhi di Huber Rossi, adesso invece siamo a fine Agosto, a metà della quattordicesima settimana di allenamento, quasi un mese esatto prima della Berlin Marathon.
In questi tempi ho lasciato i miei brevi pensieri, le mie sensazioni al mio profilo Instagram, una continua ripetizione delle mie gambe che si apprestano ad uscire per l’allenamento, forse chi segue il mio profilo ne avrà anche la nausea e io lo capisco. I #legsie hanno seguito la scia di coloro che per un lungo periodo hanno deciso di farsi una foto al giorno diventando così virali, come ben descritto in questo video tratto dai Simpson (e una musica che gli appassionati dell’NBA non potranno non considerare “amazing”).

Comunque, sono passate 14 settimane, più di tre mesi e, lo ripeto, ancora un mese solamente a Berlino. E sto bene, fisicamente. Certo, non sono convinto come prima di Chicago, non ho mai saggiato le gambe in gara, non ho più corso mezze maratone sotto l’ora e 30′, e men che meno vicino all’ora e 25′ come a Pavia nel 2013, però l’allenamento che sto seguendo mi diverte, mi fa stare bene, non mi stanca particolarmente le gambe, nemmeno dopo il lungo di domenica. 31 km, seguendo un piano e vari ritmi per segmenti di corsa, e sarà stata la giornata finalmente fresca dopo un’estate cittadina calda ma mi sono goduto quasi ogni attimo di queste 2h19′ in solitaria. E le gambe hanno avuto solo bisogno di qualche pedalata tranquilla in bicicletta per sembrare già nuovamente toniche.

Quello che mi manca, per poter realmente credere di scendere nuovamente sotto le 3 ore in maratona è la confidenza con il passo di gara. Mentre l’altra volta mi capitava spesso di correre 14 km in un’ora, con questo programma ho lavorato molto più sulla frequenza cardiaca e i lenti sono stati veramente più lenti. Solo ultimamente ho lavorato molto di più con l’andatura della maratona, dopo ripetute in salita, o addirittura durante un collinare, oppure come oggi. Quando dopo 3.5 km di riscaldamento ne avevo in programma 10 con un passo tra i 4’15” e i 4’10″/km. Beh, come sempre, come anche dopo le ripetute in salita, il passo è stato più veloce, e così anche la fatica, mi sforzavo di mantenere costante l’andatura, e cercare di controllare le sensazioni e la stanchezza, ma non riuscivo. Soprattutto dalla fine del settimo km in poi sentivo che la lucidità andava a farsi benedire, le gambe si irrigidivano e probabilmente anche la FC aumentava (ma questo non l’ho controllato). L’ho portata a casa, e sono contento. Ma sui 42 km è tutta un’altra storia, ovviamente.
In tutto questo poi a volte qualche motivazione te la porta indirettamente la sfortuna e la delusione di qualcuno che manco conosci. Prima dei mondiali di atletica di Beijing avevo visto la seconda giornata della Diamond League di Londra, e in particolare ho il ricordo dei 5000 femminili e della prestazione di Molly Huddle (su Youtube ho trovato il video dell’intero evento, con commento spagnolo, la gara dei 5000 comincia al minuto 13, e le fasi salienti sono attorno al minuto 26), da quel momento, come solitamente mi capita, il mio supporto sportivo era diventato tutto per lei, di cui non conoscevo nulla, ma che era la campionessa statunitense dei 10000m, e che sarebbe stata impegnata ai Mondiali nella distanza.
Se avete seguito le gare in questi giorni, o se solo siete cultori dei meme su internet, Molly Huddle è saltata agli onori (oneri sarebbe meglio dire) delle cronache, per il suo “fallimento epico” sul traguardo dei 10000, quell’esultanza abbozzata, e nemmeno troppo convinta per un terzo posto che intanto le stava sfuggendo dal collo, con il sorpasso della connazionale Infeld e le lacrime per il lavoro di una carriera che sfuma in maniera così beffardamente stupida.

Ci sono momenti che separano un prima da un dopo. Questo per Molly Huddle sembra uno di quelli.

Ci sono momenti che separano un prima da un dopo. Questo per Molly Huddle sembra uno di quelli.

Però in questo momento, nella sua sofferenza, si trova la crudele grazia sportiva, quella che il giorno dopo ti vorrebbe far spaccare il mondo, e che ti dà la voglia di lavorare per un’altra occasione. Spero che la Huddle a Rio ci sia, io un po’ di tifo per lei lo terrò, e so che per me comunque andrà Berlino, anche senza PB ci sarà quel furore agonistico che ti spinge ancora a riprovarci. E intanto continuo ad avere un allenamento che mi piace!

M.

P.S.: A questi mondiali non ho portato tanto bene, anche Katarina Johnson-Thompson ha visto infrangersi i suoi sogni di medaglia nell’heptathlon per qualche mm e tre nulli nel salto in lungo. Adesso speriamo di non portare sfiga anche ad Allyson Felix…!

Insonnia

Sono le 3:00 di notte e grazie alla signorina delle pulizie che mi ha gettato accidentalmente le pastiglie per dormire (colpa mia che le avvolgo in un minuscolo pezzo di stagnola) mi ritrovo sveglio causa l’adrenalina della gara(guarda qua)…ok un po’ colpa anche della birra!!!
Me ne sto qua nel lettino a rivivere la gara con gli occhi e ricordarmela bella, a riviverla con le gambe e ricordare che é stata faticosissima, ma la cosa che mi gira per la testa è questa domanda:”Ma Bako, 5 anni fa, quando hai deciso di smettere con il basket, avresti mai pensato che un giorno saresti stato un finisher in un IronMan 70.3?”
Dopo un vita passata sul parquet di una palestra al chiuso mai è poi mai avrei pensato che in un futuro nemmeno troppo lontano avrei preso parte e finito una gara dove bisogna nuotare 1900m, pedalare per 90km e infine correre una mezza maratona(21km).
La cosa ancora più strana poi é stato farlo nuotando in mare(cosa che non faccio mai visto che a Lodi il mare non c’è), pedalare su un percorso con 1000 metri di dislivello(cosa che a Lodi e dintorni puoi incontrare giusto qualche cavalcavia) e iniziare a correre alle 16:15 di un caldissimo pomeriggio di giugno(ecco a Lodi te li trovi anche li i pomeriggi roventi, ma io corro alle 6:00 di mattino)
Sta di fatto che sono Felice, tanto, ho un sorriso stampato sulla faccia che mi é apparso appena tagliato il traguardo, appena lo speaker ha pronunciato il mio nome seguito dalla parola “finisher” e credo mi rimarrà per molto e molto tempo. A ricordarmi della mia piccola impresa ci sarà anche la medaglia e la t-shirt con la scritta”finisher” e sorriderò felice ogni volta che le vedrò.
In queste gare non conta il tempo finale, conta finirle!!!
Il weekend é stato bello, la compagnia di Michele fondamentale e non smetterò mai di ringraziarlo per avermi ascoltato in mille discorsi sul triathlon(lui che é un runner D.O.C.), rinunciando pure ad allenarsi per seguire la mia gara. Un grazie anche alla proprietaria del B&B L’Ancora che ci ha trattato benissimo(stamattina a colazione gli svuoterò la dispensae non lo sa ancora), ve lo consiglio se passate dalle parti di Montesilvano. Ma di questo e delle altre cose successe in questi giorni ve ne parlerò più avanti
Ora dovrei provare a dormire, domani si torna a casa, stanchi, con un sorriso stampato sulla faccia e la consapevolezza di aver alzato ancora l’asticella dei propri limiti.

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Bako

38 anni e sentirli, bene.

“Tanto non eri nato prima delle 19.20” mi diceva mia mamma quando prima che mi facesse gli auguri già le dicevo che si stava dimenticando il mio compleanno, mentre adesso, negli ultimi giorni mi sembra che le mie gambe sentano i 38 anni da prima di oggi. Siano più pesanti, si muovano più lenti e insieme facciamo più fatica a reggere gli allenamenti.
Ma non vuole essere un post di lamenti, oggi compio 38 anni e penso che sono indubbiamente meglio oggi di com’ero a 26 anni ad esempio. Di sicuro più in forma adesso, più propositivo e meno vittimista e anche la corsa in tutto ciò un po’ di merito ce l’ha.

Certo, oggi non avrò corso 38 km, seguendo l’esempio del capo della Boston Marathon, Dave McGilliwray, che ad ogni compleanno corre un miglio per tutti gli anni che compie… e nel 2014 erano ben 60!!! E nemmeno riuscirò a correre 45 km alla WingsForLife, con Lello e il Sarzana Running Team. Magari non riuscirò a correrne nemmeno 41 (38 + 3, cioè i giorni passati dal mio compleanno), perchè se penso che dovrei aggiungerne 29, ai km corsi nell’allenamento odierno, mi viene una fatica addosso. E leggere che i keniani più forti in maratona hanno polpacci e caviglie tra il 15 e il 17% più sottili degli olandesi (è un esempio, ma a sentire Tommi credo che le mie siano ancora più spesse di queste) mi fa sentire zavorrato anche in questi semplici allenamenti. Ma non fa nulla, intanto non sento più grosso fastidio al gluteo, e poi c’è tempo per le gare in cui il tempo diventa più importante, e per quelle voglio impegnarmi seriamente. Non ci saranno ancora tanti anni di miglioramenti, forse sarà sempre dura aumentare i ritmi, come sta succedendo da un anno e mezzo e allora questo è il momento di pensare di provarci.

Posso dire che in fin dei conti, i miei 38 anni li sento tutti, ma me li sento molto bene!

"Le gambe più fotografate di Instagram" (cit.)

“Le gambe più fotografate di Instagram” (cit.)

Vecchi ricordi e strane distanze…

Era l’11 settembre 2011, in quel giorno affrontavo forse la mia peggior avventura sportiva…correre la prima Maratona.  Non sto a dirvi i motivi del per cui mi trovai a correre quella maratona, forse perchè ancora oggi non li conosco veramente , sicuramente c’entrava  il ginocchio, quello con gli Spilli.

Sta di fatto che domenica mi sono ritrovato ancora su quelle strade, fatte al contrario, distanza diversa ma sempre lì affacciato sulla sponda Ovest del Lago d’Iseo. C’era da correre la Sarnico-Lovere gara di 26km(che poi sono 25 e qualcosina).

Ecco qua i miei primi dubbi sulla griglia di partenza:

  • “Come cavolo si corre una 26km?”;
  • “La faccio al ritmo della mezza maratona?” Si può fare ma ci sono 5km in più da correre…
  • “La corro come una 30km?” Vabbè, però poi arrivo che sono ancora fresco e mi sento in colpa con la parte competitiva che c’è in me…

Questo è quello che mi frullava nella testa prima di partire, oltre ad altre mille indicazioni, numeri, ritmi e suggerimenti che mi vengono dati da amici e atleti per far si che la mia preparazione all’IronMan 70.3 sia la migliore.

Ma si sa, io dell’atleta ho ben poco quindi, appena parto, faccio andare le gambe e penso a divertirmi. Il 1° km passa, il 2° pure, il 3° vien da se e qui la mia testa ha deciso che era un buon giorno per faticare e arrivare velocemente al traguardo. Allora chiariamo…velocemente per me… dando due numeri passo ai 10km in 40’43”, ai 21km in 1h27′(in linea con i miei tempi di questo periodo) e chiudo in 1h43’59″(che fa figo se dici che erano 26km, ma l’ho ammetto erano 750m in meno).Comunque lasciando da parte i numeri, di cui non posso essere nient’altro che soddisfatto, la cosa bella di questa gara è stato ripensare al contrario quei primi 26km di quella maledetta maratona.

Pensavo di aver cancellato tutto e invece mentre ripercorrevo la strada mi sono venuti in mente tutti gli attimi di quella gara e sopratutto come, da allora, sia cambiata la mia testa, la mia voglia di far fatica e pure il mio passo. Forse questa mia presa di coscienza ha fatto si che quei (quasi) 26km passassero in modo gradevole e rilassato, godendo del paesaggio e non facendosi prendere dal panico nei tratti di galleria completamente al buio (Complimenti ai vandali responsabili del gesto, ma anche questa volta abbiamo vinto noi runner).

L’arrivo al porto di Lovere è una grande emozione, basta poco: un tappeto, due ali di folla che ti applaudono e la medaglia che ti aspetta…

Finish Line

Finish Line

Medaglia Medaglia Medaglia

Medaglia Medaglia Medaglia

 

Giusto per fare un salto nel passato, questa foto risale proprio a quella maratona, sembra una vita fa, meno capelli, meno barba, molto meno “colore” sulla pelle e gli “Spilli del Ginocchio” che da li a poco sarebbero nati…

Maratona dell'acqua '11

Maratona dell’acqua ’11

La colonna sonora di questo mio viaggio in solitaria al lago(nessuno spillo mi ha accompagnato, ma per l’anno prossimo uno l’ho trovato) è stata gentilmente ispirata da Michele, che, grazie al suo regalo di Natale sfruttato settimana scorsa, mi ha dato la possibilità di ascoltare dal vivo un gruppo con 20 anni di ritardo e che da quella sera ascolto in ripetizione, sopratutto questa..

La Milano Marathon degli spilli, per immagini.

Niente parole, solo foto.
E se volete, una colonna sonora, consigliata…

Prepararsi alla Pasqua

Ed è arrivata anche la Pasqua…

Per un runner/triatleta è un’altra di quelle prove durissime da superare(meno del Natale sia chiaro), ma rimane sempre una due giorni alimentare che può creare grossi problemi allo stato di forma.

Io di certo non mi tiro indietro a tavola, però per evitare sensi di colpa questa settimana ho fatto un po’ di sport…

Via Crucis dello Sport

Via Crucis dello Sport

Senza dimenticarsi della parentesi cestistica con Michele  mercoledì sera!!! (leggete qui)

Se pensiamo a domani mattina poi, non è detto che non si faccia nulla, giusto per santificare sportivamente la Domenica.

Intanto oggi pomeriggio occasione per farsi gli auguri e di certo non ce li facciamo stando fermi!!!

Buona Pasqua di corsa...

Buona Pasqua di corsa…

 Quindi Io, Gli Spilli nel Ginocchio e i Sarzana Running Team vi auguriamo

BUONA PASQUA!!!

Il primo amore non si scorda mai…

… più probabilmente sarà lui ad essersi scordato di te.

1993, un'ottima annata

1993, un’ottima annata.

La pallacanestro è stata il primo e ,per lungo tempo, unico amore sportivo della mia vita. Mi ha fatto conoscere buona parte dei miei migliori amici, mi ha insegnato a stare in una squadra, mi dà anche un po’ di pane di questi tempi, senza alcuni vecchi compagni di squadra ora non correrei con l’impegno attuale, non cercherei la competizione anche in questo ambito. E di questo sono assolutamente grato.
Nel 1993, a 16 anni, quando giocavamo da Cadetti, ci siamo tolti tante soddisfazioni. Il terzo posto nella classifica milanese, con il secondo ad un supplementare di distanza, è stato l’apice della nostra squadra, un anno magnifico, fatto di 6 allenamenti a settimana con la partita, fatto di giusta disciplina e di tanto divertimento. Ancora ricordo la mia esultanza insieme a Roberto quando abbiamo eliminato Sondrio, i giocatori del Magenta che mi dicevano ‘sei una merda’ mentre tiravo i tiri liberi, SEGNATI, nel supplementare di quella partita. E poi la tre giorni a Bernareggio che potevano portarci uno step più in là, ma si sono conclusi su un tiro sul ferro nel supplementare contro Morbegno, il premio di terzo miglior giocatore del girone a 4. Sono passati 22 anni e mi sembra l’altro ieri.

22 anni dopo. E molto più fighi!

22 anni dopo. E molto più fighi!

Perchè ieri invece ci siamo ritrovati, in 5, di nuovo assieme come un quintetto di metà anni ’90 a giocare nella partitella del mercoledì sera in cui le vecchie glorie del basket lodigiano la spiegano ancora.
Ecco, diciamo che l’amore per il basket resta sempre alto e immutato, il basket nei nostri confronti è un po’ meno accondiscendente e così partono gli airball su tiri dalla lunetta piazzati, i terzi tempi sbagliati, le palle perse per incapacità fisiche e disattenzioni. E correre una maratona non è come riprendere a scattare, saltare, scivolare lungo i 28 metri del campo. L’amore è un po’ meno corrisposto, ma non ci arrendiamo, in onore dei vecchi tempi.

Poi la sveglia la mattina è un po’ più dura, i tendini delle caviglie sembrano essersi accorciati nel corso della notte, ogni passo all’inizio sembra un’impresa e ti chiedi chi te l’abbia fatto fare. Come ti domandi chi ti abbia fatto uscire a correre a mezzogiorno e mezzo, per correre 45′ in cui nemmeno riesci a trattenerti. Sarà colpa del vento. Sarà colpa del fatto che per 15 anni della tua vita ogni giorno, in ogni allenamento dovevi dare il tuo 100%. E certe abitudini sono dure a morire.

m.

Colori in serie imbarazzanti. E si notano poco le calze, Jordan brand...

Colori in serie imbarazzanti. E si notano poco le calze, Jordan brand…

Il test allo Spillo

Questa volta niente scarpe nuove da testare o valutare… sono proprio io quello a cui hanno fatto un Test!!!

Come raccontavo qua,

ho avuto qualche problema di “voglia di correre” un mesetto fa, dove appunto non mi ero presentato alla partenza della Romeo&Giulietta Half Marathon di Verona.

Forse era solo stanchezza, un po’ di stress, sta di fatto che le mie pulsazioni cardiache a riposo erano un po’ variabili…

Ok…adesso molti mi daranno per matto, un po’ anche il mio medico, perché mi sono presentato dal dottore lamentandomi di avere 55/60 bpm durante la notte.

Per uno che normalmente a riposo ha una frequenza di 34 bpm quelle 60 mi distruggevano…

Quindi si è deciso di fare una serie di esami, in previsione anche dell’impegno fisico a cui sarò sottoposto fino a metà giugno per preparare il 70.3 di Pescara.

Primo passo un bel cardiogramma dinamico

Cavi e adesivi ovunque

Cavi e adesivi ovunque

24h con attaccato una macchinetta che monitorava il cuore in qualsiasi momento.

Il problema principale però è che la voglia di correre nel frattempo mi è tornata e, nonostante non avessi ancora una risposta medica, mi son fatto due belle mezze maratone, tutto sommato andando anche forte…

La prima alla Brescia Art Marathon

Bella gara e maglia

Bella gara e maglia

e questa domenica insieme a Michele(leggi qui) alla StraMilano Half Marathon

Spilli Metal

Trova gli Spilli Metal

Direi che anche senza la conferma medica (tranquilli ieri il dottore mi ha visitato) posso dire di essere tornato a posto e la voglia di correre aumenta di giorno in giorno…

Di altro genere invece è il test a cui sono stato sottoposto nel dopo gara…

Provare per la prima volta la cucina giapponese

Temaki

Temaki

Che dire, sopravvisuto son sopravvissuto, il sapore pure gradevole, ma un bel piatto di carbonara non lo batte nessuno…

Viva il made in Italy!!!

Alla prossima…

BaKo

Stramilano 2015

Sarà stato il ricordo di due anni prima e il diluvio e il freddo che ci aveva accompagnati nella giornata milanese, sarà stato invece il piacere di una sveglia morbida alle 8 nonostante il passaggio all’ora legale con la gara che iniziava alle 11. ma questa domenica di Stramilano è stata piacevolmente leggera, nonostante gli acciacchi, la preparazione assente, l’assenza di veri obiettivi.

E della gara c’è ben poco da dire, quando in allenamento fai un po’ fatica a correre per un’ora a 4’30″/km, l’idea di correrne 21 sotto i 4’15” sembra spaventare, soprattutto quando la sera prima guardi il percorso e tutti quei vialoni, e ricordi quei momenti negli anni precedenti quando la fatica si fa sempre sentire.

Foto alle gambe is the new black

Foto alle gambe is the new black

Poi infili la canotta degli spilli, hai un pettorale attaccato, vedi tanta gente pronta come te, hai uno dei tuoi più cari amici e compagno di tante avventure insieme a te, e sai che faticherai, ma sai anche che la testa e le gambe sono abituate. E il piacere è la ricompensa finale.
Senza contare che ci sono punti a Milano, pochi per la verità anche se sono quelli che ti restano più impressi solitamente, dove il tifo ti dà una carica e correre a 4’05” ti sembra più leggero del 4’15” nella solitudine di altre vie. E un po’ capisci perchè a Chicago hai corso 42 km in quel tempo e ritorni a quei momenti!

Emblematica: i colori, il logo, la scritta. Foto così vengono una volta nella vita.

Emblematica: i colori, il logo, la scritta. Foto così vengono una volta nella vita.

Ma è tutta la metà giornata che ti fa vivere la primavera come la stagione più bella che ci sia. Al primo sole che ti scalda, al poter girare senza vergogna con degli shorts blu, al vedere sotto una luce diversa la bellezza femminile.

Dopo la gara. Prima del ristoro interculturale.

Dopo la gara. Prima del ristoro interculturale.

E poi dopo la gara c’è un baconburger, c’è il portare per la prima volta Roberto ad assaggiare qualcosa di giapponese. Ecco, questo è stato il mio PB per questa Stramilano. Perchè anche nel vivere bisogna sperimentare come nella corsa, come nel triathlon… non assaggiare qualcosa di nuovo non ne vale mai la pena!

いただきます

いただきます

Cosa c’è di meglio di una domenica come questa per cominciare a godersi la bella stagione?

m.