GLI SPILLI NEL TEMPO – 15 aprile 2012 Paris Marathon

Nello loro, seppur giovane, storia gli spilli possono vantare già un buon numero esperienze e potrebbero passare intere serate a dare consigli su scarpe, gare e allenamenti… ma questo già lo fanno!

Questo è solo il primo di una lunga serie di racconti con cui gli spilli tramanderanno il loro sapere ai futuri runners.

E come non iniziare con il resoconto del debutto internazionale di uno spillo in una maratona?

 

Come tutti sanno la maratona non inizia il giorno della gara, ma mesi e mesi prima, con allenamenti più o meno lunghi, tabelle e diete. Nel mio caso i mesi precedenti hanno significato tante cene di natale con relativi 8/10 kg di soprappeso, allenamenti freddissimi di sera tardi e la rottura di un menisco con relativa operazione. tutto questo ha avvolto tutta la preparazione in un clima di incertezza fino all’ultimo.

Nonostante ciò e nonostante la rinuncia di un paio di spilli all’ultimo minuto, mi presento sulla linea di partenza.

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A cinque minuti dallo sparo non ho ancora deciso la “tattica” di gara e a che tempo puntare, cosi mi riprometto di stare tranquillo e di vedere come sarebbe andata. Come al solito è tutto fiato sprecato, complici adrenalina e un avvio in leggera discesa il primo km lo corro 4’03” (la cosiddetta partenza intelligente), mi accodo ai pacers delle 3h e per un buon 10/15 km corro con loro.

Al contrario di quanto mi sarei aspettato la corsa è buona, il passo è giusto e io mi sento in forma, forse un po’ troppo. Cosi dopo un’ora di gara decido di allungare, cambiare ritmo e puntare a un risultato importante.

Con questa scellerata decisione stacco i pacers, supero tantissime persone e arrivo al traguardo della mezza maratona facendo il mio personal best (1h28”).

Il percorso è bellissimo, e anche se la temperatura è abbastanza rigida (siamo intorno ai 10°), le band e la gente lungo le strade aiutano a distrarsi dalla fatica.

Tra un courage e un alè Bricca’ arrivo velocemente al trentesimo km, qui incrocio Martina che mi rifornisce di carboidrati, e tutti gli altri parenti accorsi a fare il tifo.

Purtroppo però arrivano anche i primi segnali che qualcosa sta cambiando, la corsa si fa un po’ più pesante ed io inizio ad sentirmi stanco.

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Arrivo al trentaduesimo, il tempo è ancora buono (2h06’), ma mi accorgo di aver finito le energie, mi si presenta il famigerato muro tanto temuto da tutti i maratoneti, ma non voglio mollare e cosi resisti e cerco di tenere ancora un po’.

Al trentacinquesimo però complice una curva ad U e alla salita mi si spegne la luce.

Da qui in poi è il racconto di un calvario, 7 km durissimi, forse i più duri della mia brevissima carriera di maratoneta, ogni passo mi costa uno sforzo incredibile e la voglia di fermarsi è tantissima.

Piano paino vengo recuperato e sorpassato da 2-300 persone almeno e quando mi sfilano anche i pacers delle 3h con il loro gruppetto al seguito capisco che non sarà giornata da grandi imprese.

In un modo o nell’altro arrivo al traguardo. 3h05’45” il tempo finale, un ottimo tempo viste le premesse, anche se forse con una gestione migliore delle energie avrebbe potuto essere leggermente meglio.

Sorprendendo moltissima gente stavolta non vomito subito dopo la fine, ma regalo attacchi di pianto immotivato. Sono veramente stanchissimo, riesco a camminare a malapena ed ho un freddo incredibile. Mi trascino per oltre un km per uscire dalla zona del traguardo, e qui mi danno maglietta e medaglia non all’altezza della fama della maratona parigina, ma a quel punto ho solo voglia di tornare a casa a riposare e a progettare la prossima sfida sui 42195 m (o 41885 come sostiene qualcuno).

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T.

 

 

 

 

 

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