E’ passato un altro anno, erano 36 prima ed ora si entra ufficialmente nel 37esimo anno di vita.
Però posso dire di aver corso già 4 maratone, addirittura di averne corse due nello stesso mese, questo Aprile 2013. Dopo la Milano City Marathon del 7, c’è stata la Rock ‘n’ roll Madrid Marathon di 2 giorni fa. E se posso essere sincero sono state corse entrambe bene, dopo le 3h08′ milanesi ci sono state le 3h15’23” in scioltezza nella capitale spagnola.
Madrid resta la mia città europea preferita, dalla breve vacanza del 1994 è stato un amore a prima vista, continuato successivamente con frequentazioni sporadiche, una un po’ più lunga nell’estate del 2007 con altri fugaci incontri nel 2010 e nel 2011, quest’ultima volta per correre una 10km. Al tempo la corsa doveva incastrarsi con l’attività cestistica, non potevo preparare la distanza regina con i giusti modi e tempi, ma l’idea di correre (metaforicamente) lungo le rive del Manzanarre o nel Parque del buen Retiro mi stuzzicavano, e avevo colto l’occasione per viaggiare e correre, sogno costante di molti runner.
Due anni dopo, con un po’ di acqua passata sotto i ponti, dopo qualche tsunami che ha lasciato qualche maceria sul mio percorso, ho rivissuto il piacere di correre qui, questa volta per completare i 42km. Il ricordo suscita ambivalenti sensazioni, ma l’idea che un cerchio si sia chiuso, che comunque ci siano nuovi inizi ha reso questa corsa e questo viaggio solitario sotto una luce positivamente chiara.

In partenza
Non chiedevo molto alla gara, volevo solo godermela, e sono contento, perchè per la seconda volta consecutiva la convivenza tra me e la maratona è stata perfetta, Firenze resta sempre di più un ricordo da non dimenticare (mai), e una spinta! Man mano che si avvicinava il 28 Aprile, passavo dal pensiero di volerla chiudere sotto i 210′ alle 3h20, per assestarmi su un 3h15′. Forse sto iniziando a conoscere meglio le mie potenzialità, è quel passo avanti, quello scatto mentale che probabilmente mi rende più invasato, anche più razzista nel mio modo di vedere la corsa e che mi fa apprezzare maggiormente la fatica dell’allenamento, le tappe di avvicinamento, il lavoro che si trasforma in risultato!
Ho in mente parecchie istantanee della gara:
la sveglia alle 6 di mattina di domenica che mi ha permesso di sopportare maggiormente il casino dei miei coinquilini d’ostello scozzesi al loro ritorno dalla noche madrilena,
il freddo alla partenza, questa volta non avevo portato nessuna vecchia felpa da buttare via appena prima dello start, e per più di mezz’ora ho cercato di riscaldarmi con solo una canotta addosso in una pungente mattinata simil-novembrina. Mi vergogno un po’ a dirlo, ma per un po’ ho quasi preferito il caldo di un bagno chimico seppure diversamente profumato alle fredde fragranze del verde del paseo de recoletos!
Penso al minuto di silenzio per Boston, alle parole con dei podisti di Tavazzano in trasferta come me, o alle chiacchiere improvvisate con altri partecipanti alle 3 gare in contemporanea. A chi correva la 10 km e si complimentava perchè avrei corso l’intera distanza dicevo che due anni prima ero al loro posto, non stavo facendo nulla di straordinario! Ricordo qualche strano corridore alla partenza, uno di fianco a me aveva un gilet militare con attaccato il pettorale, dei pantaloni lunghi con le tasche, non mi era mai capitato di vedere un abbigliamento tale in certe situazioni.
E poi si parte, con calma, non c’è fretta, mi godo la strada che costeggia il Bernabeu, un po’ in salita, ma non fastidiosa. Vedo una Madrid che non conosco, la gente che tira su le tapparelle, apre le finestre e ci guarda. Sembra sempre di essere in discesa e le gambe vanno tranquillamente, cercando di non strafare. Alla prima vera salita nei pressi di Nuevos Ministerios per la prima volta sento tutto il calore del pubblico, siamo ancora in un gruppo folto a correre, con noi ci sono quelli della mezza maratona, e al nostro fianco ci sono tutti gli spettatori, senza spazi vuoti, e sono attaccati a noi, quasi sembra di essere in salita al giro d’Italia. E ci urlano “animo”, “venga”… dicono che siamo dei campioni, lo ripetono spesso! Anche quando arriviamo a Gran Via e un sole che si specchia sulla pubblicità Schweppes di Callao ci accoglie sorridente. Io penso tra me e me che non siamo campioni, stiamo facendo una cosa abbastanza normale, che tutti potrebbero fare, non siamo speciali. Però fa piacere sentirsi così apprezzati, ti dà la carica e questo è uno dei più grandi ricordi che mi porto dietro da Madrid.
Perchè in fin dei conti il percorso è stronzo, sembra sempre in discesa all’inizio e le gambe allora devono essere tenute a freno, perchè poi nella seconda parte invece si sale!Si corre a Casa de Campo e lì la gente è meno numerosa e al 30° km invece vorresti ancora lo stesso tifo che avevi a Sol, al palazzo reale! Sono stato fortunato, ho incontrato un corridore dei runners Bergamo, con cui condivido l’iscrizione ad un forum podistico, runningforum.it, e con lui passo indenne quella che era la mia preoccupazione per il muro del 32°km. Scusa Sharky se poi ti ho abbandonato lasciata Casa de Campo, le gambe stavano bene, più o meno, anche se al Vicente Calderon credevo di perdere tutto per un principio di crampo.

Una nuova medaglia per la mia collezione!
Non dimentico poi le sensazioni nel finale, i km che diventano più lunghi e anche se rallento vedo che continuo a superare gente, stringo i denti, tengo un sguardo concentrato, supero la lunga salita di Calle de Alfonso XII, manca un km, e le emozioni mi sovrastano quasi come all’arrivo della mia prima maratona. Fatico a controllare il mio respiro che va e viene, sono alla fine, che bello quel rettilineo che mi porta verso il traguardo. E’ fatta anche questa volta, due maratone in un mese, non è niente di speciale, ma posso dire di averlo fatto due giorni prima del mio 36° compleanno!!!
E poi c’è Madrid, c’è Casa Labra, il mio posto preferito. E’ lì nei pressi di Calle de Preciados, dal 1860 e io vorrei mangiare continuamente le sue crocchette di baccalà, andrei a Madrid anche solo per loro.

Casa Labra
C’è il mercado di San Miguel, dove mi trovo a parlare di maratona con due coppie di mezza età, una norvegese e una tedesca, mentre si mangia paella, tortilla de patatas o gambas fritos e si beve un vino tinto. C’è 100 montaditos con i suoi piccoli panini ad 1€ l’uno, dove con 4 euro mangi e bevi. Lì il sabato avevo incontrato un ragazzo che mi augurava “good luck” per la maratona e che anche lui avrebbe corso, l’ho incontrato nell’area massaggi all’arrivo, arrivato 3 minuti dopo di me, scambiamo due brevi parole, lui è di Detroit, ha corso a Chicago nel 2012 e io gli dico che la correrò questo ottobre, è stato un veloce incontro, ma anche lui resta nel mio ricordo!
Poi c’è il Prado, che rivedo dopo 6 anni, voglio vedere Velazquez, il Greco, il giardino delle delizie di Bosch che è uno dei miei dipinti preferiti, e anche se la coscia soffre un po’ le fatiche del giorno prima, mi piace girare da solo le stanze del museo.
Da solo. Anche questa è una prima volta, sempre prima dei 36 anni, un viaggio in solitaria, seppure per soli 3 giorni, era qualcosa che cercavo e sono stato felice di farlo correndo! E tanto per aggiungere un’altra prima volta, non credevo sarebbe successo, ma in ostello l’ultima notte, la notte del mio compleanno, avevo una stanza da 6 letti tutta per me… una suite alla modica cifra di 14€!!!
Adesso però ho voglia di una corsa con tutti gli spilli!!!
M.