Anno nuovo, rubrica nuova?
L’idea è venuta a Michele, io ci provo, non penso di esserne molto abile. Spero solo di allietarvi un pò la serata.
Il titolo può trarre in inganno. Care giovini ragazze, qua non si tratta di Zaffani. Il bel Marco, questa volta, ne deve fare ancora di strada per arrivare dove è arrivato l’autore di questo libro.
Esatto, si tratta della recensione, più o meno, di un libro, che ho letto e che mi ha preparato, mentalmente, alla maratona di Firenze. Il lavoro fisico conta, ma anche le motivazioni, al di fuori dei km macinati, contano parecchio.
“Il Corridore” è un libro scritto da Marco Olmo, con l’aiuto di Gaia De Pascale. Edito nel 2009, e ristampato nel 2012, ne sono venuto a conoscenza dopo ore ed ore passate su Amazon alla ricerca di qualcosa di interessante da leggere. Ovviamente sul tema più gettonato di questo periodo, la corsa.
Che poi corsa. Si c’è anche quella, ma il contorno non è mica male. Per chi non conoscesse Marco Olmo, la descrizione penso possa avvenire in poche semplici parole: “A 58 anni è diventato campione del Mondo vincendo l’Ultra Trail Du Mont Blanc, la gara di resistenza più importante e dura al Mondo: 167 km attraverso Francia, Svizzera ed Italia, oltre 21 ore di corsa ininterrotta attorno al massiccio più alto d’Europa”.
Eppure c’è molto altro. Fosse solo questo (solo?) sarebbe anche poco interessante. Il percorso sostenuto dal nostro eroe è piuttosto travagliato; tutti i giorni, sveglia alle 5, corsa, colazione e 8 ore di fabbrica. Tutti i giorni, per almeno 30 anni. Sicuramente, nessun gli ha regalato nulla.
Forse, il segreto di tanto successo è anche, se non soprattutto, questo. Faticare correndo, per lui, è solo una piccola parte di quello che sopportava ogni giorno a spaccare pietre e scavare la terra.
Tutto qua, non mi prendo la briga di raccontarvi altro.
Vi dico solo di essere rimasto perdutamente ammaliato da questa figura con il volto scavato, magro come un chiodo, che non va veloce, ma resiste, fino allo stremo delle sue forze.
Ora forse si capisce dove ho trovato tanta forza a Firenze, soprattutto negli ultimi km di gara. In mente avevo ben salda l’immagine di questo mio “resiste” eroe normale.
grazie per la dritta. Comprato formato kindle al volo.
La cosa secondo me impressionante è come scritto nell’articolo, lui non va veloce, ma resiste.
Perché il fattore preponderante in queste imprese è la resistenza fisica. Tu puoi essere un fulmine, ma il fulmine è così detto perché è veloce per un arco di tempo molto corto. In queste situazioni così estreme, la resistenza è sopratutto mentale perché ti porta a resistere anche fisicamente.